martedì 14 agosto 2018

V.S.Naipaul, “Fedeli a oltranza” ed. 2001


                               Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda

           premio Nobel

            
V.S.Naipaul, “Fedeli a oltranza”
Ed. Adelphi, pagg.523, Euro 10,20

    C’è un’immagine che non è facile dimenticare, in “Fedeli a oltranza”, dello scrittore Naipaul, Premio Nobel 2001. E’ quella della fontana di sangue, vicino al cimitero dei martiri, nel deserto a sud di Teheran. “Un tempo era famosa. Quando l’avevano costruita, all’inizio della guerra, gettava acqua tinta di rosso e doveva stimolare pensieri sanguinari, sacrificio e redenzione. Ora non zampillava più, la vasca era vuota. Troppo sangue vero era stato versato.” Un prima e un dopo. Un positivo e un negativo. Fede e speranza, morti e delusione. 1979 e 1995. Naipaul rivisita, a distanza di quindici anni, quattro paesi convertiti all’Islam: Indonesia, Iran, Pakistan e Malesia. C’è qualcosa di particolare nei paesi convertiti, un elemento di nevrosi e di nichilismo che si insinua nella religione con una conseguente facilità ad infiammarsi, ad assumere posizioni estreme.
Una condizione di incertezza sul proprio passato, dovuta al fatto che un musulmano convertito deve per forza cambiare la sua visione del mondo perché i luoghi santi sono in terra araba e la lingua sacra è l’arabo, deve per forza rinunciare alla propria storia e diventare parte della storia araba. “Fedeli a oltranza” non è un romanzo, ma, d’altra parte, Naipaul ha detto di considerare esaurite le possibilità del romanzo; non è una raccolta di saggi; è un libro che parla di persone, che lascia parlare le persone, che racconta delle storie senza voler esprimere un’opinione. Naipaul è un osservatore attento, un ottimo ascoltatore che registra con distacco quello che gli viene detto, che non interviene a fare commenti e lascia che il lettore arrivi da solo a delle conclusioni. Quindici anni sono tanti, abbastanza per constatare gli effetti di cambiamenti per lo più radicali nei quattro paesi visitati. Nel 1979 l’indonesiano Imaduddin, ingegnere elettrotecnico e predicatore islamico, sentiva il dovere di opporsi al governo; adesso il governo serve la fede e lui può servire il governo, attuando la sua sintesi di scienza e religione. Anche la Malesia guarda verso il futuro, dopo che l’Islam ha favorito la nascita di una economia che ha fatto superare al paese le insicurezze di un passato coloniale.
Molto più traumatici, dolorosi e amari i cambiamenti avvenuti in Iran e in Pakistan, come testimoniano il giornalista Parvez in Iran o l’insegnante Mushtaq in Pakistan. In Iran sembra che l’intera nazione, sventrata dalla rivoluzione e dalla guerra, abbia acquistato una conoscenza universale del dolore. Sembra che il popolo sia in attesa di qualcosa, spossato da questo dolore. Se il presente esiste in funzione del passato, per cercare di capire il momento storico che stiamo vivendo,  bisogna leggere “Fedeli a oltranza”.

    La casa editrice Adelphi ha pubblicato questo libro con un tempismo straordinario, poco prima che venisse conferito il Nobel a Vidiahur Surajprasad Naipaul, lo scrittore che riunisce in sé tre culture: di famiglia indiana, è nato nel 1932 a Trinidad  e si è trasferito a vivere in Inghilterra nel 1953, laureandosi a Oxford. Oriente e Occidente si confrontano nelle sue opere, in una lingua che esplora nuove dimensioni, con una chiarezza di idee che è, nelle parole dello scrittore indiano Amitav Ghosh, “la pietra su cui affilare la mia consapevolezza del mondo”.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net




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