Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
Voci da mondi diversi. Francia
cento sfumature di giallo
Martin
Walker, “Il sapore della vendetta”
Ed. Feltrinelli, trad. Elena Cantoni,
pagg. 313, Euro 17,00
St. Denis, un idilliaco paesino fittizio in Dordogna, un angolo della douce France della canzone di Trenet,
uno di quei luoghi tranquilli in cui non succede mai niente a turbarne la
serenità. Se fosse diversamente, sarebbe impossibile per il commissario Bruno
Courrèges conciliare il suo dovere come capo della polizia con tutti i suoi
passatempi: coltivare l’orto, cavalcare, dare lezioni di tennis, fare
l’allenatore della squadra femminile di rugby, cucinare. Un uomo poliedrico dai
molti interessi, questo Bruno. Sulla quarantina, ha un legame amoroso
fluttuante e a distanza che ci ricorda quello di Salvo Montalbano con Livia.
Succede qualcosa in questo incantevole angolo di Francia. Una donna
inglese, che doveva prendere parte al corso di cucina organizzato da un’amica
di Bruno e in cui Bruno stesso avrebbe tenuto una lezione sulla preparazione
del paté di fegato d’oca, non si presenta al corso che aveva già pagato. O
meglio, la donna, moglie di un ufficiale dell’intelligence britannica, è scesa
dall’aereo ed è salita sul treno per St. Denis, ma è scomparsa. Era stata vista
con un uomo. Entrambi vengono trovati morti nella bella dimora dell’uomo, un
inglese o irlandese con passaporto falso che- come si scopre in seguito- è
stato un mercenario a servizio di diversi gruppi militari. Lei è stata
pugnalata in bagno e lui viene trovato penzolante da un albero: vero o falso
suicidio?
La trama è complicata (e piuttosto arruffata, a dire il vero), il
passato dell’uomo e gli incarichi del marito della donna riportano a galla
episodi oscuri della guerra in Iraq e vecchi attentati compiuti dall’IRA: i due
dovevano avere molti nemici che avevano lavorato a lungo per vendicarsi. La
vendetta è un piatto da gustare freddo, è proprio il caso di dirlo in un libro
che si dilunga parecchio a illustrarci ricette regionali.
“Il sapore della vendetta” è il terzo libro pubblicato da Feltrinelli
della serie del commissario Courrèges ed è, però, il primo che mi capita di
leggere.
C’è troppo di “non” poliziesco perché questo romanzo possa essere un
buon libro di indagine poliziesca. La
parte della trama che riguarda il delitto è concentrata all’inizio e alla fine,
sembra che l’autore sia interessato soprattutto a descriverci l’ambiente, a
parlarci della vita di un paesino della Dordogna che non si può certo
riassumere in un caso di omicidio. Il mistero di chi sia il padre del bambino
di cui è incinta Paulette, stella nascente del rugby, occupa più spazio di
quello dell’identità degli assassini. E le descrizioni delle attività sportive
di Bruno sono troppe, così come troppo rilievo viene dato alle ricette e alla
preparazione dei piatti del Périgord, nonché all’esaltazione e alla
degustazione dei suoi vini.
Dopotutto, se fossi interessata alla cucina francese avrei comprato un
libro di ricette e non un poliziesco.
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