venerdì 30 agosto 2024

Cocco & Magella, “Omicidio al faro” ed. 2024

 


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  cento sfumature di giallo

Cocco & Magella, “Omicidio al faro”

Ed. Marsilio, pagg.231, Euro 18,00

   Lago di Como. Brunate, a poca distanza dal Faro Voltiano. Una bella villa. Due morti, marito e moglie, seduti sul divano e uccisi con un colpo di pistola alla nuca. Non devono essersi accorti di niente. Due altre persone presenti in casa al momento del delitto, la domestica e il figlio della coppia, 48 anni, afflitto da disturbi psichiatrici.

    La famiglia del notaio De Marchi non era una famiglia in cui i rapporti fossero facili. Erano molto ricchi, sì, ma tutti sapevano che il notaio aveva relazioni extraconiugali (i pettegoli dicevano che anche la domestica, a loro servizio da quando era una ragazzina, era stata una sua amante), che la moglie chiudeva entrambi gli occhi e che il figlio fosse in disaccordo con il padre. Perché il notaio voleva che il figlio Alessandro seguisse le sue orme e invece questi aveva un temperamento artistico e, di nascosto dal padre, si era iscritto all’Accademia di Brera, e poi per il notaio le inclinazioni sessuali del figlio erano inaccettabili, quasi un affronto personale. Era stato Alessandro a ucciderli? Lui non sa, non ricorda, aveva sentito delle voci, aveva sentito due forti rumori. Poi era arrivata la domestica che per prima cosa si era occupata di lui e gli aveva fatto un’iniezione.


    Il commissario Stefania Valenti, protagonista della serie scritta a quattro mani da Giovanni Cocco e Amneris Magella, si occupa del caso. Sembra che ci siano pochi dubbi su chi abbia ucciso i due De Marchi, anche le motivazioni paiono chiare, ma ugualmente Stefania vuole approfondire, incontra lo psichiatra che ha avuto Alessandro in cura fin dalle prime manifestazioni di una profonda depressione quando era molto giovane, legge i referti autoptici, ascolta la domestica che stravede per Alessandro vantandone le capacità artistiche, esamina i quadri dell’aspirante artista- ce n’è più di uno in cui è ritratto un giovane uomo molto bello, e ce n’è un altro molto intrigante e non finito del Faro Voltiano. Quello che l’uomo del ritratto (facilmente rintracciato, anche perché aveva incontrato spesso Alessandro a Brunate) racconta, è forse lo spaccato più lucido e reale della vita del giovane De Marchi e della sua personalità più complessa di quanto si possa pensare. Era una vittima Alessandro De Marchi? Aveva scelto una soluzione di comodo, rinunciando a vivere come avrebbe voluto? Non sarebbe stato capace di rinunciare agli agi a cui era abituato? E le sue crisi nervose, così temute in casa- erano vere? Oppure simulava? E fino a che punto? Le usava per manipolare gli altri?


     Alessandro De Marchi ha anche una sorellastra, figlia di un matrimonio precedente della madre. Per ironia della sorte è stata lei a seguire le orme di un patrigno che lei non amava e da cui non era amata. Che confidenze le aveva fatto sua madre? E l’eredità, a chi sarebbero andati i soldi del notaio e della moglie? La domestica sembra considerare la villa come sua proprietà…

   È interessante, la narrativa di questo romanzo, così pacatamente provinciale, così da acque calme di lago che nascondono chissà che, perché il commissario Stefania Valenti si fa da parte e noi apprendiamo del passato e presente della famiglia De Marchi da quattro angolazioni diverse- il medico ci parla con cognizione di causa di un paziente che conosce bene e a cui è affezionato, la sorellastra parla dei tre membri della sua famiglia con un distacco moderato, l’uomo dei ritratti è quello che conosce Alessandro più da vicino perché è suo amico dopo essere stato suo amante, il modo in cui la domestica parla di Alessandro  ci fa capire quanto visceralmente sia legata a lui.

   C’è poi un’indagine minore che serve quasi da sotto-trama, come qualcosa che accade sotto la superficie calma del lago- scompare una ragazza, era fidanzata, frequentava però anche un altro uomo. Si è gettata nel lago dal traghetto? Nessuno ha visto alcunché. Ha più di trent’anni- voleva nascondersi? È una storia in sottotono che sottolinea la complessità dei rapporti familiari.

    Un ‘giallo’ elegante nella sua semplicità, attento ai dettagli, senza sbavature.




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