Vento del Nord
Ingvild Rishøi, “La porta delle stelle”
Ed. Iperborea, trad. Maria Valeria
D’Avino, pagg. 156, Euro 17,00
Premessa. Scrooge mi è sempre stato antipatico, le favole buonistiche di Natale non mi sono mai piaciute, neppure la classica “Christmas Carol” di Dickens. Avevo fatto una prima eccezione lo scorso anno con “108 rintocchi” di Yoshimura Keiko, che non era poi una vera e propria favola di Natale anche se lo spirito era quello, e ne faccio una seconda con “La porta delle stelle” della scrittrice norvegese Ingvild Rishøi, una breve storia deliziosa per vivacità, sentimento con un pizzico di tristezza e uno di allegria. E non fatevi trarre in inganno dal titolo che sembra promettere un’apertura sul paradiso- la Porta delle Stelle è una delle bettole dove alle due figlie capita spesso di andare a ripescare il padre.
Melissa ha diciassette anni, Rønia ne ha
dieci. Vivono con il padre a Tøyen, alla periferia di Oslo. È Rønia la voce
narrante che ci fa tenerezza e conquista subito il nostro cuore. Il padre è un
uomo affettuoso e- non c’è dubbio- ama molto le figlie, inventa nomignoli per
loro, si lancia in sogni impossibili insieme a Rønia, fantasticando su una
baita nella neve, con il fuoco acceso e lui che spala la neve fuori della
porta. Ma è un uomo che è incapace di tenersi un lavoro, prima o poi ricade nel
vizio dell’alcol, le bollette non pagate si accumulano, Melissa teme che
intervengano i servizi sociali.
Dapprima sembra un miracolo quando Rønia riesce a trovare un lavoro per il papà- si tratta di vendere alberi di Natale. Per un periodo troppo breve Rønia può sognare, gli armadietti di cucina si riempiono di provviste, mangiano spaghetti invece di cereali con il latte. Poi tutto finisce come le altre volte.
Con la forza della disperazione Melissa
riesce a farsi assumere al posto del padre ed entra in gioco tutto quello che
fa di questo racconto una ‘favola di Natale’ quando tutti i miracoli possono
succedere. Sono tante le persone gentili che le aiutano con discrezione, dal
custode della scuola che dà sempre una parte del suo pranzo a Rønia perché lei
ha dato il suo ad uno scoiattolo, al ragazzo che vende gli abeti insieme a
Melissa e che escogita maniere per guadagnare di più sfruttando la presenza di
Rønia per attirare i clienti (Rønia è troppo piccola per lavorare e i
sotterfugi per ingannare il proprietario sono esilaranti), allo sconosciuto che
regala un albero, il più bello, perché Rønia possa avere l’albero di Natale che
tanto desidera.
Non c’è una morale nella storia, i sogni
sono bilanciati da una cruda realtà, c’è l’amore che lega le sorelle tra di
loro e quello per il padre che, però, si alterna con attimi di disprezzo che
sconfina nell’odio quando, nell’ubriachezza, si mostra un uomo debole e
irresponsabile. Ma i miracoli possono sempre accadere, La Porta delle Stelle può veramente trasformarsi nell’ingresso di
un luogo pieno di luce e senza tristezza, dove il papà arriverà cercando il suo
Diamante e il suo Smeraldo e dovrà mettersi gli occhiali da sole- come dice
sempre- quando le vede.
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