venerdì 14 febbraio 2014

Arne Dahl, "Brama"

                                                             cento sfumature di giallo

                                                                         fresco di lettura


                                                            
Arne Dahl, “Brama”
Ed. Marsilio, trad. Carmen Giorgetti Cima, pagg. 538, Euro 19,00
Titolo originale: Viskleken

  
     Altro che il delitto a porte chiuse di Agatha Christie! Altro che i crimini dettati da gelosia e vecchi rancori- quasi li rimpiangiamo. Era un mondo così sicuro, tutto sommato, quello di Agatha Christie. Sapevamo, leggendo un suo libro, che il colpevole sarebbe stato preso e avrebbe scontato la giusta pena. Era un mondo sicuro, quello in cui la polizia incuteva timore e rispetto e nessuno si sarebbe azzardato a contrastarla. Povera Miss Marple, se si fosse trovata a fronteggiare la mafia. Non avrebbe vissuto oltre al primo romanzo. E’ un romanzo bello in maniera terribile, “Brama”, dello scrittore svedese Arne Dahl. Un romanzo che fa paura non nella maniera usuale dei thriller che creano suspense con assassini perversi in agguato. Fa paura perché rappresenta il mondo che riconosciamo come nostro in cui la criminalità è diventata un modo di vita, il comportamento criminale ha invaso tutti gli strati sociali agendo in ogni campo, dall’industria alla finanza. Onestà, integrità, dirittura morale- che significato hanno ormai queste parole? E per un romanzo così vasto che ha l’intero mondo, o quasi, come scenario, Arne Dahl non poteva  avere un unico protagonista, il commissario che risolve il caso con l’aiuto del suo doppio. Già famoso per il corpo di polizia investigativa chiamato ‘gruppo A’ che compariva nei precedenti romanzi, in “Brama” Dahl fa un passo avanti creando un’unità operativa di polizia europea con rappresentanti dei vari paesi. Soltanto con una simile collaborazione è possibile fare fronte al nuovo Male senza confini. 

       L’osservatore è un poliziotto piuttosto esperto. Ritiene di conoscere i suoi criminali, sa come ragionano. Ed è del parere che ciò che è successo negli ultimi anni, la bolla finanziaria che si è gonfiata per poi scoppiare, assomigli molto ad un comportamento criminale. Massimizzazione del guadagno senza il minimo pensiero per le conseguenze. Ma chi è il criminale in realtà? E come si manifesta questo immenso e strano reato, in mezzo al quale trascorriamo le nostre vite?  

     I fatti che danno l’avvio al romanzo avvengono in luoghi diversi e sono apparentemente scollegati. A Stoccolma un imprenditore che gestisce un’industria di fabbricazione di mobili viene accusato di pedopornografia. A Londra un cinese viene travolto dall’auto di polizia al seguito del corteo dei potenti che si stanno recando all’incontro del G20. Nel parco di Hampstead, sempre a Londra, viene trovato il cadavere nudo di una donna. Il dettaglio più strano: è stata messa in posa appoggiata ad un tronco e, perché non si spostasse rovinando l’effetto, è stata usata una potente colla. Quale opera d’arte si voleva suggerire? E a chi? L’anatomopatologo scoprirà dentro il suo ano un tubicino di plastica con un messaggio per l’Europol, due sequenze di lettere e cifre.
    Sintetizzati così, questi fatti potrebbero avere un seguito banale. Invece niente è banale, così come niente è casuale, nella trama del romanzo di Dahl. Un leit motiv è quello dei Chinese Whispers, un gioco da bambini in cui si fa passare una frase da un orecchio all’altro conducendo ad un esito spesso esilarante. Peccato che non ci sia niente di esilarante in questo libro nerissimo. Si incomincia letteralmente con un bisbiglio in cinese- sono le ultime parole che l’uomo investito sussurra nell’orecchio del membro dell’Europol che lo soccorre. Come espediente letterario è piuttosto incredibile che questi riesca a ricostruire quanto gli ha detto lo sconosciuto, in una lingua del tutto incomprensibile. Alcune parole chiave comunque denunciano l’inquinamento di un fiume. E i contatti dello svedese accusato di pedopornografia rivelano  una soluzione illegale per lo smaltimento dei rifiuti tossici. Le coste del mar Baltico, che una volta rilucevano di ambra, ora contengono veleni. Ma dietro tutto questo, chi c’è? Chi manovra tutto, chi altera documenti, chi fa in modo che risulti colpevole il membro del governo lettone responsabile dell’ambiente facendo crollare le azioni? Chi c’è dietro agli ingenti finanziamenti pompati a momento opportuno? E non si tratta solo di quello, non si tratta solo di quello. C’entrano banchieri, c’entra la ‘Ndrangheta, c’entrano le altre varie mafie, poliziotti che si lasciano corrompere. E le vittime siamo tutti noi, ignari cittadini che nutriamo ancora qualche fiducia nella democrazia. Il lettore è trascinato da Stoccolma all’Aja, ad un castello diroccato vicino a Potenza (una carneficina), in America (altra carneficina), in Tibet, in Corea. Un evento tira l’altro, come i Chinese Whispers. I morti non si contano (ci spiace proprio che,  per le pari opportunità offerte alle donne, sono tante le donne mandate in prima fila in azione), le rivelazioni di brutture neppure. 

    Forse c’è un po’ troppo, nel romanzo di Arne Dahl. Ma è inevitabile in questo vasto mondo. E, ad ogni modo, si legge di un fiato, inorriditi da quanto rivela a chi vive ancora nel piccolo universo di Agatha Christie. “Brama” è un atto d’accusa soprattutto contro chi si macchia di indicibili colpe senza sporcarsi le mani (basta un clic del mouse sullo schermo di un computer) e chi pecca di omissione. E’ il canto funebre per il vecchio mondo in cui tutti sapevano che cosa fossero il Bene e il Male, in cui il denaro era importante ma la brama di soldi e del potere che i soldi danno non spingeva ad azioni estreme, coinvolgendo così tante persone.

http://www.wuz.it/recensione-libro/8165/brama-arne-dahl.html   
   
Lo scrittore Arne Dahl                                    




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