Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
premio Nobel
V.S.Naipaul, “Fedeli a oltranza”
Ed. Adelphi, pagg.523, Euro 10,20
C’è un’immagine che non è facile dimenticare, in “Fedeli a
oltranza”, dello scrittore Naipaul, Premio Nobel 2001. E’ quella della fontana
di sangue, vicino al cimitero dei martiri, nel deserto a sud di Teheran. “Un
tempo era famosa. Quando l’avevano costruita, all’inizio della guerra, gettava
acqua tinta di rosso e doveva stimolare pensieri sanguinari, sacrificio e
redenzione. Ora non zampillava più, la vasca era vuota. Troppo sangue vero era
stato versato.” Un prima e un dopo. Un positivo e un negativo. Fede e speranza,
morti e delusione. 1979 e 1995. Naipaul rivisita, a distanza di quindici anni,
quattro paesi convertiti all’Islam: Indonesia, Iran, Pakistan e Malesia. C’è
qualcosa di particolare nei paesi convertiti, un elemento di nevrosi e di
nichilismo che si insinua nella religione con una conseguente facilità ad
infiammarsi, ad assumere posizioni estreme.
Una condizione di incertezza sul
proprio passato, dovuta al fatto che un musulmano convertito deve per forza
cambiare la sua visione del mondo perché i luoghi santi sono in terra araba e
la lingua sacra è l’arabo, deve per forza rinunciare alla propria storia e
diventare parte della storia araba. “Fedeli a oltranza” non è un romanzo, ma,
d’altra parte, Naipaul ha detto di considerare esaurite le possibilità del
romanzo; non è una raccolta di saggi; è un libro che parla di persone, che
lascia parlare le persone, che racconta delle storie senza voler esprimere
un’opinione. Naipaul è un osservatore attento, un ottimo ascoltatore che
registra con distacco quello che gli viene detto, che non interviene a fare
commenti e lascia che il lettore arrivi da solo a delle conclusioni. Quindici
anni sono tanti, abbastanza per constatare gli effetti di cambiamenti per lo
più radicali nei quattro paesi visitati. Nel 1979 l’indonesiano Imaduddin,
ingegnere elettrotecnico e predicatore islamico, sentiva il dovere di opporsi
al governo; adesso il governo serve la fede e lui può servire il governo,
attuando la sua sintesi di scienza e religione. Anche la Malesia guarda verso
il futuro, dopo che l’Islam ha favorito la nascita di una economia che ha fatto
superare al paese le insicurezze di un passato coloniale.
Molto più traumatici,
dolorosi e amari i cambiamenti avvenuti in Iran e in Pakistan, come
testimoniano il giornalista Parvez in Iran o l’insegnante Mushtaq in Pakistan.
In Iran sembra che l’intera nazione, sventrata dalla rivoluzione e dalla
guerra, abbia acquistato una conoscenza universale del dolore. Sembra che il
popolo sia in attesa di qualcosa, spossato da questo dolore. Se il presente
esiste in funzione del passato, per cercare di capire il momento storico che
stiamo vivendo, bisogna leggere “Fedeli
a oltranza”.
La casa editrice Adelphi ha pubblicato questo libro con un
tempismo straordinario, poco prima che venisse conferito il Nobel a Vidiahur
Surajprasad Naipaul, lo scrittore che riunisce in sé tre culture: di famiglia
indiana, è nato nel 1932 a Trinidad e si
è trasferito a vivere in Inghilterra nel 1953, laureandosi a Oxford. Oriente e
Occidente si confrontano nelle sue opere, in una lingua che esplora nuove
dimensioni, con una chiarezza di idee che è, nelle parole dello scrittore
indiano Amitav Ghosh, “la pietra su cui affilare la mia consapevolezza del
mondo”.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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