venerdì 15 ottobre 2021

Tsumura Kikuko, “Un lavoro perfetto” ed. 2021

                                                       Voci da mondi diversi. Giappone

      romanzo di formazione

Tsumura Kikuko, “Un lavoro perfetto”

Ed. Marsilio, trad. Francesco Vitucci, pagg. 315, Euro 314

 

     Lavora con passione, la protagonista del romanzo di Tsumura Kikuko, per essere una persona che ha esplicitamente detto di essere in cerca di un lavoro poco impegnativo, senza possibilità di carriera e fuori dal gioco di competizione, qualcosa di semplice e anche vicino a casa. Lei è tornata a vivere con i genitori, dopo essersi licenziata per un esaurimento nervoso. E la consulente del lavoro a cui si rivolge, la signora Masakado, ha una pazienza infinita e la capacità di immedesimarsi nelle persone che si rivolgono a lei- uno dopo l’altro le troverà cinque lavori ‘perfetti’ per le sue esigenze, senza lasciarsi scoraggiare dal fatto che puntualmente lei si ripresenti dopo essersi licenziata, comprensiva sulle sue motivazioni.

   Il primo lavoro ha qualcosa di inquietante nella sua immobilità: la protagonista/io narrante deve sorvegliare uno scrittore messo sotto controllo con videocamere perché sospettato di attività di contrabbando. Significa entrare di nascosto nella vita di un altro e- questo è l’aspetto buffo- lasciarsene influenzare, tanto da imitarlo in quello che fa o sperimentare i cibi da lui preferiti.


Un lavoro a tempo determinato è perfetto per la nostra protagonista senza nome, le permette di non stancarsi di quello che fa, di girare pagina e sperimentare qualcosa di nuovo. Nel secondo lavoro il suo compito è quello di scrivere annunci pubblicitari che verranno registrati e trasmessi su una linea di autobus: è un impiego che richiede una certa inventiva, capacità che lei si scopre di avere. Ed acquista anche maggior rilievo quella tenue traccia di mystery che era già apparsa nel racconto di ‘spionaggio’.


“I cracker di riso”
è, sotto tutti i punti di vista, il più godibile dei capitoli, quello che vede dispiegarsi la fantasia della protagonista che deve inventare nuovi contenuti per le confezioni di cracker di una nota marca. Lei non sembra affatto stressata, anche se- come osserviamo- si lascia coinvolgere sempre di più, perché- lo capiamo benissimo- è lei che è fatta così, che reagisce così davanti ad uno stimolo più o meno intellettuale. Ed incomincia a capirlo anche lei, ad apprezzare quello che c’è di positivo in qualunque esperienza. Questo terzo lavoro, poi, porta lei (e noi) ad assaggiare nuovi gusti e nuove ricette.

     Il lavoro seguente è l’opposto della sedentarietà del primo- andrà in giro ad attaccare manifesti- e l’ultimo, infine, rappresenta un bel cambiamento anche se si prospetta in modo un po’ oscuro- sa solo che è un lavoro semplice da svolgersi in un capanno nel bosco. Sarà semplice, sì, ma anche in questo lei ci mette del suo, ci sarà uno sviluppo imprevisto e un’altra traccia ‘mystery’, e comunque lei ne uscirà gratificata. Sarà come se ritrovasse la luce, dopo l’oscurità metaforica del bosco.


    Da uno spunto iniziale che poteva sembrare irrilevante, con una costruzione narrativa che presentava la difficoltà di un racconto frammentato e slegato, rielaborando probabilmente esperienze personali (Tsumura Kikuko è stata vittima di molestie sessuali nel suo primo posto di lavoro e si è licenziata dall’impiego che aveva occupato per dieci anni accusando una sindrome da “burn out”), la giovane scrittrice (è nata nel 1978 e ha vinto il primo premio letterario nel 2005) ci ha regalato un romanzo di formazione decisamente originale con una protagonista che ci ispira tenerezza e ci diverte anche, per la sua ingenuità, per la sua freschezza, perché si sottovaluta, perché è curiosa e aperta a nuove esperienze e a nuove conoscenze. In questo singolare ‘viaggio’ attraverso diversi lavori, impara a conoscere meglio se stessa e a lasciar entrare gli altri nella sua vita (noi impariamo anche molto della cucina giapponese, se ci convinca o no…sarebbe da provare).

E non trascuriamo il bel personaggio della signora Masakado: ce ne fossero di consulenti del lavoro come lei!

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