mercoledì 19 aprile 2023

Patrick Hamilton, “Schiavi della solitudine” ed. 2023

                          Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda



Patrick Hamilton, “Schiavi della solitudine”

Ed. Fazi, trad. Isabella Zani, pagg. 304. Euro 20,00

 

     Ah, l’impagabile piacere di leggere una ‘British novel’! perché è innegabile che “Schiavi della solitudine” sia un romanzo britannico, anche se ora devo affrontare la difficoltà di chiarirne il perché.

    Per l’ambientazione, prima di tutto. Una pensione dal nome decisamente britannico, Rosamund Tea Rooms. L’unico romanzo che mi viene in mente e che si svolge in una pensione in Italia, è stato scritto da un inglese- è il delizioso “Una stanza con vista” di E. M. Forster.

   Per i personaggi. Una pensione è un microcosmo che offre la possibilità di raggruppare una serie di personaggi che hanno in comune la solitudine- se non fosse così, avrebbero una casa loro e una famiglia. E tra i personaggi ci sono sempre un paio di anziane signorine, qualche vecchietto strambo, qualche donna che, per età, può essere definita con il desueto termine di ‘zitella’, l’occasionale giovanotto e, infine, la padrona della pensione, che appare ai margini, impegnata a difendere la rispettabilità di quell’alloggio.

   Per lo stile, raffinato e mai sboccato, preciso, tinto di umorismo lieve ed ironia, colmo di empatia per questi protagonisti che vivono ai margini della vita.


    Ha un nome e un cognome sgradevoli, il personaggio principale di “Schiavi della solitudine”. Si chiama Enid Roach. Cockroach è la parola inglese per scarafaggio- facile immaginare come il suo cognome passasse di bocca in bocca tra gli studenti, quando insegnava, trasformandosi in un dileggiante ‘blatta’ o perfino ‘vecchia blatta’. Quando, alle Rosamond Tea Rooms, la situazione degenererà e quel vecchio soprannome balzerà di nuovo fuori, sarà un brutto colpo per lei. Miss Roach ha trentanove anni, lavora ancora a Londra presso una casa editrice ma si è rifugiata nella cittadina di Thames Lockdon dopo i pesanti bombardamenti. È il 1943, sono molti i soldati americani di stanza in Inghilterra. Un incontro casuale di Miss Roach con uno di questi, il tenente Pike, dà inizio ad un flirt su cui lei si illude, pensa anche che lui le abbia chiesto- tra i fumi dell’alcol- di sposarlo. Saprà dopo che non lo ha chiesto solo a lei. E comunque Miss Roach ha un sussulto di giovinezza, incomincia ad uscire la sera per incontrare il tenente al pub e bere insieme a lui. Finché la coppietta diventa un triangolo, quando pure Vicki, l’amica tedesca di Miss Roach, prende in affitto una stanza nella pensione.

     Miss Roach pensava di essere stata generosa, offrendo la sua amicizia ad una tedesca in tempo di guerra, quando tutti guardavano storto i tedeschi, sospettando che ognuno di loro potesse esser una spia, o comunque simpatizzasse con i nazisti. Verrà ricambiata molto male dall’amica che ne farà oggetto di frecciate malevole, aizzando contro di lei anche il già sgradevole vecchietto a cui piaceva punzecchiarla.


   “Schiavi della solitudine” è una commedia amara che sembra essere la controparte di “Camera con vista” dove l’amore sbocciato tra le stanze della pensione aveva un lieto fine, le chiacchiere intorno al tavolo da pranzo avevano la leggerezza di una vacanza e il paesaggio era quello soleggiato delle colline toscane. Nel romanzo di Hamilton c’è solo un ultimo sogno d’amore che dura un attimo, lo scambio di battute è spesso malevolo e per lo più sotto l’influsso di abbondanti libagioni, il colore che prevale è il grigio- quello delle macerie che ingombrano le strade di Londra, dell’aria, degli abiti, del cibo stesso. E il rombo degli aerei in volo non ci lascia mai dimenticare che c’è una guerra in corso.

    A chiusura del libro una bella postfazione di Doris Lessing ci parla di questo scrittore (nato nel 1904) ingiustamente dimenticato.



  

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