venerdì 18 marzo 2016

Carla Maria Russo, “I giorni dell’amore e della guerra” ed. 2016

                                                                 Casa Nostra. Qui Italia
         biografia romanzata
          FRESCO DI LETTURA

Carla Maria Russo, “I giorni dell’amore e della guerra”
Ed. Piemme, pagg. 429, Euro 16,15


      Grande Caterina! Anche quando avremo terminato di leggere “I giorni dell’amore e della guerra”, quando l’avremo seguita in vent’anni di lotte e (per fortuna) di amore, è con l’immagine grandiosa di lei, spavalda sulle mura della rocca di Ravaldino, che la ricorderemo. Perché Caterina, a cui hanno appena ucciso il marito (lei lo odiava ma era pur sempre il signore di Forlì), rifiuta di arrendersi agli assedianti- lei è una Sforza, lei non cederà. E, davanti alle minacce di ritorsioni sui suoi figli (sei bambini, il più piccolo ha solo otto mesi), la leggenda vuole che lei si sia sollevata le gonne e, sprezzante,  mostrando il pube, abbia gridato,  “impiccateli pure, qui, davanti a me. Possiedo lo stampo per farne quanti ne voglio!”. Urla di sdegno. Insulti contro di lei, ma i bambini non furono toccati. E pare che Ludovico il Moro abbia riso dell’audacia della nipote, quando gli riferirono le sue parole. Una donna che è costretta dalla vita a svolgere il ruolo di un uomo non può lasciarsi condizionare dai sentimenti. E se tiene in mano una spada e si batte come un soldato, può usare un linguaggio da soldato.
Caterina Sforza

      Carla Maria Russo aveva annunciato, lo scorso anno, che avrebbe scritto un seguito de “La bastarda degli Sforza”, perché non aveva finito di parlarci di Caterina Sforza. C’era ancora molto da dire, c’erano le guerre tra Sforza, Medici, il Papato, gli Aragonesi, c’era la funesta incursione dei francesi chiamati in Italia da Ludovico, e la posizione strategica della Romagna, stritolata tra potenze più grandi, con Caterina, signora di Forlì e Imola, che si batteva per restare neutrale, sapendo bene quale strascico di sangue e miseria ogni guerra porti con sé. E c’era l’amore, anche. La bambina andata sposa a nove anni era rimasta vedova a venticinque. Finora l’amore era stato violenza e disgusto, con la morte di Girolamo Riario Caterina si era sentita libera. Aveva sei figli ma era una ragazzina e- psicologia spicciola- non è un caso che si innamorasse perdutamente di un ventenne che faceva lo scudiere (‘senza arte né parte’, diremmo noi), e non degnasse di uno sguardo altri corteggiatori suoi pari. Per il dolce Giacomo Feo, così diverso da Girolamo Riario, Caterina cambia. Ecco i sentimenti, che hanno la meglio sulla donna guerriera. Cambia Caterina e cambia il mite Giacomo che la guardava con occhi adoranti. Lei gli darà un potere sempre maggiore, lui diventerà sempre più ambizioso, mirerà sempre più in alto. La posizione di Ottaviano, primogenito di Caterina ed erede del titolo, è a rischio. E se fosse a rischio anche la vita di Caterina? Macchinazioni e congiure, violenza e morte, la vita di Caterina si spezza, la sua vendetta è cieca, furibonda, terribile. Eppure il destino, o l’enorme forza vitale di Caterina, hanno altro in serbo per lei, ancora un figlio- il bambino che da grande sarà il famoso Giovanni dalle Bande Nere.
Giovanni Medici
     E’ un romanzo travolgente, “I giorni dell’amore e della guerra”. Proprio perché è un libro di amore e di guerra. Perché Carla Maria Russo ha la capacità di rendere viva la Storia che racconta e allora quei capitoli di storia che ricordiamo intricati quando li studiavamo a scuola, con la nostra penisola divisa tra diversi stati e staterelli, con guerre e scaramucce, congiure e ritorsioni vendicative, trame e alleanze che si fanno e disfano, matrimoni dettati da motivi politici e fanciulle ‘vendute’ per ragioni di stato, Papi lussuriosi e corrotti- tutto questo si colora nelle pagine del suo romanzo, diventa un film di azione, è comprensibile, ci piace, ci appassiona.
Beatrice d'Este
E poi, i punti luce su questo arazzo intessuto di guerre sono le tante donne che animano la scena, che attutiscono il fragore della guerra, che scintillano negli splendidi abiti confezionati per i matrimoni- di Isabella Gonzaga, di Beatrice d’Este, di Bianca Sforza. Donne che sono solo amanti (da Lucrezia Landriani, amante di Galeazzo Maria Sforza e madre di Caterina, alla bella Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro) e poi lei, la fulgida Caterina che ci appare in tutta la sua pienezza- come donna politica, come moglie (finalmente innamorata), come madre dai sentimenti contrastanti, senso di colpa per i sei figli che ha ‘subito’, tenera con i due più piccoli, i figli dell’amore.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


Nessun commento:

Posta un commento