Voci da mondi diversi. Europa dell'Est
Iris Wolff, “La sfocatura del mondo”
Ed. Rizzoli, trad. Pugliano e Tortelli, pagg. 240, Euro
18,00
Il luogo: il Banato. Regione nel cuore
dell’Europa, angolo settentrionale della Romania confinante con Ungheria,
Serbia, ex-Jugoslavia. Per breve tempo fu indipendente, la capitale storica è Timişoara,
oggi in Romania. Per la sua peculiare posizione geografica i suoi abitanti sono
di molte etnie e di molte lingue.
Il tempo: oltre la metà del ‘900 anche se,
per molti versi, le scene sembrano essere ambientate due secoli prima.
I personaggi: quattro generazioni di una
famiglia, sette persone contornate da altri personaggi minori.
La prospettiva e anche la visuale:
immaginate di guardare in un caleidoscopio dove vedete qualcosa, fate girare il
cilindro, le tessere si spostano e si ricompongono in un’altra scena che ha
qualcosa della precedente, ma è diversa. E così via. Il tutto sempre un poco
sfocato, il tutto che pare durare un attimo.
Una supplica all’inizio del libro, “Lasciami il bambino”. È la muta preghiera di una donna che sta andando, in slitta e sotto la neve, in ospedale: teme di perdere il bambino che aspetta. E dire che il medico, più tardi, la minaccia severamente pensando che si sia procurata quell’aborto che lei, invece, vuole evitare. L’aborto è proibito in Romania. Tre mesi dopo nascerà Samuel, il protagonista del romanzo.
Samuel sarà messo a fuoco più avanti nel libro,
un bambino che impara tardi a parlare, che vive in un mondo suo, incoraggiato
dalla mamma, Florentine, che è la prima ad apparire sulla scena, insieme al
marito, pastore evangelico che ha scelto la religione perché non era abbastanza
bravo da fare il calciatore (e gli pare impossibile che a suo figlio il calcio
non interessi affatto). Florentine e Hannes hanno spesso ospiti (uno di questi
riapparirà ad anni di distanza, per una di quelle coincidenze incredibili della
vita), il che è motivo di sospetto, perché- di che cosa parlano?
E la politica irrompe brutalmente nel romanzo che pareva idilliaco. Avevamo avuto sentore del pericolo con il vicino di casa Konstanty, con l’accenno che dapprima pochi e poi tanti argomenti dovevano essere evitati quando lui veniva a casa di Florentine e Hannes con la moglie e la figlia. E comunque le pagine in cui Hannes viene interrogato dalla Securitate, così come quelle in cui Konstanty dichiara che “Il partito non commette errori” e rivela che “confessano tutti. Ognuno ha qualcosa da confessare. Tutti vogliono essere colpevoli”, segnano un ‘prima’ e un ‘dopo’ nel romanzo.
Il ‘dopo’ seguirà l’avventuroso viaggio con
aereo ad elica di Samuel che aiuta un amico a fuggire dal drago, dal ‘Genio dei Carpazi’, dal Conducător che sostiene di
avere un tenore di vita modesto, di essere sensibile, garbato, tollerante,
interessato all’arte. La descrizione della situazione che Samuel e l’amico si
lasciano alle spalle tocca punte di alta ironia: questo è un paese perfetto in
cui c’è chi ti aiuta ad evitare i peccati. Avarizia e tirchieria, ad esempio,
sono impraticabili per la penuria di merci. L’invidia e la gelosia sono escluse
perché niente appartiene a nessuno. Restano purtroppo l’accidia, la viltà e
l’ignoranza.
Troncati i legami con la Romania (Samuel non riceverà mai risposta alle lettere che manda alla ragazza che ama, figlia di Konstanty), la vita in Germania riserba un dramma e poi…crollò il muro. Chissà fino a quando le parole ‘crollò il muro’ faranno apparire in un caleidoscopio un’immagine ben precisa, fino a quando non ci sarà qualcuno che chiederà, “il muro? Di che muro stiamo parlando?”. 9 novembre 1989: fine di un’epoca, fine di un mondo, si aprono i confini, si può tornare nei luoghi dove è rimasto il cuore. E Samuel non sa ancora quanto letteralmente il suo cuore sia rimasto là, nel Banato, dove adesso finalmente può tornare.
“La sfocatura del mondo” è un romanzo
poetico, che ci può sconcertare con la sua narrativa un poco sognante, come il
personaggio di Florentine. Abbiamo imparato che la metafora è la sottile
maniera della letteratura dei paesi dell’Europa dell’Est per evadere le strettoie
della censura. Qui troviamo qualcosa di diverso, una ‘sfocatura’, una nebbia
leggera e ingannatrice. E forse è questa la vera realtà, un niente di definito,
un qualcosa che può cambiare secondo come si gira il cilindro del
caleidoscopio.
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