lunedì 2 dicembre 2024

Valérie Perrin, “Tatà” ed. 2024

                                                             Voci da mondi diversi. Francia



Valérie Perrin, “Tatà”

Ed. e/o, trad. A. Bracci Testasecca, pagg 608, Euro 21,00

 

       2010. La zia Colette è morta. Capita a tutti di morire, non ci sarebbe niente di strano, se non fosse che la zia Colette è già morta tre anni prima, è sepolta nel cimitero di Gueugnon dove ha sempre vissuto. Lei, Agnès, la nipote, non era andata al funerale perché si trovava in America e non avrebbe fatto a tempo ad arrivare. E adesso è morta di nuovo e Agnès deve andare a riconoscere il cadavere? Come è possibile?

   Il nuovo romanzo di Valérie Perrin, “Tatà” (nomignolo affettuoso per ‘zia’), inizia con un elemento di suspense, ma non sarà questo l’unico interrogativo per una vicenda che parte dal presente e si riavvolge sul passato, intrecciando le storie della famiglia di Colette con quelle di altre persone che entreranno a far parte della famiglia o che toccheranno da vicino la loro vita.

   Colette non aveva avuto un’infanzia felice. Era la primogenita di una famiglia povera, il padre era morto presto lasciando una vedova e tre bambini. Colette aveva fatto da mamma al fratellino Jean che avrebbe rivelato presto uno straordinario orecchio musicale- sarebbe diventato un pianista di fama mondiale e come avesse fatto, con quali sacrifici anche di Colette, è tutta una storia che coinvolgerà altri personaggi fino all’incontro di Jean con Hannah, una violinista eccezionale quanto lo è Jean come pianista. Agnès è la loro unica figlia, non assomiglia a nessuno dei due e ha scelto tutt’altra carriera- è sceneggiatrice e regista, i suoi film hanno vinto dei premi, lei ha sposato un attore, ne ha avuto una figlia, si è separata da lui e ne soffre ancora.


    Un fratello e una cognata musicisti, una nipote regista e lei, Colette? Colette, per permettere al fratello di studiare musica, ha fatto l’apprendista da un calzolaio, è diventata la sua figlia adottiva e poi ne ha rilevato l’attività, vivendo sempre nello stesso posto, senza perdere una delle partite della squadra di calcio di Gueugnon.

    Valérie Perrin adotta un espediente narrativo singolare per narrarci i retroscena delle vite dei suoi personaggi. Colette ha lasciato ad Agnès una valigia piena di cassette su cui ha inciso tutto quello che deve dirle- la sua amicizia con Blanche, la ragazzina del circo che le assomigliava come una sorella gemella, l’amore per un calciatore più giovane, la paura costante di essere raggiunte dal padre di Blanche che già aveva cercato di uccidere la moglie, segreti, segreti, segreti, fino a quello della doppia morte.


C’è qualcosa di stregante nell’ascoltare le cassette. Il metodo stesso- il vecchio registratore che Agnès bambina aveva ricevuto in regalo, le cassette che ormai sono scomparse dalla circolazione- ci parla di un altro tempo, come la voce che viene dal passato e si proietta nel futuro. Perché che cosa più di una voce può rimanere per sempre nell’animo di chi ascolta? Una voce è ‘più viva’ delle parole e delle immagini.

    Il romanzo di Valérie Perrin sembra raccogliere l’eredità dei grandi scrittori francesi che hanno raggiunto la fama con storie piene di avventure, amori, coincidenze, figli persi e ritrovati, assassinii e fughe, vicende al limite dell’incredibile. Ci fa pensare a Dumas e a Victor Hugo. È il genere del feuilleton che veniva pubblicato a puntate e mirava a tenere legata l’attenzione del lettore.

Così è per “Tatà” in cui c’è veramente di tutto (un po’ troppo, a dire il vero), con la storia del circo e il suo direttore malvagio e quella della morte dei genitori di Hannah nei campi di concentramento, un foglietto sotto il tasto di uno Steinway che ne rivela i proprietari, le due ragazze e poi donne che si assomigliano stranamente, una fotografia che rivela un’altra straordinaria somiglianza e altro ancora di cui ovviamente non parlo per non guastare la lettura.

    Valérie Perrin sa raccontare bene, sa tenere avvinti i lettori, anche se un centinaio di pagine in meno avrebbero alleggerito la narrazione.



   

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