lunedì 12 maggio 2014

Marjane Satrapi, "Persepolis"

                                                          Voci da mondi diversi. Asia
                   il libro ritrovato

Marjane Satrapi, “Persepolis”
 Ed. Sperling & Kupfer, pagg. 160, Euro 15,00

1980-1984: quattro anni in Iran visti attraverso gli occhi di Marjane, che ha solo 10 anni quando inizia la Rivoluzione Islamica ed è obbligata, come tutte le donne, a coprirsi il capo con un fazzoletto. E’ questo solo il primo di una serie di cambiamenti a cui la bambina assiste da una posizione di consapevolezza critica privilegiata, in quanto figlia di genitori moderni e progressisti. Prima le scuole bilingue, poi le università vengono chiuse, ogni comportamento giudicato “decadente” e ispirato ai modelli della civiltà occidentale viene severamente punito, c’è ovunque un’atmosfera di paura. Lo zio di Marjane viene incarcerato e ucciso, scoppia la guerra tra Iran e Iraq, le bombe distruggono la casa dei loro vicini. Eppure Marjane riesce a ridere e a farci ridere ugualmente, dapprima con i suoi dialoghi con un Dio barbuto e il suo desiderio di diventare un profeta da grande, poi con la sua voglia di essere come tutti gli adolescenti che indossano Nike e jeans e ascoltano la musica degli Iron Maiden. Ha gli occhi grandi e scuri, Marjane, al di là del vetro nell’aeroporto, quando parte per l’Austria e pensa che avrebbe fatto meglio a non girarsi, così non avrebbe visto la mamma svenuta per il dolore della separazione.
“Persepolis” di Marjane Satrapi, nata e cresciuta a Teheran e poi trasferitasi in Europa dove ha studiato disegno e illustrazione a Vienna e Strasburgo, è il primo fumetto iraniano mai pubblicato, una storia di formazione e anche la testimonianza ironica e appassionata di come si riesca a sopravvivere ai lenti cambiamenti che una dittatura apporta alla vita quotidiana. Come fumetto a sfondo politico, “Persepolis” si inserisce nel filone del “Maus” di Spiegelman e “Palestina” di Joe Sacco, ma il tratto della Satrapi è ben diverso da quello che caratterizza le figure piccole e un poco grottesche degli animali antropomorfi di Spiegelman o quelle altamente drammatiche di Sacco. Nel suo disegno prevale la linea rotonda in un contrasto fortissimo di bianco e nero assoluti. Straordinaria l’efficacia con cui la Satrapi riesce a rendere visibile il movimento, la corsa su e giù per le scale di chi cerca rifugio dalle bombe in cantina, la linea diritta dei fucili spianati simmetricamente opposta all’arco delle braccia che scagliano pietre dall’altra parte, o trasforma in metafora un’immagine, come nella scena dell’incendio in cui le fiamme si sollevano come corpi in volo con volti di teschi o quella delle auto in fuga dai pozzi di petrolio bombardati lungo itinerari che convergono nel disegno di lingue gigantesche di fuoco. Viva ed efficace, questa è la Storia per tutti.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


Marjane Satrapi






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