Casa Nostra. Qui Italia
romanzo autobiografico
Andreea Simionel, “Male a Est”
Ed.
Italo Svevo, pagg.265, Euro 18,00
Una città in Romania. Il nome della città
lo sapremo molto dopo, quando la ragazzina che è l’io narrante non vive più in
Romania ma in Italia ed è inutile dire da dove viene- non la capiscono, glielo
fanno ripetere, lo pronunciano sbagliato. Botoşani. La città che ha dato i
natali al poeta Mihai Eminescu che viene citato di continuo, una città con dei
nomi molto belli per le strade, Strada della Pace, dove abitano loro, dove è
difficile attraversare, Strada della Primavera…
Una famiglia di tre persone- la madre e due
figlie- perché il padre è andato a lavorare a Torino, in Italia.
La prima metà del libro di Andreea Simionel
è ambientata in Romania- la scuola, i compagni di scuola, le incursioni nel
cimitero che è dietro la Strada della Pace, i piccoli litigi tra le sorelle, i
messaggi che mandano al padre sul cellulare, i pacchi che arrivano dall’Italia,
attesi con ansia, scartati con gioia sia che contengano cibo (sembra sempre
squisito, ‘viene dall’Italia’) o articoli di vestiario. È la madre che sente di
più l’assenza dell’uomo di famiglia, che chiede che lui ritorni- due anni sono
stati lunghissimi. Quando lui ritorna, lo accoglie come un innamorato.Eminescu
Poi la partenza. Ritorneranno tutti con lui
in Italia. Anche il cane, sì, anche il cane avrà i documenti per andare a
Torino. L’aereo costa caro, il viaggio è lungo e scomodo.
Torino. E qui il sogno si infrange. Dapprima
c’è l’abbuffarsi di tutte le novità, compreso il cibo spazzatura. Dopo viene lo
scontro con le difficoltà, con l’essere stranieri ed estranei, con l’essere
messi al margine di tutto. A scuola, prima di tutto. Andreea non frequenterà la
scuola media, come avrebbe fatto in Romania. In Italia ci sono cinque anni di
elementari. E poi non sa la lingua. No, non è stupida, ci vuole tempo per
imparare. Dopo otto mesi tutti si meraviglieranno di come parli bene, senza
accento. Ci sono poi i litigi in famiglia, per i soldi che non bastano, perché
il padre china la testa sul lavoro e non sa farsi valere, perché quello che
sembrava bello dentro i pacchi quando li ricevevano i Romania, non lo è più a
Torino quando tutti i compagni di scuola riconoscono che viene dal mercato di
Porta Palazzo. Non è facile ambientarsi.Botoşani.
È la sua propria esperienza che Andreea
Simionel racconta, in “Male a Est”. E la racconta nella lingua che ha fatto sua
con fatica e che usa in una maniera tutta personale in uno stile secco,
asciutto, dalle frasi corte e brusche come di chi ha le idee ben chiare di che
cosa vuole dire. E niente come questo tono brusco velato di ironia potrebbe
rendere meglio il contrasto tra due tempi e due stili di vita, tra il sogno e
la realtà, tra un mondo di certezze e la destabilizzazione causata da chi vive
nelle sue proprie certezze e neppure fa lo sforzo di capire ‘l’altro’, lo straniero,
la bambina che si chiama Andreea con due e
e quello è un nome femminile nel paese da dove viene.
Un bel romanzo, da leggere perché non
esiste una sola verità e neppure una sola realtà, ‘l’altro’ è qui con noi ed è
il nostro futuro.
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