sabato 24 agosto 2019

Ruth Ware, “L’eredità di Mrs. Westaway” ed. 2019


                                             Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                                cento sfumature di giallo


Ruth Ware, “L’eredità di Mrs. Westaway”
Ed. Corbaccio, trad. V. Galassi, pagg. 368, Euro 19,50

      C’è qualcosa nelle case inglesi. Qualcosa che fa sì che diventino esse stesse le protagoniste dei romanzi. Case che non dimentichiamo. Pemberley (“Orgoglio e pregiudizio”), Manderley (“Rebecca”), casa Darlington (“Quel che resta del giorno”), Howards End nel romanzo omonimo- non dimentichiamo neppure i loro nomi, tanto rimangono impresse nelle nostra memoria, per la maestosità, la sequenza di stanze, le scale che i personaggi salgono a volte con il cuore in gola, i segreti dietro porte e tendaggi. C’è una casa indimenticabile anche nel nuovo thriller psicologico di Ruth Ware. E’ in Cornovaglia, si chiama Trepassen, Casa delle gazze. E infatti le gazze fanno sentire di continuo il loro gracchiante richiamo e c’è una filastrocca che associa un significato al numero della gazze- Sette è un segreto da non svelare mai. Un grande parco circonda Trepassen, in lontananza si vede il mare, dalla casa un sentiero conduce ad un lago- una volta c’era una rimessa di barche, ora è tutto marcescente.

      L’anziana proprietaria di Trepassen, Mrs. Westaway, è morta. Una vecchia orribile- diranno di lei i tre figli. Quando la ventunenne Harriet Westaway riceve la lettera dell’avvocato che la convoca per la lettura del testamento di sua nonna, Harriet cade dalle nuvole. Sua nonna? Ma sua nonna è morta da anni. Anche sua madre, Margarida Westaway, è morta, investita da un’auto pochi giorni prima che Harriet compisse diciotto anni. Harriet vive a Brighton e si mantiene con quei pochi soldi che riesce a guadagnare leggendo i tarocchi in uno stand sul molo. Si trova in difficoltà- aveva chiesto un prestito ad uno strozzino che ora la perseguita. Qualche migliaio di sterline le farebbero comodo, pagherebbe gli arretrati dell’affitto, liquiderebbe l’usuraio, farebbe un pasto decente. Sarebbe un imbroglio, ma, dopotutto, la lettera era indirizzata proprio a lei, al suo indirizzo. Harriet prende un biglietto di sola andata (non ha soldi per quello di ritorno) e arriva a Trepassen per scoprire, alla lettura del testamento, che è lei ad ereditare tutto, in quanto figlia di Maud, fuggita da casa più di vent’anni prima senza dare più sue notizie. Gli zii appena conosciuti sono esterrefatti. Ognuno di loro reagisce in maniera diversa.

     Si sbaglia di grosso il lettore che pensa che il nocciolo del romanzo sia una questione di eredità contesa e che la vita di Harriet sia in pericolo per quello. Sette è un segreto da non svelare mai. C’è più di un segreto a Trepassen. Chi ne sa di più è la lugubre governante che mostra di odiare Harriet fin dal primo momento e che si aggira infagottata di nero nella casa di cui sembra essere lei la padrona (ha molto in comune con Mrs. Danvers e non è questo l’unico richiamo- voluto- a “Rebecca” di Daphne Du Maurier). Una fotografia ingiallita che ritrae due fratelli con la sorella Maud e la cugina Maggie, un diario con pagine strappate di cui noi e Harriet leggiamo delle pagine, la scritta “aiutami” incisa sul vetro della finestra del bugigattolo in soffitta dove è stata messa a dormire Harriet (due chiavistelli rendono possibile sbarrare dall’esterno la porta della stanzetta), la corda tesa sulla scala per far inciampare Harriet- che cosa significa tutto questo? Se Harriet rinuncia all’eredità e rivela di non essere figlia di Maud, nessuno dovrebbe più avercela con lei, giusto? C’è però ancora molto da scoprire…

     Questo è un libro di cui non si riesce ad interrompere la lettura. Che stuzzica la nostra curiosità e mette alla prova la nostra capacità di scoprire qualche indizio per arrivare a capo del mistero- che ne è stato di Maud e Maggie? C’è molta finezza nella narrativa di Ruth Ware. Splendida, poi, l’atmosfera già di per sé tenebrosa della grande casa in rovina e resa ancora più inquietante dalla pioggia e dalla tempesta di neve, intriganti i richiami letterari, non solo alla Du Maurier ma anche ad Agatha Christie (ricordate la filastrocca dei dieci piccoli indiani?). I tarocchi, infine, che sono un sotto-testo affascinante: mi farò leggere i tarocchi.

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la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it




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