Voci da mondi diversi. Asia
love story
il libro ritrovato
Natsume Sōseki, “E poi”
Ed. Neri Pozza, trad. Antonietta Pastore, pagg. 284, Euro
16,50
Titolo originale: Sore
kara
…se da qualche parte danno un concerto, o
se viene un famoso musicista straniero, non ha mai l’occasione di andarlo a
sentire. Di conseguenza morirà senza aver mai messo piede nel mondo della
musica, in quel genere di bellezza. Ciò che intendo dire è che non esiste una
non-esperienza più triste di questa. Può darsi che l’esperienza legata al pane
sia necessaria, ma è necessariamente triviale. Non vale la pena di essere un
uomo se non ci si può permettere il lusso di fare qualcosa che non ha alcun
rapporto con il cibo e con l’acqua. Forse pensi che io sia ancora un ragazzo,
ma nel mondo di lusso in cui vivo, sono molto più anziano di te.
Tokyo, inizi del ‘900. Un protagonista che
sembra uscito dalle pagine di un romanzo occidentale e non dalla penna del
grande scrittore giapponese Natsume Sōseki.
Un flâneur, un uomo afflitto da ennui (mi spiace usare parole straniere
ma sono d’obbligo per definire questo tipo di persona), dalla spossatezza che
viene dal non fare nulla. Realisticamente parlando, in parole crude, Daisuke è
un perdigiorno fannullone che giustifica il suo ozio da esteta con motivazioni
esistenziali filosofiche o letterarie.
E’ sulla trentina, vive per conto suo
mantenuto dal padre e dal fratello che sono quanto più diversi possibile da lui:
uomini d’affari che per arricchirsi non badano ai mezzi. Daisuke non si fa
alcun problema per non avere un’indipendenza economica. Che bisogno ha di
lavorare? E poi: come potrebbe avere il tempo e la forza di interessarsi di
arte, di teatro, di musica, di letteratura, se dovesse dedicare la sua giornata
a guadagnarsi il pane? Nonostante le frecciate che gli arrivano da più parti,
niente riesce a scalfire la corazza di raffinata inedia di Daisuke. Finché
accadono due cose: Hiraoka, il suo più caro amico dei tempi dell’università, ritorna
a vivere a Tokyo e il padre di Daisuke esercita sul figlio forti pressioni
perché ‘adempia il suo dovere’ di figlio e di uomo sposandosi.
La narrazione di Sōseki
si adegua al ritmo tranquillo delle giornate di Daisuke- solo verso la fine del
romanzo l’azione si farà un poco più pressante. Perché, dal ritorno a Tokyo di
Hiraoka e della moglie Michiyo, tutto l’interesse ruota intorno a questi tre
personaggi: i due amici che sono l’opposto l’uno dell’altro e la silenziosa
Michiyo il cui matrimonio con Hiraoka è stato caldeggiato da Daisuke tre anni
prima. Se Daisuke sembra lasciarsi vivere seguendo la corrente del fiume della
sua esistenza, Hiraoka, invece, vive. Sbaglia (i motivi per cui ha perso il
posto non sono del tutto chiari), si impegna, trova lavoro in un giornale,
passa il suo tempo nelle case da tè e forse (anzi probabilmente) tradisce la
moglie.
E Daisuke si trova attratto dalla donna fragile che è Michiyo.
Parallelamente il padre di Daisuke continua a tessere la trama per irretire il
figlio in un matrimonio che gli porterebbe vantaggi economici (ovvero, gli
permetterebbe di continuare a non fare niente). C’è un lento crescendo che
porta in due direzioni: l’incontro di un Daisuke recalcitrante con la ragazza
scelta dal padre (e di cui Daisuke individua subito i punti per cui non fa per lui) e quello in cui Daisuke
dichiara a Michiyo il suo amore che, come tutte le passioni romantiche, non ha
bisogno di giustificazioni di sorta.
L’Occidente e l’Oriente si sfiorano, nel libro di Natsume Sōseki. Daisuke, l’uomo che legge
D’Annunzio, Hawthorne e Emerson, è fin troppo consapevole che lo stile di vita
occidentale, i comportamenti dei personaggi dei romanzi che legge, non possono
essere attuati in un Giappone in cui è tuttora vivo il codice etico dei
samurai- come nelle storie diventate leggendarie che suo padre non si stanca di
raccontare. In Giappone l’adulterio è una macchia che si estende a tutta la
famiglia di chi è coinvolto. Eppure, finalmente, Daisuke prende una decisione.
“E poi”, e poi…non sappiamo che cosa succederà. Solo che il suo passare
all’azione fa traballare tutto il suo mondo: “Si muove, il mondo si muove”-
sono le sue parole mentre un mondo tinto di rosso gli vortica intorno sul tram
che ha preso per andare a cercare un lavoro.
Giudicato un classico della letteratura giapponese, “E poi” è un romanzo
imperdibile per chi vuole comprendere il mondo rimpicciolito in cui viviamo che
deriva dal mondo di ieri di cui ci parla Natsume Sōseki.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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