sabato 31 agosto 2019

Bernhard Schlink, “Il fine settimana” ed. 2010


                                                  Voci da mondi diversi. Area germanica
     la Storia nel romanzo

Bernhard Schlink, “Il fine settimana”
Ed. Garzanti, trad. Vito Punzi, pagg. 206, Euro 16,60

      Il presidente della Repubblica Democratica tedesca ha accettato la sua domanda di grazia: dopo più di vent’anni di carcere Jörg, condannato come terrorista della RAF, è tornato in libertà. La sorella Christiane lo attende fuori della prigione. Ha organizzato per lui un raduno degli amici di un tempo, in una casa in campagna, lontana da occhi curiosi, forse malevoli. Due giorni che dovrebbero segnare un passaggio, un cambiamento di vita. Due giorni per guardarsi indietro, per riprendere le fila della propria vita. E’ veramente una buona idea?
     Uno degli amici è diventato dentista (offre un lavoro a Jörg nei suoi laboratori, è l’unico che porta con sé la figlia all’incontro, una bella ragazza che cerca di sedurre Jörg), un altro è avvocato, uno è giornalista, una è vescovo della chiesa protestante, una è insegnante e aspira a diventare scrittrice- i giorni dei sogni di cambiare la società sono ormai lontani per loro, sono perfettamente integrati. L’incontro con Jörg li mette a disagio, li obbliga a riconsiderare la loro vita e le loro responsabilità nei confronti del compagno: chi è andato a trovarlo mentre era in carcere? Chi lo ha sostenuto? Soprattutto, chi lo ha tradito, rivelando il suo nascondiglio alla polizia?
     
Adesso, adesso tutti condannano la violenza, solo Jörg spiega quel desiderio di violenza per distanziarsi dalla generazione dei loro padri che, proprio per evitare una ribellione violenta, sono stati trascinati in una dittatura di una violenza inaudita. E, però, gli viene ribattuto, il cerchio si è chiuso, come in una maledizione che i tedeschi non riescono a scrollarsi di dosso, i terroristi sono diventati degli assassini proprio come i nazisti. Proprio come i nazisti che, durante i processi, infilavano una serie di ‘non ricordo’, anche Jörg, messo a confronto con l’elenco dei morti di cui è responsabile, si nasconde dietro i ‘non ricordo’, ‘ho pagato per quello che ho fatto’.
    E’ un personaggio ambiguo, Jörg. Ma che cosa ci si può aspettare da un uomo che è stato nutrito a forza, tenuto sveglio per notti e notti, in isolamento per tutti quegli anni? E’ possibile che riprenda un ruolo di guida, come vorrebbe uno degli ospiti che non era stato invitato? Sarebbe quella l’unica maniera per non vanificare la sua vita? Di certo è un uomo piegato, che non sa da dove ricominciare, che è fuori passo con il mondo.

     E gli altri? Quanto sono soddisfatti dei risultati che hanno ottenuto? Una di loro parla dell’esilio in cui vivono- un esilio che è una vita diversa da quella sognata. E poi c’è- e pesa come un macigno- il sospetto del tradimento. Volano per l’aria domande dirette, alcune sono sfrontate e di una malignità cattiva- come quelle che vorrebbero sapere che cosa si prova ad uccidere o i dettagli della vita in carcere. Altre domande ritornano e hanno risposte devie- sarebbe un bene per Jörg sapere chi ha portato la polizia al suo rifugio?
“La verità rende liberi”, dice l’amica che è vescovo. Ma ci sono anche delle menzogne-vita, bugie che ci servono per vivere.
     “Il fine settimana” non è un romanzo risolutivo, non assolve e non condanna. Cerca di capire. E di far capire ai lettori la storia tormentata della Germania (che assomiglia molto alla nostra storia).

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Lo scrittore sarà presente al Festival della Letteratura di Mantova





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