sabato 22 febbraio 2020

Ritanna Armeni, “Mara” ed. 2020

                                                                   Casa Nostra. Qui Italia
                                                  romanzo di formazione
         seconda guerra mondiale

Ritanna Armeni, “Mara”
Ed. Ponte alle Grazie, pagg. 295, Euro 16,80

     Si chiama Mara la protagonista del nuovo romanzo di Ritanna Armeni. Che è più di un semplice romanzo, più della storia di quella che è una ragazzina all’inizio, nel 1933. È la storia delle donne italiane filtrata attraverso la Storia d’Italia in un arco di tredici anni suddivisi in tre fasce temporali di lunghezza diversa. “La speranza” dura cinque anni, dal 1933 al 1938, “Il dubbio” è altrettanto lungo, dal 1938 al 1943, “La fine” viene in un lampo, dal 1943 al 1946. E la storia privata di Mara è intervallata da capitoli in corsivo che sembrano servire da controcanto, che sono come un commento, una spiegazione, un ampliamento di quanto abbiamo già letto nei capitoli della vita quotidiana in casa Carucci.
      Nel 1933 la tredicenne Mara si sta vestendo per andare al raduno del sabato- camicetta bianca e pantaloncini neri. Andrà con la sua amica Nadia, sono tutte e due innamorate del Duce- e non sono le sole ad esserlo.
Il capitolo di ‘vita pubblica’ che segue cerca di spiegare il perché di questa ammirazione generalizzata per il Duce che sconfina nell’ossessione. Perché la figura della donna, che finora era rimasta un’ombra che acquistava consistenza secondo l’uomo che aveva al suo fianco, diventa autonoma con il Fascismo. Il suo ruolo è sempre limitato, tuttavia viene valorizzata ed apprezzata come moglie e madre- è una figura di serie B ma è indispensabile e tanto le basta. Per ora.


    Passo dopo passo seguiamo le tappe di Mara e comprendiamo presto che sono le stesse delle sue coetanee che devono adeguarsi alla morale corrente- per le ragazze è d’obbligo portare i capelli lunghi e vestire con modestia, non possono andare al dopolavoro ed è meglio che non studino. A che gli serve studiare? Intanto sono destinate a sposarsi e a fare figli, e Mara ne soffre, lei vorrebbe diventare una scrittrice.
Il capitolo di commento ci dice della legge Gentile- le donne a scuola sarebbero una distrazione, e poi le donne non hanno originalità di pensiero e neppure vigore spirituale.
      Gli anni del dubbio sono disseminati di dolori, il mito del Duce non è più così fulgido. I vicini di casa ebrei partono (sarebbe meglio dire che fuggono) per l’Argentina (perfino Margherita Sarfatti, ex amante del Duce, parte per l’Argentina), l’entusiasmo per l’impresa africana inizia a scemare, la zia di Mara accenna all’uso dell’iprite da parte dei soldati italiani, la fame e le code per il pezzo di pane concesso dalle tessere colorano il futuro di nero.
     E poi c’è il brusco risveglio, si vede quello che non si era voluto vedere. Mara sa qual è il momento preciso in cui tutto è cambiato e lei è cambiata: alle 19,42 dell’8 settembre. L’Italia è allo sbando e Mara e Nadia fanno due scelte diverse.
   Anche qui la voce di rincalzo è particolarmente interessante nella spiegazione dell’atteggiamento femminile a cui dà il nome di ‘maternage’. In questo momento le donne, che sono state volutamente tenute fuori dalla politica, agiscono seguendo il cuore e l’istinto- aiutano come possono i soldati che dopo l’armistizio cercano di sfuggire alla vendetta dell’ex-alleato, sono sorrette dall’amore di madri e di mogli nella speranza che quello che loro fanno per degli sconosciuti sarà fatto ai loro cari dispersi chissà dove.
     Ci sono altre tappe della vicenda di Mara e di Nadia che sono ormai diventate per noi emblematiche della loro generazione. E quello di Ritanna Armeni è un romanzo di crescita femminile sotto il fascismo reso del tutto singolare dalla doppia visione di privato e pubblico che permette alla scrittrice di approfondire e di spaziare. Ricordiamoci: il presente è figlio del passato e gli è debitore, nel bene e nel male.
E l’indipendenza delle donne di oggi ha a che fare anche con quel femminismo nero di cui ci parla la scrittrice, con quelle donne che hanno preso le armi per morire tra le fila dei partigiani o delle ausiliarie.

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la recensione e l'intervista che segue saranno pubblicate su www.stradanove.it




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