Voci da mondi diversi. Cuba
cento sfumature di giallo
Leonardo Padura Fuentes, “La trasparenza del tempo”
Ed. Bompiani, trad. B. Arpaia, pagg.
528, Euro 20,00
Ritorna Mario Conde, l’ex poliziotto che si è riciclato in mercante di
libri antichi e detective privato, protagonista dei romanzi seriali dello
scrittore cubano Leonardo Padura Fuentes. Mario Conde, ovvero semplicemente “el
Conde”, con i suoi amici di vecchia data- Carlos, immobilizzato dopo una ferita
riportata nella guerra in Angola, il Coniglio, Yoyo-, la donna che gli sta
accanto da più di vent’anni, le bevute di rum. E l’amore per la sua isola,
sempre più maledetta, sempre più disperata, sempre più fatiscente. A Cuba c’è
chi parte (se ci riesce) e c’è chi resta perché non ha nessun desiderio di
partire, perché preferisce affondare con l’isola. E il Conde è uno di questi.
Un vecchio compagno di scuola richiede il suo aiuto. Bobby, su cui si
chiacchierava tanto un tempo e che però si era sposato e aveva avuto due figli,
è dichiaratamente gay adesso (allora era stato espulso dall’università per voci
malevole sul suo conto) ed è anche un santero-
il suo amico lo ha derubato, gli ha portato via tutto, gioielli e pentole.
Soprattutto gli ha portato via la preziosa statua lignea della Vergine di Regla
che il nonno di Bobby aveva portato dalla Spagna quando era fuggito dalla
guerra civile, una statua che faceva i miracoli per chi aveva fede- e Bobby era
uno di questi, poteva testimoniare un miracolo della vergine nera su di sé. A
Bobby non importa altro che riavere quella statua che, a ben vedere, è diversa
dalla Vergine di Regla cubana- sia il viso di questa vergine sia quello del
bambino che tiene in braccio sono neri, e la vergine è seduta e non in piedi.
Quanto è preziosa la statua? Che mercato ci può essere per questo pezzo?
Dipende certamente da quanto è antica. Mentre si scopre che la vera identità
dell’amichetto di Bobby era tutt’altra da quella da lui dichiarata, incomincia
una serie di morti che hanno a che fare con questa faccenda che rivela un
redditizio mercato d’arte, e una seconda narrativa si alterna alla prima,
seguendo, a ritroso nel tempo, la storia della statua della Vergine nera, dalla
guerra civile spagnola (messa in salvo perché non venisse profanata) fino ai
tempi delle crociate.
C’è un personaggio enigmatico che appare di sfuggita ne “La trasparenza
del tempo”. Un uomo che sembra non avere i contorni della realtà, che Conde non
sa se forse lo ha sognato, se forse era l’incarnazione del diavolo. Un uomo
dall’aria distinta che cammina con i piedi avvolti in sacchetti di plastica-
Conde finirà per togliersi le scarpe e darle allo sconosciuto. Come si deve
essere ridotti per non avere neppure un paio di scarpe? E quest’uomo, che non
ha nessun ruolo nella trama, diventa l’emblema dell’abbrutimento dell’isola
(devo aggiungere una nota personale. Quando visitai Cuba, nel 2009, regalai un
paio di scarpe che mi facevano male ad una vecchietta- forse non era neppure
tanto vecchia, ma era rugosa e senza denti- incontrata per strada. Non sapevo
neppure se erano della sua misura. Mi diede un bacio e io mi sono sentita in
colpa per avere delle scarpe ‘in più’, da poter dare via senza pensarci). È
questa la parte che ho trovato più interessante nel romanzo che è troppo lungo,
dispersivo e lento nel secondo filone narrativo. L’inchiesta del Conde che
sente il peso degli anni (ne sta per compiere sessanta) si svolge nel 2014 e
lui, per la prima volta, si addentra in una città dentro la città, in una zona
dell’Avana dove gli immigrati interni che arrivano ‘dall’Oriente’ dell’isola
hanno costruito abusivamente- se si possono chiamare costruzioni le baracche di
cartone e lamiera appoggiate le une alle altre, senza servizi igienici. E il
Conde ne è sconvolto- forse questo è l’inferno. L’utopia non poteva arrivare
più in basso. Non era questo quello in cui la generazione del Conde aveva
creduto, non era per questo che avevano lottato.
“La trasparenza del tempo” non è il miglior romanzo di Leonardo Padura
Fuentes. Di certo è il più pessimista, il più disperato, quello in cui resta
poco della Cuba sfavillante tra le mille difficoltà, della Cuba in cui basta il
sole e la musica e le belle ragazze per tirare su l’umore e far sperare in un
futuro migliore. Adesso il futuro è ‘sempre più angusto e incerto, o in realtà
più certo’, ‘un presumibile panorama in cui, con sicurezza quasi totale,
avrebbero languito fra opportunisti, intraprendenti, depredatori e trionfatori
della nuova scuola, alcuni diplomati alla vecchia scuola’. È come se il Conde
si risvegliasse a 60 anni, dopo un sonno alla Rip van Winkle, e vedesse con
orrore come si è trasformata la realtà che lo circonda.
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