mercoledì 17 gennaio 2018

Anthony Trollope, “Potete perdonarla?” ed. 2017

                                     Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
      romanzo 'romanzo'
      FRESCO DI LETTURA


Anthony Trollope, “Potete perdonarla?”
Ed. Sellerio, trad. Rossella Cazzullo, pagg. 1052, Euro 20,00


     “Potete perdonarla?”- è la domanda che ci viene fatta più di una volta dall’autore del romanzo, voce gentile che si intromette nella narrativa e che ci accompagna con i suoi commenti- neutri, di parte, ironici, sempre garbati- lungo tutto il romanzo. Lui, l’autore onnisciente che conosce i suoi personaggi meglio di noi, è sempre lì, al loro fianco. Sa che cosa accadrà, li vede agire, li interpreta per noi e, se li giudica, lascia però che siamo noi a trarre le conclusioni, a decidere se George Vavasor sia un farabutto imbroglione, se Burgo Fitzgerald abbia qualche pregio oltre la sua indubbia bellezza.
   Potete perdonarla? La domanda è riferita a Alice Vavasor, signorina imparentata con le migliori famiglie britanniche, di un’età al limite prima di essere definita ‘zitella’, una bellezza non appariscente e, soprattutto, un gran desiderio di indipendenza, di essere lei a decidere della sua vita. Lo può fare perché ha una rendita propria e non da poco che, d’altra parte, attira i corteggiatori come insetti sul miele.
Alice e Glencora nella serie televisiva
E’ stata fidanzata con il cugino George, un tipo poco affidabile che di certo mirava (anche) al suo denaro, tanto più che ambiva entrare in politica e procurarsi un seggio in parlamento. All’inizio del libro Alice è fidanzata con John Grey, l’opposto di George. Di John Grey ci si può fidare (non a caso il suo cognome è il colore grigio e sappiamo bene quanto adeguatamente nomi e cognomi vengano scelti nei romanzi inglesi), è pacato, saggio, prevedibile, senza grandi entusiasmi. John Grey vive in una località nel Cambridgeshire, e ci sta benissimo. E’ questa la vita che si prospetta ad Alice? Dopo un viaggio in Svizzera con la cugina e il fratello di lei (il suo ex fidanzato George), anche se nulla in apparenza è successo, Alice rompe anche questo secondo fidanzamento (potete perdonarla?) tra la disapprovazione di tutti e le promesse di imperituro amore di Mr. John Grey.
   
Un libro di 1050 pagine non si può riassumere e non è neppure mio compito farlo. Posso dire che la trama di “Potete perdonarla?” (primo di un ciclo di sei romanzi) segue le vicende di Alice Vavasor, del cugino George, di John Grey e di una miriade di altri personaggi del bel mondo inglese (quello che possiede case a Londra e ricche magioni in campagna, che si dedica alla caccia, che ha uno stile di vita che richiede almeno due cambi d’abito al giorno per le signore) fra cui spicca un’altra giovane donna, Lady Glencora (molti la chiamano Cora, attenzione al nome), irruente e appassionata, che è la controparte di Alice, con una storia simile alla sua, di un amore soffocato per un matrimonio di convenzione e di desiderio di ribellione.
Come nei romanzi di Jane Austen, il tema principale è il matrimonio. No, il tema principale è il reddito annuo da cui tutto dipende. Chi non ha soldi e non lavora perché è ancora il tempo in cui è impensabile lavorare per un gentiluomo o una gentildonna, deve sposarsi ‘bene’. Per questo George corteggia Alice, per questo l’insignificante Charlotte sposa il ricco possidente Cheesacre. Al contrario, avendo già sposato (e seppellito) un uomo vecchio e ricco Mrs. Greenow può sposare il bel capitano che è uno spiantato ed è ben felice di prendersi una vedova, così come Alice può permettersi di tentennare fra un uomo e un altro e lasciarsi dominare dai sensi di colpa (potete perdonarla?).
    Trollope è un grande romanziere. Meno noto di Dickens (di cui non ha né la giocosità né la lacrimosità) e di Thackeray (di cui non ha la satira feroce), Trollope tesse grandi arazzi con storie d’amore (anche nell’800 prevalevano le donne lettrici) e di giochi politici (in questo ciclo), è straordinario nella sua capacità di raffigurare personaggi che mette a fuoco punto dopo punto, con delicatezza e simpatia. Trollope fa ‘crescere’ i suoi personaggi attraverso le esperienze di vita e le sue donne anticipano quelle di Thomas Hardy- scalpitano nelle strettoie del loro secolo, reclamano (senza saperlo) indipendenza dal giogo maschile, dal matrimonio prima di tutto.
   Leggetelo, non lasciatevi spaventare dalla mole del libro.



     

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