Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
la Storia nel romanzo
FRESCO DI LETTURA
Patrick McGrath, “La guardarobiera”
Ed. Bompiani, trad. C. Prosperi,
pagg. 326, Euro 16,15
Londra 1947. L’Inghilterra ha vinto la guerra. L’Inghilterra è in
rovine. Un paese eticamente splendido ma in bancarotta. Si vedono ancora
macerie in giro, il cibo scarseggia ed è razionato, anche per l’abbigliamento
ci sono i punti delle tessere. L’atmosfera è tristissima, forse è per questo
che i teatri sono sempre pieni- la gente cerca una distrazione.
All’inizio del nuovo romanzo di
Patrick McGrath, “La guardarobiera”, assistiamo al funerale di un famoso
attore, Charles Grice, ‘Gricey’ per tutti. Una morte improvvisa, un sospetto
che aleggia su questa scomparsa- era andato a parlare con il genero Julius, un
impresario, era caduto dalle scale: avevano litigato? Julius lo aveva spinto?
Non lo sapremo mai perché- come avviene quasi sempre nei romanzi di McGrath- le
carte vengono rimescolate, alla fine i personaggi non ci appaiono come ci erano
apparsi all’inizio, alcuni vengono ‘riabilitati’, segreti nascosti mettono in
luce lati oscuri di altri. E la storia di Joan Grice, la vedova che lavora come
guardarobiera di teatro (è lei che dirige le cucitrici che sistemano, riparano,
adattano gli abiti degli attori), ci viene raccontata in maniera originale da
una pluralità di voci, una sorta di coro femminile, narratrici inaffidabili per
eccellenza. Le donne (non si può non pensare alle pie donne di “Assassinio
nella cattedrale” di T.S.Eliot) osservano, commentano, spettegolano, si
scambiano impressioni. Su Joan, prima di tutto, vedova affranta, sulla figlia
Vera, una donna con disturbi nervosi che segue le orme del padre sul
palcoscenico, sul marito di questa, Julius, e sulla tedesca che dice di essere
la sorella di Julius (non ci crede nessuno, gira anche la voce che lui l’abbia
salvata, sono ebrei entrambi). Questo coro di voci femminili ci ricorda che la
vita è un palcoscenico in cui ognuno recita una parte e lo spazio che nel
romanzo viene dato alla rappresentazione della “Dodicesima notte” di
Shakespeare aumenta la nostra consapevolezza- un’opera che parla di identità scambiate e di
personaggi che rivestono abiti non loro. Ed ecco che torniamo alla
guardarobiera che si offre di adattare gli abiti di ottimo tessuto del marito
morto all’attore Dan Francis (il suo vero nome è un altro, anche lui è fuggito
dalla Germania) e- complici gli abiti, complice il ruolo di Dan Francis sul
palcoscenico dove sostituisce lo scomparso Gricey imitandolo alla perfezione-
Joan Grice ha l’impressione che lo spirito del marito si sia trasferito
nell’attore più giovane e se ne innamora.
A questo punto tutto sembrerebbe semplice e invece non è così. Quella
che potrebbe essere una storia d’amore dettata dalla solitudine improvvisa e da
un’ossessione, diventa altro quando Joan scopre una malaugurata e funesta
spilla nascosta sotto il bavero di un cappotto del marito defunto. Chiunque sa
che cosa significhino quelle saette che vi sono raffigurate. Come è possibile?
Ma allora il grande Gricey era una menzogna vivente. E lei lo aveva tanto
amato.
Dalle rappresentazioni teatrali
passiamo a tutt’altro ambiente che ci rivela le simpatie fasciste di una buona
parte dei britannici seguaci di quell’Oswald Mosley che sposò in seconde nozze
una delle famose sorelle Mitford, Diana (cerimonia in casa di Goebbels, Hitler
tra gli invitati) e Joan si unisce al genero Julius come infiltrata nel
movimento fascista. Povera Joan. Tradita nel profondo dal marito idolatrato,
tradita dal suo sostituto e novello amante che sembra preferirle la figlia Vera,
tormentata da una presenza inafferrabile che parla con la voce di Gricey, Joan
sa trovare conforto solo nello Zio Alcol.
Nel nuovo romanzo ritroviamo i temi che interessano da vicino lo
scrittore, la fragilità e i disturbi mentali più o meno palesi intrecciati in
una trama che ondeggia tra il noir e il gotico. In più c’è un altro sipario che
viene sollevato, oltre a quello del teatro per cui i britannici sono famosi- e
questo non rivela uno scenario attraente, soprattutto a due anni dalla fine
della guerra quando i filmati girati all’ingresso degli alleati nei campi hanno
portato a conoscenza di tutti le atrocità commesse dai nazisti.
Uno scrittore abile, dalla penna inquietante.
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