mercoledì 11 dicembre 2019

Graham Greene, “Il treno per Istanbul” ed. 2019


                                       Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                              romanzo di avventura


Graham Greene, “Il treno per Istanbul”
Ed. Sellerio, trad. A. Carrera, pagg. 352, Euro 14,00

        L’Orient Express: il solo nome evoca il fascino di terre lontane. Fu un treno famoso che segnò un’epoca, l’Orient Express che, inaugurato nel 1883, collegava Parigi a Costantinopoli, trasbordando, in origine, i passeggeri in battello sul Danubio da Giurgiu in Romania fino alla Bulgaria e poi, ancora in traghetto, da Varna fino a Costantinopoli. Fino a che la linea fu completata nel 1889. Il servizio si interruppe per le due guerre mondiali, la prima volta dal 1914 al 1921. Poco più di un decennio dopo un giovane Graham Greene scrisse “Il treno per Istanbul”, e, sia per Graham Greene sia per Agatha Christie il cui “Assassinio sull’Orient Express” fu pubblicato due anni più tardi, il treno era un microcosmo ideale per ambientarvi un romanzo.
     La ballerina di varietà Coral, l’ebreo Myatt che commercia in uva passa, l’insegnante elementare Richard John (il suo vero nome è un altro ed è in realtà un dottore), la giornalista lesbica Mabel Warren che viaggia con la sua amica Janet Pardoe (una sbevazzona sciatta nell’abbigliamento la prima, una ragazza fin troppo bella la seconda), lo scrittore Q.C. Savory (di umili origini, tronfio per il successo che gli viene da libri di facile lettura: John Priestley si riconobbe nel personaggio e si arrabbiò parecchio), il ladruncolo Grünlich in fuga per aver ucciso un uomo (sale sul treno a Colonia)- sono questi i personaggi del romanzo, ognuno con la sua storia, avvicinati dal caso e dal caso coinvolti loro malgrado in avvenimenti con cui non avrebbero niente a che fare.
Come Coral, trattenuta a Subotica dalla polizia insieme al dottor John che è poi l’attivista politico Czimmer che stava tornando a Belgrado per fomentare una rivoluzione (che è già fallita, l’hanno iniziata prima del previsto), la povera ingenua Coral, che era svenuta per il freddo ed era stata soccorsa dal dottor John alias Czimmer, che aveva accettato di dormire nel vagone letto che le aveva offerto l’ebreo Myatt e poi si era sentita in obbligo di concedersi a lui, si ritrova nel ruolo di eroina accanto ad un uomo mortalmente ferito. Come la giornalista che, in un’impresa che ha anche del ridicolo, arriva a rubare una guida turistica nella valigia di Czimmer per fare il suo scoop mentre adocchia la giovane Coral con l’intento di sostituirla a Janet come ‘compagna’. Come lo scrittore che si lascia adulare da Janet o il ladro assassino che, fermato anche lui a Subotica, riesce a fuggire. Come Myatt che, pur cercando di riportare sul treno Coral, quando non la rivede è pronto a sostituirla con Janet (gli fa comodo, oltre che bella è anche parente della sua controparte in affari a Costantinopoli).


     “Il treno per Istanbul” non è uno dei migliori romanzi di Graham Greene. Si legge con piacere, come tutti i suoi libri, ma procede con una certa lentezza che si accompagna allo sferragliare del treno nella notte, tra la neve, forzato a una sosta per un guasto. C’è poi, però, nello stile di Greene, il tipico elegante humour britannico, condito da qualche stereotipo nel tratteggiare il personaggio della lesbica Mabel e dell’ebreo Myatt.
   Due film sono stati tratti da questo romanzo e noi siamo comunque lieti che ci venga data l’opportunità di rileggere tutti i libri di Graham Greene nelle nuove traduzioni proposte dalla casa editrice Sellerio.



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