lunedì 4 aprile 2016

Carrie Snyder, “Girl runner” ed. 2016

                                                    Voci da mondi diversi. Canada
           autobiografia romanzata
            FRESCO DI LETTURA


Carrie Snyder, “Girl runner”
Ed. Sonzogno, trad. Gioia Guerzoni, pagg. 281, Euro 14,03


      Aganetha Smart. Vent’anni. Gambe lunghe da gazzella. Una massa di capelli biondi. Vincitrice della medaglia d’oro per gli 800 metri nelle Olimpiadi di Amsterdam del 1928.
     “Girl runner” di Carrie Snyder è la sua storia. O meglio, è la storia di una ragazza che non esiste con il nome di Aganetha Smart, è invece un poco la storia di tutte le “Impareggiabili sei” inviate ad Amsterdam per la prima Olimpiade che ammetteva gare di donne nell’Atletica Leggera- dei 2883 partecipanti, solo 278 erano donne, e ricordiamo che la Gran Bretagna non ne mandò nessuna, considerando disdicevole che gareggiassero insieme agli uomini. E allora il romanzo di Carrie Snyder è lo straordinario quadro di un’epoca, perché la corsa di Aganetha non è solo per superare un record ma è anche una corsa che accelera il cammino dell’evoluzione femminile.
Ogni piccolo dettaglio della vicenda ci dice tanto sui costumi del tempo- dall’abbigliamento che di certo non facilita i movimenti ai rimproveri della donna manager della squadra olimpica (Alexandra Gibb, un personaggio vero) quando Aganetha, sfinita, piange dopo aver tagliato il traguardo (proibito mostrare debolezza, dopo queste Olimpiadi gli 800 metri saranno preclusi alle donne fino al 1960), dal problema dei posti di lavoro a quello delle gravidanze indesiderate. Aganetha corre, il femminismo avanza a piccoli passi. Non solo. Sullo sfondo della storia di Aganetha ci sono i grandi drammi della prima metà del ‘900- la prima guerra mondiale, l’influenza chiamata ‘spagnola’, il crollo della borsa del ‘29.

     Aganetha appartiene ad una famiglia numerosa, lei è nata dal secondo matrimonio del padre, quando ha dieci anni la vediamo con la sorellastra Fannie (quella che Aganetha ama di più) che la accompagna nel cimitero snocciolando le storie dei fratellini morti, uno dopo l’altro (altissima la mortalità infantile al tempo), della madre morta e poi del fratello partito per quella guerra lontana, in Europa, e mai tornato. Vediamo Aganetha che corre, corre più veloce che può (e già batte tutti i ragazzi che sono a scuola con lei), per chiamare il dottore perché Fannie sta male. C’è una stanzetta isolata nella casa degli Smart, la chiamano ancora ‘la stanza della nonna’ anche se la nonna non c’è più da tanto, e c’è un andirivieni strano di ragazze che occupano quella stanzetta. Vengono a chiedere aiuto alla madre di Aganetha, la levatrice del paese.
Che cosa succeda in quella stanzetta non viene mai detto, noi lo indoviniamo, così come lo indovinano le figlie, alcune comprensive, altre accusatrici. E poi Aganetha raggiunge una sorella a Toronto, trova un lavoro, viene notata mentre corre solo perché le è necessario correre, così come le è necessario respirare, farà parte di una squadra di atletica, seguirà degli allenamenti, andrà ad Amsterdam: la aspetta la gloria.
     Il passo del romanzo non è così ritmato. Il romanzo incomincia con l’anziana protagonista in una casa di riposo. Ha 104 anni e la vita dietro di sé. La medaglia d’oro, la notorietà, le foto pubblicitarie, l’amore- tutto è ormai lontano nel tempo. Aganetha è l’unica della sua famiglia ad essere ancora in vita- o almeno, crede di esserlo. C’è anche un segreto ben nascosto ormai lontano nel tempo e che vagamente intuiamo quando due giovani, fratello e sorella, vengono a prendere Aganetha e la sua sedia a rotelle per una giornata di ‘vacanza’.
I ricordi e il passato di Aganetha (la parte più bella del romanzo) si alternano ad un presente che ha qualcosa di grottesco (la vecchiaia avanzata è grottesca) per terminare, però, con un messaggio positivo, con un incoraggiamento a continuare a gareggiare, a combattere contro le difficoltà, a lottare per la parità, se non si vuole che vengano annullati gli sforzi delle generazioni di donne che ci hanno preceduto.

    Non dimenticheremo Aganetha Smart, la ragazza d’oro delle Olimpiadi, anche se non è esistita. Per noi, sì. 



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