giovedì 10 marzo 2016

Gilbert Sinoué, “Il silenzio di Dio” ed. 2004

                                                         Voci da mondi diversi. Francia
           cento sfumature di giallo
            il libro ritrovato
            intervista

Gilbert Sinoué, “Il silenzio di Dio”

Ed. Neri Pozza, trad. Giuliano Corà, pagg. 297, Euro 15,50


     Un personaggio a metà Agatha Christie e a metà Miss Marple, la protagonista principale del nuovo romanzo dello scrittore franco-egiziano Gilbert Sinoué, “Il silenzio di Dio”, pubblicato da Neri Pozza. E infatti il romanzo si apre con una pagina del libro che Clarissa Grey, una famosa e non più giovane scrittrice di gialli, sta dettando alla ragazza che le fa da segretaria. Descrive la scena in cui una donna anziana trova il cadavere di un uomo sgozzato nell’ingresso della sua casa, e si interrompe lì, perché Clarissa Grey dice di aver perso il filo del racconto. Quattro pagine più avanti rileggiamo la stessa scena, con le stesse parole, solo che è Clarissa Grey a vivere l’esperienza del suo personaggio e a trovare l’uomo con la gola tagliata che ha il tempo di metterle in mano un biglietto prima di morire. E meno male, perché, quando arriva la polizia, il cadavere è scomparso e Clarissa potrebbe pensare di avere avuto le allucinazioni, o di aver bevuto troppo, come suggerisce con delicatezza il commissario. Certamente l’indagine in cui la scrittrice si trova coinvolta e costretta ad assumere lei stessa il ruolo di investigatore, è ben più strana di qualunque trama da lei inventata. Eppure è proprio per le sue doti di logica e di perspicacia che Clarissa è stata scelta dalle probabili nuove vittime per scoprire l’assassino e fermarlo. Il tutto ha dell’incredibile, perché sono stati uccisi degli angeli- ma se gli angeli sono immortali, chi è più potente della morte?- e gli imputati sono i maggiori esponenti delle tre religioni monoteiste, Mosé, Gesù e Maometto.
La cabala e l’informatica, la Bibbia, il Corano e i Vangeli, ragione e fede in un romanzo serrato e teso come qualunque buon libro poliziesco, ma che diventa un intrigante giallo fantareligioso, iconoclasta nello svelare le debolezze delle religioni rivelate, sofferto nel denunciare il silenzio di Dio davanti al Male nel mondo, tormentato nella fede in un Essere superiore che può esistere soltanto nella solitudine condivisa con Satana, il suo opposto. Stilos ha intervistato Gilbert Sinoué, a Milano per la presentazione del suo libro al Centre Culturel Français.

INTERVISTA A GILBERT SINOUE'




Ogni suo romanzo è un giallo particolare, a tema. Era la pittura ne “Il ragazzo di Bruges”, è la religione in questo “Il silenzio di Dio”, che affronta anche il tema del Male nel mondo.
      Nei miei romanzi cerco sempre di trattare dei temi che mi sembrano importanti. Era l’intolleranza ne “Il ragazzo di Bruges”, la rivalità tra i pittori del Nord e quelli del Sud, il segreto della pittura. L’inizio del Rinascimento italiano fu un’epoca di straordinari sconvolgimenti, soprattutto per quelli che non volevano tutte queste novità. Ecco, io impiego il thriller per parlare di questi temi. In questo romanzo è la religione. E poi, intorno al tema centrale, intesso una storia d’amore, inserisco una trama gialla. La mia intenzione è di fare arrivare un messaggio in maniera semplice, e il genere del thriller è un genere che coinvolge molto il lettore. In un certo senso “Il silenzio di Dio” è la continuazione de “Il libro di zaffiro”, perché entrambi i romanzi sono centrati sulle tre religioni monoteiste. Certamente, ne “Il silenzio di Dio”, affronto il tema del Male e del Bene, con degli interrogativi inquietanti: esiste il diavolo? Esiste Dio? E, se Dio esiste, è Dio che permette al diavolo di fare il Male? E, se la risposta è negativa, allora il diavolo è più potente di Dio? Chi ha il potere, Dio o il diavolo? Oppure, come suggerisco nel libro, forse c’è un accordo fra i due?

Il silenzio di Dio, anche Pascal parlava del silenzio di Dio, e, con gli avvenimenti tremendi del secolo scorso si è parlato molto di questo silenzio. Quali sono i pensatori che l’hanno influenzata?

      Camus, certamente. Camus è il mio maestro, ho letto tutto Camus, mi affascina il suo interrogarsi sull’assurdità della vita. E’ una domanda che mi pongo anch’io, l’assurdo. Camus è il mio filosofo preferito.

