sabato 17 agosto 2019

Harald Gilbers, “Berlino 1944” ed. 2016


                                             Voci da mondi diversi. Area germanica
                                              cento sfumature di giallo


Harald Gilbers, “Berlino 1944”
Ed. Emons, trad. G. Giri, pagg. 389, Euro 15,00

   Berlino. Maggio 1944. Una città allo stremo. La fine si avvicina- molti se lo augurano, pochi credono ancora ciecamente nell’arma segreta del Führer. I bombardamenti si susseguono, implacabili. Quanto lontana è, questa città in macerie, con gli occhi ciechi delle finestre da cui si vede il cielo nei muri rimasti in piedi, dalla grandiosa Germania- questo sarebbe stato il suo nuovo nome-, sogno di un pazzo megalomane.
Richard Oppenheimer, ex commissario della polizia criminale, vive con la moglie ariana nella Judenhaus. E’ stato esonerato dal suo incarico, ma è il male minore considerando la sorte degli ebrei, deportati in massa verso est. Forse, se non succede niente alla moglie, riuscirà a scamparla, anche se vive sempre all’erta, inghiottendo pasticche di Pervitin, l’anfetamina brevettata in Germania nel 1937 e somministrata ai soldati della Wehrmacht come fosse una tavoletta di cioccolata. Quando viene prelevato da casa dalle SS, Oppenheimer pensa subito al peggio ed invece è ricercato per le sue competenze, per la bravura che ha mostrato nel risolvere dei casi in precedenza. E’ stato ritrovato, ai piedi di un monumento dedicato alla prima guerra mondiale, il cadavere di una donna mutilato nelle parti intime. Ce ne saranno altri ed è presto chiaro che l’assassino è un serial killer che deve avere qualche disturbo mentale, che, in una lettera inviata alla polizia,  sproloquia sulle donne, tutte puttane che infettano gli uomini con il loro sangue marcio.

     C’è un doppio crescendo nel ritmo di “Berlino 1944”, primo di una trilogia di romanzi dello scrittore tedesco Harald Gilbers. Aumentano gli allarmi nelle notti di Berlino, durante un bombardamento Oppenheimer resta intrappolato nella cantina di una casa dove si è rifugiato insieme a Vogler, l’ufficiale delle SS che ha chiesto il suo intervento e gli ha dato il permesso, anzi, gli ha ordinato di staccare la stella gialla dal cappotto- e questa è una scena molto bella e significativa, con i due antagonisti che fronteggiano insieme la possibile morte-, e di pari passo aumenta il numero delle donne che scompaiono e vengono uccise e mutilate. Finché i due drammi, quello della città simbolo della Germania e quello delle donne vittime dell’assassino che sembra giocare a nascondino con Oppenheimer, si uniscono in una notte di tregenda quando, tra il fragore delle esplosioni e le fiamme degli incendi, si scopre una croce uncinata formata con resti umani- una macabra beffa suprema.

     Un personaggio interessante, questo Richard Oppenheimer. Una sorta di antieroe che non teme mostrare le sue paure, si imbottisce di Pervitin per affrontare il pericolo e tuttavia ha il coraggio di sfidare il Reich per raggiungere la verità. Perché- chi cerca di coprire il vero colpevole, chi ha fatto scomparire degli incartamenti? E anche l’Hauptsturmführer Vogler acquista un nuovo interesse ai nostri occhi mentre cambia nel tempo, abbandonando i pregiudizi, imparando a stimare quell’ebreo che, in fin dei conti, gli ha salvato la vita e- grande merito- disobbedendo agli ordini per seguire la sua coscienza.
     Bellissima l’ambientazione a Berlino nel mese che precede lo sbarco degli alleati in Normandia, avvenimento su cui circolano voci di cui è difficile accertare l’autenticità.




1 commento:

  1. Se non la smetto di frequentarti, finirò per ridurmi sul lastrico!

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