domenica 17 febbraio 2019

Javier Marías, “Gli innamoramenti” ed. 2013


                                                Voci da mondi diversi. Penisola iberica
                                                                love story


Javier Marías, “Gli innamoramenti”
Ed. Einaudi, trad. Glauco Felici, pagg. 306, Euro 20,00

      Uno scrittore come Javier Marías o lo si ama o lo si odia. E lo si può amare per gli stessi motivi per cui lo si può odiare: perché è logorroico, perché è un cesellatore di parole, perché la sua è una narrazione a spirale che si avvolge su se stessa, perché le sue trame sono minimali, sono solo uno spunto per tesserci intorno una tela di ragno che intrappola il lettore. Come dice uno dei protagonisti del romanzo appena pubblicato, “Gli innamoramenti”, “quello che accade nei romanzi è indifferente e si dimentica, una volta che siano terminati. Le cose interessanti sono le possibilità e le idee che ci inoculano e ci portano tramite i loro casi immaginari, rimangono in noi con maggiore nitidezza dei fatti reali e li teniamo in maggiore considerazione.”
   Quello che accade ne “Gli innamoramenti”: María Dolz, che lavora in una casa editrice di Madrid, ha l’abitudine di bere un caffè al mattino in un bar dove le piace osservare una coppia che fa regolarmente colazione nello stesso bar. Sono chiaramente marito e moglie, hanno due bambini, lui è un uomo distinto e sobriamente elegante, lei è un poco più giovane di lui. Fra di loro si indovina un accordo, una sintonia di sentimenti, una capacità di godere delle stesse cose, un affetto, un’amicizia, un amore che sono rari da trovare in una coppia sposata. Il solo vederli illumina la giornata di María. Poi non li incontra più. Pensa siano andati in vacanza. Scopre per caso che cosa sia successo: Miguel Desvern è stato ucciso a coltellate dal custode del parcheggio. Luisa, la vedova a cui un giorno María ha modo di presentarsi, è distrutta dal dolore.

   A questo fatto iniziale dobbiamo aggiungerne un paio di altri per completare il quadro complesso degli innamoramenti- perché che cos’altro era, se non una forma di innamoramento l’attrazione che María provava sia per Miguel sia per Luisa, sia per loro due in quanto ‘coppia perfetta’? Un giorno María va a casa di Luisa, su invito di questa, e incontra un amico della coppia, Javier Díaz-Varela, e trasferisce su di lui l’attrazione che provava per Miguel. Ma anche Javier sostituisce provvisoriamente María al vero oggetto del suo amore che è Luisa. E un giorno, in casa di Javier, María sente un dialogo che non è per le sue orecchie: la morte di Miguel può non essere stata causata dall’atto di un folle o dal caso o magari da uno scambio di persona?

    Tutti i personaggi di Javier Marías amano parlare e riflettere parlando da soli, in una sorta di monologo interiore- così l’osservatrice esterna María, così Javier Díaz-Varela, così la vedova Luisa. Girano e rigirano sul fatto centrale, l’assassinio di Miguel, ed elaborano il tema della morte e del lutto, che cosa significhi essere privati della persona cara, come accada inesorabilmente che la sua immagine scompaia a poco a poco dalla mente di chi lo ha amato, come sia inevitabile che qualcun altro- vivo e presente- sostituisca l’assente nel cuore (e nel letto) di chi non sapeva rassegnarsi alla sua morte. Ma riflettono anche sulla gelosia e poi, tra verità che appaiono certe per poi essere smentite o messe in discussione, lanciano ipotesi diverse su quanto è successo. L’andamento di pensiero di Javier non è diverso da quello di María, i loro monologhi servono da punto e contrappunto appoggiandosi ad altri grandi romanzi, soprattutto “Il colonnello Chabert” di Balzac- María riesce a farlo ripubblicare dalla sua casa editrice dopo aver sentito parlare il suo innamorato fino allo sfinimento sul quesito: ha diritto un morto a tornare tra i vivi?
     Se non si è capito: sono tra quelli che amano Javier Marías, difetti compresi.

La recensione è stata pubblicata sulla rivista Stilos




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