lunedì 7 marzo 2016

Gilbert Sinoué, “Le storie d’amore che hanno cambiato il mondo” ed. 2016

                                                  Voci da mondi diversi. Francia
                                                       FRESCO DI LETTURA


Gilbert Sinoué, “Le storie d’amore che hanno cambiato il mondo”
Ed. Neri Pozza, trad. Roberto Boi e Giuliano Corà, pagg. 350, Euro 18,00


      Lo sanno tutti, che mi piace il respiro lungo del romanzo e che mi separo dai personaggi con un dispiacere che è quasi un dolore. La mia diffidenza nell’iniziare la lettura di “Le storie d’amore che hanno cambiato il mondo” di Gilbert Sinoué era comprensibile. E invece…l’ho finito in un giorno. Quando è un uomo a scrivere storie d’amore, per lo più non scivola nell’eccesso di sentimento e le pagine non grondano melassa. Per questo mi è piaciuto il libro di Sinoué, perché racconta dodici storie di coppie più o meno famose con uno stile svelto e lineare- interessante e diverso l’espediente letterario con cui ‘ricrea’ in prosa l’andamento dei componimenti poetici dei parnassiani quando parla di Rimbaud e Verlaine-, inserendo citazioni da lettere o documenti perché sia ben chiaro che questo non è gossip, non è materiale da giornale scandalistico. Quanto al titolo, se può sembrare esagerato dire che certe storie d’amore abbiano cambiato il mondo, lo scrittore fa osservare nel preambolo che invece è così, perché, ad esempio,
il passaggio dell’India da colonia a stato indipendente sarebbe stato più difficile ancora se Nehru non fosse stato innamorato di Lady Mountbatten, la guerra che divise il Portogallo nel XIV secolo non ci sarebbe stata se re Alfonso IV non avesse fatto uccidere Inès de Castro, la donna amata da suo figlio Pedro. Aggiungo che chissà da che parte si sarebbe schierata l’Inghilterra durante la seconda guerra mondiale, se Edoardo VIII (di note simpatie naziste) non avesse rinunciato al trono per amore dell’americana Simpson. E penso ad un tempo più vicino, nella nostra piccola Italia, a che cosa abbia significato l’amore fuori dal matrimonio di Mina per Corrado Pani o di Carla Gravina per GianMaria Volonté. Di certo le loro vicende hanno scalfito, come un piccolo colpo di piccozza, la gretta morale di un cattolicesimo bigotto, hanno aperto un minuscolo varco verso la ‘liberazione’ degli anni ‘70.

      Le storie d’amore che ci racconta Sinoué non seguono un ordine cronologico- l’amore è senza tempo-, gli amanti sono di nazionalità diversa (nessun italiano, e forse non è un caso, per l’appunto), poche sono le coppie sposate (quando lo sono, il loro amore è più turbolento), non tutti ci sono noti, di alcuni la notizia del loro amore non ci era giunta o forse non ci interessava.
La storia più antica (e più macabra): quella di dom Pedro di Portogallo e di Inès de Castro, dama di corte di sua moglie Costanza, a metà del secolo XIV.
La storia più ‘pittorica’(viene dal Messico): Frida Kahlo e Diego Rivera (sposati, divorziati, risposati).

La storia più guerresca: Lady Hamilton e l’ammiraglio Nelson, l’eroe con un occhio solo della battaglia di Trafalgar.
La storia più regale e in apparenza incomprensibile (a meno che…): Edoardo VIII e Wallis Simpson (lei bruttina, divorziata e con un passato molto chiacchierato)
La storia più ‘sportiva’: Edith Piaf (minuta come un uccellino) e il campione di boxe Marcel Cerdan. La fine del loro amore fu tragica. Intervenne il colpo d’ala del destino: Marcel avrebbe dovuto raggiungere Edith a New York in piroscafo, lei fremeva per incontrarlo, lui cambiò programma prendendo l’aereo. Non arrivò mai a New York.
Quella più ‘gaya’: i due poeti maledetti Rimbaud e Verlaine, il genio che si accompagna alla sregolatezza, alla cafoneria, ai comportamenti indecenti.
La più cinematografica: Elizabeth Taylor e Richard Burton (anche loro, doppie nozze), amore e litigi, alcol e gioielli strepitosi, separazioni e riunioni.

La più decadente: la scrittrice dallo pseudonimo maschile George Sand e il compositore Chopin.
La più letteraria: Victor Hugo e Juliette Drouet.
La più plastica: Auguste Rodin e Camille Claudel, scultori entrambi.

La più esotica e la più eterna: Shah Jahan e Mumtaz. Per lei, per il dolore per la sua morte, Shah Jahan fece costruire il Taj Mahal che è diventato il simbolo più grandioso e più abbagliante del grande amore.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net




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