Voci da mondi diversi. Birmania
Journal-Gywa Ma Ma Lay, “La promessa di Yumi”
Ed. ObarraO, trad. Giulia Masperi, pagg. 240, Euro 16,00
Questo è l’antefatto storico del romanzo “La promessa di Yumi” della scrittrice birmana Ma Ma Lay di cui la casa editrice ObarraO, con il suo occhio attento all’Oriente, ci ha già fatto conoscere “La sposa birmana”.
Ad anni di distanza dalla fine della guerra la giapponese Yumi viene a sapere dal padre morente che ha un altro figlio in Birmania. La madre di Yumi era morta dandola alla luce e lui, un ufficiale dell’esercito nipponico di stanza in Birmania, si era risposato laggiù ma non aveva neppure potuto conoscere il bambino che era nato da quell’unione. Era stato preso prigioniero e, quando era stato rilasciato, il suo fisico era gravemente provato- non era mai potuto partire per andarlo a cercare, lasciava questo incarico a Yumi. E Yumi parte, con tanto entusiasmo e affetto per un fratello di cui non sa nulla, pronta ad amarlo incondizionatamente. È riuscita ad avere un incarico di docente di giapponese all’università di Mandalay, con molta fortuna rintraccia il fratello che, dopo un’infanzia infelice, è stato preso sotto la protezione di un professore universitario che lo considera il suo fratello minore. Ora sta frequentando l’accademia militare, vuole diventare un soldato per essere pronto a combattere nel caso la Birmania sia di nuovo invasa dai giapponesi.
Questo è il chiodo fisso del ragazzo,
Maung Maung. Ed è comprensibile- è stato sempre vittima di scherno e di pesanti
offese, rivolte non solo a lui ma anche a sua madre. La sua reazione nei
confronti di Yumi non poteva essere diversa- Maung Maung nutre un odio
viscerale verso il Giappone, i giapponesi e tutto quello che è giapponese.
“La promessa di Yumi” è un romanzo per certi versi meno riuscito de “La sposa birmana” e per altri, invece, ancora più interessante. La strategia psicologica impiegata da Yumi per conquistarsi l’affetto del fratello ci pare ingenua e palesemente destinata all’insuccesso. La reazione del giovane davanti alle attenzioni esagerate di Yumi è un rifiuto categorico. Se già era maldisposto verso i giapponesi, colpevoli di aver usato violenza non solo a quello che per lui è il suo paese ma anche alla madre di cui non ha memoria nella persona dell’uomo che lo ha generato, adesso, oggetto di quello che pare essere un corteggiamento piuttosto goffo e per lui inspiegabile, è più che mai astioso e apertamente maleducato e offensivo nei confronti di Yumi.
Se le pagine che raccontano i tentativi di
Yumi di modificare l’atteggiamento di Maung Maung, che sono anche uno sforzo
per considerare il passato da un’altra prospettiva, possono essere perfino
irritanti, ben diverse sono quelle che ci conducono con Yumi e il ‘fratello
maggiore’ di Maung Maung alla scoperta della
Birmania e della sua cultura, ascoltando miti, apprezzando la cucina,
gli abiti, i colori, visitando gli strabilianti templi di Bagan, guardando le
statue del Budda ricoperte da lamine d’oro, prestando attenzione alle dottrine
del Budda- un invito alla tolleranza, all’altruismo e alla compassione, che è
poi il messaggio importante del libro.
Con l’instaurarsi della nuova dittatura
questo non è il momento migliore per progettare un viaggio in Birmania, ma la
lettura del romanzo di Ma Ma Lay è una preparazione illuminante per una
possibile visita alla Terra d’Oro.
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