Voci da mondi diversi. Corea
Hwang Sōk-yŏng, “Il signor Han”
Ed.
ObarraO, trad. Andrea De Benedittis, pagg. 144, Euro 14,00
Storia di un uomo, che per ora chiameremo solo ‘signor Han’, come nel
titolo di questo breve romanzo- una cronaca
dice il titolo originale- dello scrittore coreano Hwang Sōk-yŏng
Storia di una tragica guerra, quella che
durò tre anni in Corea- dal 1950 al 1953.
Storia di un paese che nel 1945 era stato
spezzato in due, con un tratto di demarcazione al 38° parallelo.
Storia vera perché ispirata alla vita dello zio materno dell’autore, medico a P’yŏngyang, nonché alla sorella di questi, madre di Hwang Sōk-yŏng. Da parte sua lo scrittore, nato in Manciuria nel 1943, visse e crebbe a Seoul dove i suoi genitori si erano trasferiti quando lui aveva quattro anni, lasciando il resto della famiglia nella Corea del Nord.
Storia vera perché anche la traumatizzante
esperienza personale di Hwang Sōk-yŏng entra nel romanzo- lui stesso, come
avviene al signor Han, fu condannato a ben sette anni di reclusione quando fu
considerato colpevole di crimini contro la sicurezza nazionale al suo rientro
nella Corea del Sud dopo essersi recato a P’yŏngyang su invito della
Federazione della Letteratura. In totale isolamento, Hwang Sōk-yŏng aveva fatto
lo sciopero della fame per ben diciannove volte, aveva perso quattordici denti,
aveva cercato di continuare a leggere ma poi si era arreso, dimenticando
perfino le parole della sua lingua. Fino a risorgere, con uno sforzo di volontà
eccezionale, per non diventare un relitto.P’yŏngyang oggi
Un relitto. È così che ci appare il signor
Han quando lo conosciamo, all’inizio del libro. È il 1971 e lui abita da tre
anni in una vecchia casa dove alloggiano altre quattro famiglie. Ha un aspetto
miserando, cicatrici sul viso, soffre di insonnia, è spesso ubriaco, tutti lo
evitano. Qualcuno ha visto, nella sua stanza, una fotografia in cui il signor
Han, ben vestito e giovane, ha al suo fianco una donna molto bella e due
bambini. Adesso è giunta l’ultima ora per il signor Han. Mentre i vicini
speculano per impossessarsi della sua stanza, il fratello e un amico
tratteggiano una prima immagine di questo eroe misconosciuto. Un uomo che ‘era
troppo severo con tutti, anche con se stesso’ (prima di tutto con se stesso,
come vedremo), che ‘si è sempre fatto carico dei mali di tutto il mondo’, che
‘era inevitabile che finisse vittima di un mondo di carnefici come il nostro’.
Torniamo indietro nel tempo, un salto
brusco che ci presenta il dottor Han Yŏng-dŏk, già professore del Collegio di
Medicina di P’yŏngyang ed ora medico presso l’Ospedale del Popolo. È proprio
lui, il signor Han, ma un altro uomo, in un altro luogo e in un altro tempo,
stimato ginecologo e chirurgo. C’è grande agitazione intorno a lui, la maggior
parte dei suoi colleghi sono stati mobilitati, i nemici avanzano, l’ospedale
trabocca di feriti. Ecco, come veniamo a conoscere il dottor Han. Per lui i
feriti sono tutti uguali, lui non accetta di dare la precedenza ai membri del
Partito, sta operando una bambina che ha una scheggia nell’addome, per lei
sottrae la morfina e le garze, non si cura delle conseguenze. Ci saranno
conseguenze, di tutto il suo comportamento, del suo estraniarsi dalla politica,
della sua onestà, della sua integrità. Sfuggirà ad una esecuzione di massa dopo
un arresto, fuggirà al Sud e qui- paradossale- sarà accusato di essere una spia
del Nord. Si adatterà a fare da copertura, con il suo titolo, in uno studio di
sedicenti medici che sono dei macellai. E poi…e poi…finirà come abbiamo visto,
diventerà il signor Han.Seoul oggi
Soltanto in apparenza il signor Han è un
vinto. È lui il vincitore, l’eroe misconosciuto che si piega sotto le torture,
ma è solo il suo corpo che si piega, straziato, non il suo spirito. Muore
l’ometto alcolizzato e solo, non muore il grande uomo che non è mai venuto meno
al giuramento che ha fatto di salvare le vite umane qualunque sia il prezzo
personale che deve pagare. Il signor Han ci dà una lezione di coraggio, di
umanità, di generosità.
Da
leggere.
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