giovedì 5 dicembre 2019

Allie Eisiri, “Un anno con Shakespeare” ed. 2019

                                          Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda


Allie Eisiri, “Un anno con Shakespeare”
Ed. Neri Pozza, trad. Chiara Ujka, pagg. 528, Euro 20,00


     Non mi è mai accaduto di recensire o di raccomandare la lettura di un libro senza prima averlo letto. E averlo letto non usando il metodo di lettura veloce (come spesso mi si chiede se faccio). No. Io leggo, ad un ritmo che, forse, per chi non ha consuetudine alla lettura, può giudicare veloce, ma non tralascio nulla, leggo ogni parola perché amo le parole, amo il linguaggio, amo risentirne l’eco nella mia mente.
Detto questo, ho letto soltanto la prima cinquantina di pagine di “Un anno con Shakespeare” a cura di Allie Eisiri, quelle che corrispondono più o meno al primo mese dell’anno. Il perché è chiaro: sono anche io una lettrice che pregusta il piacere di passare un anno intero con il grandissimo poeta e drammaturgo il cui genio non tramonterà mai, di leggere, giorno dopo giorno, mese dopo mese, un estratto da una sua opera, preceduto da un commento o da una riflessione di Alice Eisiri, poche parole che bastano, però, per stimolare la nostra riflessione sul personaggio o sul sentimento o sul dilemma dei versi che seguono.
    Shakespeare scrisse almeno 37 opere, 154 sonetti e un paio di poemetti. Molte delle parole da lui usate furono inventate da lui stesso- il suo apporto alla lingua inglese è paragonabile solo a quello della Bibbia. Di più. Alcune sue espressioni hanno travalicato i confini, sono diventate di uso comune non solo in Gran Bretagna- “tutto è bene quel che finisce bene”, “molto rumore per nulla”, “quel che è fatto è fatto”. A meno che il lettore non sia uno studioso scespiriano, sarà per lei o per lui la prima volta che si avvicina agli stralci di alcune sue opere, altre, invece, gli saranno note. Proverà piacere nel rinfrescare il ricordo di queste, sarà incuriosito e forse andrà a cercare il testo completo di quelle. E, comunque, sia che legga al mattino, sia che legga alla sera, sarà accompagnato dal pensiero costante di quei versi di saggezza, di amore, di dolore, di furia, e, sì, anche dalle battute divertenti (la saggezza nella follia) dei buffoni di corte.
    Può anche succedere che non ci si riesca a fermare all’estratto del giorno, che si venga trascinati nella lettura (a me è successo, ho divorato tutto gennaio, tornerò indietro a gustare ogni giorno). Può anche succedere che si goda dell’introduzione intelligente di Allie Esiri tanto quanto della lettura delle parole del Bardo (come capitava anche leggendo “Curarsi con i libri” di Elderkin e Berthoud, un libro a cui ho pensato e che consiglio a chi non lo conoscesse)- niente di male se significa che siete ancora più invogliati.
    Non mi viene in mente nessun altro scrittore le cui opere, da quattrocento anni, continuino ad essere rappresentate sul palcoscenico o adattate per il grande schermo perché la loro attualità travalica i secoli. Un anno è perfino un tempo troppo breve da passare con Shakespeare. Le parole non muoiono mai e sono fonte di vita. Un libro imperdibile.
Aggiungo due parole sull’ottima appendice che include i riassunti di tutti le opere, una accurata cronologia, un indice e un sommario giornaliero (troppo spesso si è perso l’uso dell’indice a cui fare riferimento per una ricerca veloce).

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