E poi si riflette anche, nel suo romanzo, sulla solitudine di Dio.
Ho sempre pensato che, se Dio esiste, la Sua è una solitudine paurosa, terrificante. Dio è al di fuori della comprensione umana, il Suo messaggio viene male interpretato, gli vengono fatte delle accuse, viene incolpato da chi è infelice, da chi ha perso qualcuno che gli è caro. Gli uomini non gli fanno certo dei regali. Se Dio esiste, non vorrei essere al Suo posto. Non deve essere facile essere Dio

 Tutte e tre i rappresentanti delle religioni monoteiste sono “gli imputati” nel suo giallo. Mi è sembrato, però, che l’accusa più violenta fosse verso l’islamismo, per l’atteggiamento che questo ha nei confronti delle donne e per l’incitamento alla guerra santa.
     Più che essere “imputati”, i rappresentanti delle tre religioni sono gli “indagati”, e la mia interpretazione è, forse, piuttosto dura perché penso che ci sia troppa violenza nell’Islam. Sì, c’è violenza nei testi islamici, c’è violenza nel Corano, ma bisogna comprendere che c’era una guerra all’epoca in cui questi testi sono stati scritti, il Profeta era in guerra, viveva la guerra, per difendersi.
Il Profeta era un guerriero, era un soldato, è normale che questo testo sia violento, ma chi lo legge oggi in questa maniera non ha capito il Corano. Il Profeta non ha mai detto di uccidere donne e bambini, di mettere le bombe, di distruggere le torri gemelle: viene applicata una cattiva interpretazione dei testi.

A proposito di donne nell’Islam, che ne pensa della questione al centro delle polemiche in Francia, del velo nelle scuole?
     Sono contro la legge che proibisce il velo, perché questa proibizione provoca la reazione opposta spingendo anche i moderati all’estremismo, ma sono contrario al velo nelle scuole laiche. Sono contrario a qualunque segno distintivo di una religione nelle scuole laiche, né velo, né crocifisso. Io sono nato al Cairo e ho vissuto fino a 18 anni in un paese musulmano. Quando entravo in una moschea, mi toglievo le scarpe. Quando si va in un paese arabo si rispettano le tradizioni, le donne non vanno certamente in giro con le minigonne e neppure camminerebbero abbracciate al loro compagno, perché questo comportamento darebbe scandalo.
E così i musulmani che vengono nei paesi europei si devono adattare ai nostri costumi, alle nostre leggi. In fin dei conti, loro hanno qui le loro moschee, e invece sarebbe impossibile avere il permesso di costruire una chiesa nell’Arabia Saudita. Il problema non è solo quello del velo, il velo è un dettaglio, il velo è un simbolo per qualcuno che vuole cambiare la società in cui vive. Vediamo tutti i problemi che insorgono per la carta d’identità, o la richiesta di cambiare gli orari delle piscine per uomini e donne, o per le cure mediche separate negli ospedali. E’ come se invitaste qualcuno nel vostro appartamento e il vostro ospite volesse cambiare i mobili e i quadri.

Alla religione cristiana, nel suo romanzo, vengono imputati i suoi dogmi, l’aver insistito sul fatto che Gesù sia il figlio di Dio.
    La debolezza del cristianesimo è nell’interpretare male le parole di Cristo, con conseguenze tremende, l’Inquisizione per esempio, l’aver bruciato delle persone, la scomunica di Galileo.

E all’ebraismo si rimprovera il credere ciecamente in quello che è scritto nella Bibbia.
    Adesso dirò qualcosa di scioccante. L’errore del giudaismo è immaginare Dio come un agente immobiliare che ha promesso il terreno a qualcuno, in questo caso la Terra Santa. Non si può dire, “ho un contratto con Dio, Dio mi ha dato questa terra”. Che è quello che fanno gli ebrei.

   Eppure, nonostante che le tre religioni vengano attaccate, il suo romanzo ha un profondo senso religioso.
     E’ un libro d’amore, prima di tutto, è la più bella dichiarazione d’amore a Dio: nel libro gli perdono tutto, non è responsabile di niente, neppure delle tre religioni. Volevo mostrare anche che i profeti sono fragili, con delle debolezze come gli esseri umani. Non è un messaggio d’odio, ma un messaggio d’amore.

Lei è figlio di padre egiziano e madre francese: che cosa c’è in Lei delle due culture?
     Per metà mi sento egiziano e per metà francese, ma, in realtà, mi sento soprattutto un uomo universale. Forse ho ereditato da mio padre una filosofia orientale, un piacere di vivere, e da mia madre il lato cartesiano e intellettuale. E’ tutto mescolato, è un po’ difficile fare delle differenze, sono stato fortunato ad avere la possibilità di vivere in entrambe le culture. Mi piace dire che il mio cuore è orientale e il mio cervello è francese.

Il suo personaggio principale, Mrs Grey, è un omaggio ad Agatha Christie.

     Certamente. E anche quando Mrs. Grey pensa di dedicarsi alla poesia, lo pseudonimo con cui le piacerebbe scrivere, Mary Westmacott, è lo stesso usato da Agata Christie per alcune delle sue opere.


recensione e intervista sono state pubblicate sulla rivista Stilos



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