Voci da mondi diversi. Canada
storia vera
storia di famiglia
Michel Jean, “Kukum”
Ed.
Marcos y Marcos, trad. Sara Giuliani, pagg. 224, Euro 17,10
Un esergo bellissimo, ad introduzione di
“Kukum” dello scrittore innu canadese Jean Michel. L’originale è in una lingua
incomprensibile, ma la traduzione suona così: Non sempre mi ricordo da dove vengo,/ i sogni mi ricordano chi sono,/
le mie origini non mi lasceranno mai. Da queste parole, insieme al titolo,
intuiamo che leggeremo la storia di un antico retaggio, di un patrimonio
culturale che abbiamo il dovere di tutelare. E “Kukum” è la storia vera, seppur
romanzata, della bisnonna dello scrittore stesso, la voce narrante che inizia
il suo racconto da quando lei, quindicenne, lascia la casa degli zii che
l’hanno cresciuta per seguire il ragazzo diciottenne che sposerà e amerà per
tutta la vita.
Lui, Thomas, è un innu, appartiene alla
popolazione indigena della penisola del Labrador-Quebec, nel Canada orientale.
Un tempo i primi esploratori francesi avevano dato loro il nome di Montagnais
che però venne sostituito ufficialmente nel 1990 con ‘innu’, che significa ‘l’essere umano’ nella loro lingua,
l’immu-aimun.
Lei, Almanda, ha origine irlandese- i suoi genitori erano emigrati dopo la serie di gravi carestie che avevano flagellato l’Irlanda e, però, erano morti prima ancora di stabilirsi nella nuova patria, lasciando lei bambina alle cure degli zii.
Si vedono, da lontano dapprima, lui sulla sua canoa sul lago, lei sulla riva. Si innamorano- è l’incanto dell’amore giovane che non ha bisogno di parole, perché nessuno dei due conosce la lingua dell’altro, è l’amore che attrae gli opposti, lui con i capelli neri e la carnagione scura, lei bionda e con gli occhi azzurri. Lei lo segue fiduciosa, pronta a quella sfida, di arrivare tra gente che non conosce e che conduce una vita che le è del tutto estranea. È così facile adattarsi, quando si è giovani, quando si vuole condividere tutto con il proprio amato. Almanda impara a cacciare e impara il significato profondo della caccia, impara che si deve essere grati all’animale che si uccide perché la sua carne sarà nutrimento per la loro gente. Impara a fare i cesti, a infilare perline per adornare cappelli e abiti, a conciare le pelli che avrebbero venduto quando, con la bella stagione, sarebbero scesi verso sud, a trasportare la canoa nei tratti in cui non si può risalire il fiume. La famiglia di Thomas e Almanda diventa numerosa e vien il giorno in cui Almanda, che ha studiato, decide che la bambina più grande deve fermarsi a Pointe-Bleue per andare a scuola, mentre loro torneranno a Nord.
Tutta questa prima parte sembra il racconto del Giardino dell’Eden in cui regna serenità e poesia e unione con la natura. Poi succede come succede nel Giardino dell’Eden e il serpente del Male che si insinua si chiama colonizzazione, sfruttamento dei territori, deforestazione- il rumore delle segherie infrange la quiete, il fiume è invaso dai tronchi che scendono a valle e non è più navigabile, gli innu non possono tornare nelle loro terre da dove derivavano la loro sussistenza, la disoccupazione e il cambiamento radicale di vita porta alcolismo, i bambini vengono portati via per essere messi in collegi. Forse è questo il peggio, il futuro negato alla cultura innu. Nel momento stesso in cui ai bambini è proibito parlare nella loro lingua, inizia per loro uno sradicamento, una perdita, la confusione sulla loro appartenenza.
A poco serve la ribellione dell’ormai
anziana Almanda che si rifiuta di lasciare la sua casa perché la ferrovia deve
passare proprio di là, il suo viaggio a Québec per protestare contro il
traffico incontrollato delle automobili
termina con la sua piccola vittoria: vengono costruiti dei marciapiedi.
Ben poca cosa. Il tempo non si arresta. Forse a scuola si insegnerà
l’innu-aimun, ma per i nipoti e i pronipoti Almanda è la grand-mère, non la kukum, con
la parola ‘nonna’ nella loro lingua.
Un romanzo poetico e drammatico, l’epopea di
un popolo indigeno che non conoscevamo e che ha conosciuto la sorte degli
indiani d’America e degli aborigeni australiani.
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