vento del Nord
Ann-Helén Laestadius, “La ragazza delle renne”
Ed.
Marsilio, trad. Sara Culeddu e Alessandra Scali, pagg.
Noi la conosciamo come Lapponia, ma per gli
abitanti indigeni si chiama Sapmi e loro stessi non sono lapponi ma sami. È una regione all’estremo Nord
dell’Europa e il suo territorio è diviso fra Norvegia, Svezia, Finlandia e
Russia. Sappiamo tutti del clima freddissimo, dei canti caratteristici, gli
joik, delle tre ore scarse di luce nel mese di dicembre, dello spettacolo delle
aurore boreali. Delle renne abbiamo un idea romantica e folkloristica e invece
l’allevamento delle renne, animale insensibile al freddo e capace di
sopravvivere in situazioni estreme, è essenziale per la popolazione sami.
Il romanzo di Ann-Helén Laestadius, “La
ragazza delle renne”, ci porta dentro il mondo dei sami ed inizia con una scena
che ci dà subito la misura di questo mondo.
Elsa
ha nove anni quando trova morto il suo cucciolo di renna- sì, il suo, era stata
lei a marchiarlo sull’orecchio che adesso era nella neve. Avrebbe riconosciuto
la piccola renna tra mille altre, perché aveva una macchia bianca sul muso.
Elsa aveva visto chi era stato ad uccidere la renna. Era un uomo di cui aveva
paura. L’uomo l’aveva guardata e aveva fatto il gesto di tagliarsi la gola con
un dito. Il messaggio era chiaro- se parli sei morta.
Elsa ritornerà sconvolta a casa, l’immagine dell’uomo e del suo cucciolo di renna morto nella neve si imprimerà per sempre nella sua mente, sarà un ricordo costante. Ma lei non dirà mai il nome di Robert Isakson.
Elsa, suo fratello, il padre e la madre,
insieme alla famiglia dei vicini di casa, sono i protagonisti principali del
romanzo. Loro sono ‘i buoni’, i sami che vivono, letteralmente, per le renne,
che dipendono dalle stagioni dell’anno secondo cui le nuove renne devono essere
aiutate a figliare e poi marchiate per mostrare la famiglia di appartenenza,
portate ai pascoli. I sami vivono a contatto con la natura, non saprebbero
vivere altrove- chi si allontana finisce sempre per tornare. E si preoccupano
moltissimo per il cambiamento climatico (uno dei due grandi temi del libro
insieme a quello della discriminazione)- non va bene che piova a febbraio, non
vanno bene gli sbalzi di temperatura, ne soffrono tutti, le renne per prime che
sentono cambiare la presa degli zoccoli sul terreno.scena dal film
Dei sami, per lo più
attraverso Elsa, veniamo a sapere tutto, dagli abiti colorati che indossano, a
quei canti che sembrano un lamento, gli joik, alla predominanza della figura
maschile nella società. Sono i figli maschi ad ereditare il patrimonio in
renne, le donne non sono fatte per occuparsi di loro. Fa eccezione Elsa, che
più di una volta mostra la sua abilità a gestire le renne, sembra quasi abbia
una capacità particolare di intesa con loro. C’è un’altra cosa ancora da
aggiungere, parlando della vita dei sami- la tendenza alla depressione. Forse è
il clima, forse quel buio in gran parte dell’anno, forse anche la sensazione di
combattere per un mondo che scompare senza speranza. Il suicidio del ragazzo a
cui Elsa vuole bene ne è un esempio.
A fronte dei sami, ci sono gli altri, ‘i
cattivi’ fra cui c’è Robert Isakson. Sono quelli che chiamano i sami ‘lapponi
di merda’, che uccidono le renne per venderne la carne e lo fanno impunemente,
perché la polizia finisce sempre per archiviare i casi. Lo sanno tutti che cosa
fa Robert Isakson, perfino le prove sembrano essere evidenti, eppure se la cava
sempre, anche quando arriva a minacciare pesantemente Elsa.
I personaggi del romanzo sembrano figurine
di un presepe innevato, perché in realtà quello che giganteggia è proprio il
paesaggio- distese bianche, alberi che grondano neve, le sagome delle renne con
gli splendidi palchi di corna. “La ragazza delle renne” si legge con grande
interesse anche se ci lascia con una sensazione di freddo, senza appassionarci
veramente.
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