lunedì 17 febbraio 2020

Natasha Solomons, “Casa Tyneford” ed. 2020


                                        Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                                  love story


Natasha Solomons, “Casa Tyneford”
Ed. Neri Pozza, trad. Stefano Bortolussi, pagg. 409, Euro 18,00

     Tyneford House. Quante volte ho ricordato la magia delle case inglesi. Quante volte ho elencato i nomi delle case dei romanzi che ho molto amato, incluso quello di Downton Abbey che non ‘vive’ in un romanzo ma in una famosa serie televisiva scritta da Julian Fellowes. Quante volte ho citato le parole sognanti e nostalgiche all’inizio di “Rebecca” di Daphne Du Maurier- Last night I dreamt I went to Manderley again-, un libro letto e riletto: 1961, dice la data d’acquisto che ho scritto in prima pagina.
Quando chiudo gli occhi, vedo Tyneford House, è  la frase di apertura del romanzo di Natasha Solomons (già pubblicato da Frassinelli nel 2011 con il titolo, molto meno evocativo, de “La fidanzata inopportuna”), ed è chiaro che è un omaggio alla scrittrice che ambientò la maggior parte dei suoi libri nel paesaggio della Cornovaglia, così simile a quello del Dorset dove si trova Tyneford House. Che peraltro è una ‘vera’ casa, in un ‘vero’ villaggio, quello di Tyneham che è diventato un ‘villaggio fantasma’ in seguito agli avvenimenti che tessono la trama di “Casa Tyneford”, così come la storia della protagonista, Elise Landau, trae spunto da quella della zia della stessa Natasha Solomons.

      È il 1938. La famiglia Landau di Vienna non chiude gli occhi davanti alla realtà. Hitler ha appena dichiarato l’Anschluss dell’Austria alla Germania. Sono già iniziate le discriminazioni nei confronti degli ebrei. Julian Landau è uno scrittore famoso, così come sua moglie Anna è una nota cantante: il Metropolitan avrebbe fatto avere i visti di uscita ad entrambi se Anna avesse cantato a New York. Anche la figlia Margot, musicista, partirà, a seguito del marito che insegnerà all’Università di Berkeley. Per far emigrare la diciannovenne Elise, il ‘brutto anatroccolo’ di casa, bruna vicino alle bellezze bionde di madre e sorella e senza nessuna inclinazione musicale, si mette un’inserzione sul Times in cui  Elise si offre come domestica. “Parlo inglese fluidificato e cucinerò la vostra oca”, recita il buffo annuncio che però cattura l’attenzione di Mr. Rivers di Tyneford House. Elise parte, controvoglia, con la promessa che certamente i genitori le faranno avere il visto per l’America una volta che saranno là, che certamente lei li raggiungerà. Parte con un manuale di istruzioni per la donna di casa, con la collana di perle della mamma, con la viola che il padre le affida: nascosto all’interno dello strumento musicale c’è il suo ultimo romanzo non ancora pubblicato.
           C’è molto di prevedibile e scontato nel seguito della trama di “Casa Tyneford”. Un padrone di casa poco più che quarantenne, vedovo, che ci ricorda il Mr. Rochester di “Jane Eyre”, senza la moglie pazza ma vedovo come Maxim de Winter di “Rebecca” (nessun omicidio, però), un figlio ventenne di cui tutte le ragazze si innamorano (può fare eccezione, Elise?), la gelosia e la cattiveria delle giovani nobildonne che ci fanno pensare alle rivali di Elizabeth Bennet in “Orgoglio e pregiudizio”, una festa da ballo in cui l’abbigliamento di Elise fa scandalo anche se per motivi diversi dalla famosa scena in “Rebecca”. Prevedibile e scontato anche il finale, con una frase che ne riecheggia un’altra famosissima del romanzo di Charlotte Bronte.

     C’è la guerra, però. E c’è la splendida ambientazione nel Dorset. La guerra vista da questo angolo defilato di Inghilterra dove le notizie arrivano come attutite dal fragore del mare sugli scogli- la notte dei cristalli, i libri di Julian bruciati, la sconfitta di Dunkerque e l’eroica operazione di salvataggio messa in atto dalle imbarcazioni dei civili a cui prendono parte padre e figlio Rivers. Finché la guerra arriva anche in Dorset, un aereo tedesco vola basso e mitraglia all’impazzata, un altro aereo precipita. E per controparte la totale mancanza di notizie, il silenzio assoluto che non lascia presagire niente di buono da parte dei genitori di Elise. La morte di una casa non è paragonabile a quella delle persone, ne è però il simbolo.
      Un libro che si legge di un fiato, e le donne lettrici perdoneranno alla scrittrice le sbavature romantiche e la pennellata rosa sulla tragedia della Storia.

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