giovedì 27 agosto 2020

Dulce Maria Cardoso, “Eliete. La vita normale” ed. 2020


                                                  Voci da mondi diversi. Penisola iberica


Dulce Maria Cardoso, “Eliete. La vita normale”
Ed. Voland, trad. D. Petrucccioli, pagg. 272, Euro 17,00

     “Io sono io, e vaffanculo Salazar”. Mica male come incipit. E poi che c’entra Salazar, che è morto da quasi mezzo secolo quando entra nella vita della protagonista, Eliete? C’entra, c’entra…, anche se non ci pensiamo più fino alla fine perché, quante persone si chiamano Antonio, come Salazar?
   Si chiamava Antonio anche il padre di Eliete, militante nella Rivoluzione dei Garofani, morto giovane. Così la nonna, che aveva già perso il marito, aveva perso anche il figlio e non avrebbe mai smesso di indossare abiti a lutto.
   E’ Eliete l’Io narrante del romanzo. Vive a Cascais, con il marito e le due figlie ormai grandi. E’ molto legata alla nonna, più ancora che a sua madre che è in eterno litigio con la nonna, sua suocera. All’inizio del libro la nonna è ricoverata in ospedale, è caduta, era uscita in camicia da notte- sono i primi segnali dell’Alzheimer.

    La storia di Eliete è quella di una Madame Bovary dei nostri tempi. In un flusso continuo di parole, in totale sincerità, Eliete ci comunica il suo disagio e la sua solitudine. Un passato di ragazzina mediocre, il tempo vissuto in casa della nonna dopo la morte del padre, le amiche, il primo amore, l’incontro con il marito e gli anni felici con le figlie piccole. Un lavoro di fortuna come agente immobiliare in cui non eccelle. Il rendersi conto che, in famiglia, ognuno è chiuso nel suo mondo, ognuno dialoga con il cellulare. Non si pranza neppure tutti insieme intorno al tavolo.
E’ la sorta di alienazione e di indifferenza di cui siamo tutti testimoni.
   
Salazar
Inizia tutto come un gioco, crearsi un profilo ed una identità fittizia in un sito per chi vuole “acchiappare” un compagno occasionale. Crede di essere furba, Eliete. Pubblica una foto rubata di una donna che le assomiglia, ma è un po’ più brutta di lei, che già non è una gran bellezza. Pubblica foto di parti del suo corpo che nessuno potrebbe riconoscere per identificarla. Crede di poter gestire le situazioni che si presenteranno, Eliete. Vuole solo ravvivare un poco la sua vita monotona in cui il sesso con il marito è riservato al venerdì.
    Il primo appuntamento è frustrante. Ma ce ne saranno degli altri. Ha delle tresche o degli amanti, Eliete? Sottigliezze. Il risultato positivo è che riesce a portare più armonia in casa, dove si è aggiunto il problema della nonna che viene a vivere con loro per un certo periodo.
    Da una parte assistiamo al lento deteriorarsi dell’identità della nonna, perché senza la memoria della nostra vita noi non siamo nulla, dall’altra al tentativo di Eliete di costruire per se stessa una nuova identità, con maggiore sicurezza di sé, meno propensa a farsi calpestare dagli altri.

Forse i nostri tempi richiedono un nuovo tipo di romanzo di formazione, oppure un secondo capitolo, un’aggiunta al romanzo di formazione tradizionale. E il viaggio in rete va a sostituire il viaggio sulle strade del mondo.
   Finché la nonna dice una frase che nessun prende sul serio, come quando aveva detto che Ezer, il calciatore che aveva segnato il goal che aveva reso il Portogallo campione di Europa, era il suo giardiniere.
          Il sottotitolo di “Eliete” è “La vita normale” e questo è quello ci piace del libro. Perché Eliete, con la sua vivacità, le sue frustrazioni, le sue furie, il suo modo di parlare della sessualità, dei problemi di essere madre e moglie, è una donna come tante altre, con le difficoltà quotidiane e la solitudine di coppia di tante altre.
     Il finale ci lascia in sospeso, il libro ha un seguito- lo attendiamo.

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la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it








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