lunedì 18 ottobre 2021

Therese Anne Fowler, “Un bel quartiere” ed. 2021

                        Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America



Therese Anne Fowler, “Un bel quartiere”

Ed. Neri Pozza, trad. Ada Arduini, pagg. 363, Euro 18,00

 

   Carolina del Nord. Lui, Xavier Alston-Holt, ha la pelle nera e i capelli ricci biondo scuri. Lei, Juniper Whitman, è bianca, lunghi capelli castani. Ci possiamo aspettare altro che tragedia da una storia che li coinvolge?

    Oak Knoll è un quartiere signorile in una cittadina della Carolina del Nord- le case costano meno che in un’altra zona molto ambita e però vi si respira un’aria di vecchia signorilità, ha il fascino dell’antico. E forse il nome è dovuto proprio alla gigantesca quercia nella proprietà di Valerie Alston-Holt, un albero che avrà un ruolo importante nel precipitare degli eventi.

Brad Whitman, dei Climatizzatori Whitman, ha fatto abbattere la casa sul terreno che ha comprato per costruire un’abitazione nuova, dotata di tutte le modernità più costose, e c’è pure annessa una piscina. È un self-made man, orgoglioso di quello che ha raggiunto- il suo volto appare in televisione (gli Alston-Holt non hanno il televisore, per loro lui è uno sconosciuto), guida una Maserati, ha agganci importanti e se ne vanta. Ha anche una famiglia perfetta, una bella moglie e due figlie, la diciassettenne Juniper e la piccola Lily. In realtà Juniper è solo figlia della moglie di Brad che ha avuto una giovinezza scapestrata ed è stata felice di aver conquistato il cuore di un uomo ricco e generoso. Chissà perché avvertiamo che non è tutto oro quel che luccica? E, tanto per incominciare, Brad ci è antipatico fin dal suo esordio, quando, vedendo Xavier nel giardino vicino, dà per scontato che sia un garzone o un subalterno di qualche tipo e gli chiede sfacciatamente se può fare dei lavoretti per lui.


    Tutto quello che segue è piuttosto prevedibile. I pregiudizi dei Whitman si scontrano con la luminosa superiorità di Valerie, professoressa di silvicoltura, attenta all’ecologia, animatrice di un Bookclub che si riunisce mensilmente in casa sua. Suo figlio Xavier non è da meno, ha proprio tutto: alto, bello, intelligente, vincitore di una borsa di studio per studiare musica all’università di San Francisco (è un appassionato di chitarra classica, niente a che fare con jazz o blues, il tipo di musica che si associa generalmente ai neri). Il marito di Valerie (ennesimo pregiudizio, Brad Whitman mette in dubbio che lei sia mai stata sposata) era un bianco, la sua morte prematura ne aveva fatto una vittima della discriminazione.

    Un’altra cosa va detta per capire il crescere della tensione e l’inevitabilità di quello che succederà. Juniper, sollecitata dai genitori che temono possa succedere a lei quello che è successo a sua madre, aderisce al Purity Program della Chiesa: le ragazze promettono al padre di non avere rapporti prima del matrimonio. È come una terribile cintura di castità che ai nostri giorni mette i brividi. Confesso di aver avuto un moto di repulsione nel percepire l’ambiguità incestuosa nelle fotografie di padri e figlie scattate durante la cerimonia della Promessa.

    L’epilogo sarebbe stato lo stesso, ma c’è qualcosa che si aggiunge alla difficoltà della storia d’amore. La quercia. L’albero gigantesco le cui foglie Valerie monitora regolarmente sta morendo. I Whitman hanno costruito senza rispettare le distanze fissate dalla legge, è l’abuso di cemento della loro casa che ha danneggiato le radici dell’albero. Chi, se non Valerie, può saperlo? Fa causa a Brad Whitman e all’impresa edilizia. E Brad gioca sporco, possiamo aspettarcelo.


    Una voce narrante esterna ci racconta di questa tragedia che ha qualcosa di scespiriano e qualcosa del “Matrimonio americano” di Tayari Jones nelle pagine dell’incarceramento di Xavier. La singolarità di questa voce è che sembra quella di un coro- riporta i pensieri, le chiacchiere, le ipotesi, i giudizi, le impressioni di un ‘noi’ che è l’intero vicinato che prende parte a quanto accade. Quanto è obiettiva questa voce? Più che se fosse quella di una sola persona, perché più varia. E…proprio un bel quartiere.

    Un romanzo che si legge d’un fiato. Anche se ha qualcosa di scontato, ci riempie di tristezza e di indignazione, ci colpisce per il contrasto tra la ventata di novità che vi si respira tra i personaggi di colore e il persistere di un bieco malanimo, di una convinzione di errata superiorità, di disprezzo da parte dei bianchi- come se i tempi fossero ancora quelli di prima delle leggi Jim Crow.

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