sabato 15 maggio 2021

Adania Shibli, “Un dettaglio minore” Ed. 2021

                                             Voci da mondi diversi. Palestina


Adania Shibli, “Un dettaglio minore”

Ed. La Nave di Teseo, trad. Monica Ruocco, pagg. 144, Euro 17,00

 

   Estate 1949. È passato un anno dalla guerra arabo-israeliana da cui sarebbe nato lo Stato di Israele- guerra di indipendenza per gli israeliani e nakba, catastrofe, per  i 700.000 palestinesi cacciati dalla terra su cui avevano vissuto generazione dopo generazione. Un manipolo di soldati israeliani esplora il deserto del Negev per individuare eventuali accampamenti arabi. Tra le dune sorprendono un gruppetto di beduini con i loro dromedari- tutti vengono uccisi. Una ragazza viene portata via piangente.

    Sono due le narrative in questo smilzo romanzo della scrittrice palestinese Adania Shibli. In due tempi diversi e tuttavia una il prosieguo dell’altra o forse anche lo specchio dell’altra, uno specchio che riflette, in maniera non precisa, leggermente distorta, quello che accade nella prima. La prima narrativa è in terza persona e il protagonista è il comandante dei soldati. L’io narrante della seconda è una giovane donna palestinese che inizia una ricerca su quel lontano episodio, un dettaglio minore della guerra, perché la data in cui la ragazza araba è stata uccisa (e non svelo niente, era chiaro che sarebbe successo) corrisponde al giorno della sua nascita, con uno scarto di venticinque anni.


    L’ambientazione è la stessa. Deserto, dune di sabbia, caldo soffocante. Una personalità ossessiva, quella del comandante, scrupoloso nelle sue abluzioni che vengono descritte ripetitivamente. Anche la giovane palestinese della seconda parte del libro ha le sue ossessioni. Soprattutto è piena di angosce e sopraffatta dalla paura ogni volta che deve affrontare un militare israeliano. In più c’è qualcosa di kafkiano nella burocrazia tra cui deve disbrigarsi per poter passare da una zona all’altra e per noleggiare un’auto. C’è anche un cane in entrambe le narrative. Abbaia di continuo nella prima, sembra quasi voler difendere la ragazza presa prigioniera e, quando sentiamo il latrato di un cane nella seconda, ci sembra quasi che debba essere il fantasma dell’altro, riapparso per ricordare un’ennesima morte che è stata un altro dettaglio minore. Così come, quando la protagonista si ferma per fare benzina, l’odore che punge le sue narici richiama quello, soffocante, che aleggiava intorno alla beduina, dopo che le avevano cosparso la testa di benzina prima di tagliarle i capelli, per eliminare i pidocchi. Era stato tutto un seguito di piccole violenze su di lei, tutti dettagli minori, prima di arrivare alla fine. Spogliata a forza (è vero, puzzava), messa sotto il getto dell’acqua e obbligata a lavarsi davanti a tutti quegli occhi vogliosi, rivestita con dei pantaloncini (lei, che era stata ricoperta interamente dalla tunica che la sottraeva agli sguardi maschili), e poi…


   Dromedari dallo sguardo innocuo, cani aggressivi, insetti- c’è una presenza di animali nel romanzo di Adania Shibli che paiono sottolineare significati o alludere a motivazioni o appesantire l’atmosfera. Nella notte in tenda il comandante israeliano era stato punto da qualcosa, uno scorpione, forse? Una puntura nella coscia a cui lui cerca di non badare, su cui spalma un unguento, che fascia con una garza, che butta fuori pus. È il veleno dello scorpione che gli causa disturbi visivi e malori? Dobbiamo pensare che si alluda ad un altro veleno, quello dell’odio e dell’inimicizia fra i due popoli? Dopo la puntura il comandante perlustra ossessivamente la tenda schiacciando tutti i ragni o gli insetti che vede. E anche nella seconda parte appaiono ragni, anche se meno fastidiosi.

    Nella sua brevità “Un dettaglio minore” ha un impatto forte sul lettore. Forse proprio perché è così scarno, così avaro di sovrabbondanza. Quello che resta- i nomi non dei personaggi ma dei villaggi spazzati via, il paesaggio spoglio, il Muro, i check-point, la violenza che è un dettaglio minore, la paura, la paura, la paura- aumenta la tensione nell’aspettativa di quello che inevitabilmente accadrà. 

Il passato si riflette nel presente.    

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