Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Antonio Manzini, “Il passato è un morto senza cadavere”
Ed.
Sellerio, pagg. 564, Euro 17,00
Lo avevamo definito ‘antipatico’, il
vicequestore Rocco Schiavone, quando lo avevamo conosciuto per la prima volta
nel romanzo “Pista nera”, il primo della serie che lo vede protagonista.
Antipatico e scorretto. Scorretto lo è ancora, sembra che per lui non valgano
le regole a cui dovrebbe attenersi, non si fa problemi ad entrare in casa
altrui senza un mandato o a trattare qualcuno in maniera violenta per
costringerlo a parlare. Antipatico no, non lo è più. Forse perché abbiamo
imparato a conoscerlo, forse perché ha smussato alcuni lati del suo carattere,
forse perché sappiamo quale dolore e quale senso di colpa gli hanno fatto
perdere il gusto della vita. E comunque siamo contenti di ritrovarlo nel libro
appena pubblicato, “Il passato è un morto senza cadavere”, titolo sibillino che
comprendiamo leggendo.
Nella classifica tutta personale di ‘rotture’ (Rocco continua ad aggiungerne di nuove, perché, alla fin fine, tutta la vita è una grande rottura per lui), il ciclista morto su una strada di montagna è al decimo livello. È stato investito ed è caduto giù per un burrone. Nessuna traccia dell’investitore. Viene poi fuori che in realtà l’incidente mortale è stato provocato da un’automobile che lo seguiva- un assassinio, quindi. Il ciclista morto si chiamava Paolo Sanna ed era un tipo a dir poco misterioso. Originario di Ancona, nessun lavoro,una famiglia ricca alle spalle, aveva cambiato dimora innumerevoli volte prima di finire ad Aosta. Sembrava quasi che fosse perennemente in fuga e che volesse nascondersi. Quel qualcuno di cui aveva paura lo aveva finalmente raggiunto?
La trama non è semplice perché affonda in un passato che è difficile ricostruire. Difficile non solo perché sono passati tanti anni da quando chiaramente è successo qualcosa che però deve essere insabbiato. Che cosa? Il morto aveva dei tatuaggi sul corpo e altri suoi amici- ricercati con pazienza certosina in base a dei numeri telefonici trovati su un suo taccuino- ne avevano almeno uno uguale. C’era poi la stranezza della morte di quasi tutti questi amici, ancora giovani, in incidenti che, a ben vedere, sembravano costruiti ad arte. Ci sono delle tracce da seguire in questo ‘mystery’, come in una caccia al tesoro- i tatuaggi, un fiore velenoso su una tomba o accanto ad un morto, bare che non contengono nessun cadavere, lettere in una lingua che non è l’italiano…
Una seconda trama affianca questa prima- la
giornalista Sandra Buccellato è scomparsa. Rocco l’aveva vista al ristorante in
compagnia di un brutto ceffo e si era chiesto che cosa mai facesse insieme a
lui. Non è partita per una vacanza, al giornale non ne sanno nulla, i genitori
dicono che è in Francia ma Rocco è certo che stiano mentendo. Perché?
Se, nella prima indagine della trama, Rocco
era il solito Rocco, cinico, scorretto e distaccato, è ben diverso in questa
seconda. Rocco ha paura per la vita di Sandra e, nonostante quello che dice,
anzi, senza volerlo neppure riconoscere con se stesso, è innamorato di lei.
Ecco, allora, i suoi dialoghi con la moglie morta che lasciano presagire una
nuova rassegnazione, ecco la riflessione, abbandonata e poi ripresa, sul vivere
nel presente o nel passato. È l’inizio di un cambiamento, forse è arrivato il
momento di lasciar andare il passato, di far sì che anche quello di cui si può
godere nel presente non diventi passato.
Questa seconda trama ci distrae, forse,
dalla prima, ma ci obbliga a valutare il modus operandi di chi ha orchestrato i
delitti paragonandolo con il comportamento di Rocco- si può accettare una
giustizia riparatrice? E poi non sappiamo la sorte di Sandra, resteremo con il
fiato in sospeso fino al prossimo romanzo.
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