giovedì 15 agosto 2024

Aslak Nore, “Il cimitero scomparso” ed. 2024

                                                                          vento del Nord

       cento sfumature di giallo

Aslak Nore, “Il cimitero scomparso”

Ed. Marsilio, trad.    pagg. 515, Euro 19,50

    Ci sono i Falck di Bergen e ci sono i Falck di Oslo. Quelli di Bergen sono impoveriti e vivono in una bella dimora solo perché Vera Lind, moglie vedova del capostipite Thor il Grande, gliela ha ceduta in affitto per una cifra simbolica. I Falck di Oslo abitano in una casa che sembra una piccola reggia, con una torretta e un grande rosone. È Olav- di questi Falck- che è a capo dell’associazione Saga i cui interessi e scopi sono varii, a volte dubbi anche se si ammantano sempre di un fine superiore a tornaconti personali, è piuttosto la sicurezza della Norvegia che sta loro a cuore. L’altro Falck, Hans, è un socialdemocratico, un medico famoso per aver salvato molte vite, per essersi unito ad imprese umanitarie che lo hanno portato in Libano- era là durante il massacro di Sabra e Shatila, in una scena iniziale lo vediamo portare in salvo un neonato a rischio della sua stessa vita- e poi in Afghanistan. E poi c’è Vera, madre di Olav, che muore suicida gettandosi in mare prima che l’azione del romanzo abbia inizio. C’è un testamento che non si trova, c’è un romanzo, “Il cimitero del mare”, scritto da Vera e sequestrato dalla polizia nel 1970, prima che potesse essere dato alle stampe. E c’è un disastro marittimo avvenuto nell’ottobre 1940.


    Il 9 aprile 1940 i tedeschi avevano invaso la Norvegia, il legittimo governo andò in esilio e le autorità delle forze di occupazione nominarono un governo collaborazionista. Nell’ottobre di quell’anno la SS Princesse Ragnhild, uno dei traghetti della Hurtigruten che ogni giorno navigava (e naviga) lungo la costa da Bergen a Kirkenes, affondò- dei 90 norvegesi e dei 300 soldati tedeschi che erano a bordo morirono circa 300 persone senza contare i membri dell’equipaggio. Sulla Princesse Ragnhild c’era anche l’armatore Thor Falck, con la moglie Vera e il figlio neonato Olav. Loro due si salvano, Thor affoga.

    “Il cimitero del mare” è un romanzo di così ampio respiro che, non solo è impossibile, ma non sarebbe neppure giusto tentare di riassumerlo. Si può solo cercare di dare un’idea di una trama che si sposta dalla Norvegia al Medio Oriente, che è ricca di segreti, di complotti familiari (perché Vera è stata ricoverata in una clinica psichiatrica e poi interdetta dal suo stesso figlio? Perché ha ritirato il testamento il giorno prima di morire? e perché si è gettata in mare dallo Strapiombo?), di tradimenti, di sepolcri imbiancati a calce, di gelosie, di figli prediletti (è Alexandra e non il figlio maschio la prediletta di Olav), di storie di amore, sì, anche storie di amore. E soprattutto di quello che è il massimo valore- la fedeltà alla famiglia, a qualunque costo, la famiglia prima di ogni altra cosa.


    Quanto a “Il cimitero del mare”, questo è più propriamente il titolo del romanzo confiscato, nascosto, smarrito e ritrovato di Vera Lind, un romanzo dentro il romanzo, la vera (sarà un caso che lei si chiami Vera?) storia dell’affondamento della Princesse Ragnhild che la Storia ufficiale dichiarava colpita da una mina britannica. Per appurarlo resteremo con il fiato sospeso mentre un giornalista di grande fascino, dal passato burrascoso nei servizi segreti e con un conto in sospeso con Olav Falck, si cala a trecento metri di profondità per esaminare il relitto, indossando uno scafandro modernissimo che dovrebbe essere del tutto sicuro. Vera aveva ragione. Su tutto. Quello che Johnny Berg trova in una cabina è il tassello mancante. Il finale del romanzo scoppia a sorpresa come un fulmine. In un lampo capiamo anche noi tante cose, ma questa è l’ultima pagina. Dovremo attendere il prossimo romanzo- per fortuna c’è un altro romanzo a seguire, già pubblicato all’estero, “Gli eredi dell’Artico”.


   È impossibile staccarsi dalle pagine del libro di Aslak Nore (figlio dello scrittore Kjartan Fløgstad, ha studiato a New York e ha militato nel battaglione d’élite norvegese Telemark in Bosnia prima di lavorare come giornalista in Medio Oriente e in Afghanistan) perché, pur romanzando un fatto realmente accaduto, alza il sipario sulla posizione della Norvegia durante la guerra mondiale, passa da quella ‘vecchia’ guerra a quelle nuove in Medio Oriente, è un ottimo noir e, insieme, una saga famigliare secondo la migliore tradizione.




   

    

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