sabato 8 settembre 2018

Ludmila Ulitskaya, “Il sogno di Jacov” ed. 2018


                                                        Voci da mondi diversi. Russia
        storia di famiglia
     la Storia nel romanzo

Ludmila Ulitskaya, “Il sogno di Jacov”
Ed. La Nave di Teseo, trad. M. De Michiel, pagg. 606, Euro 20,40

        Una cosa è certa: se il nostro mondo esisterà ancora, se non si verificheranno visioni apocalittiche del futuro, tra cento anni nessuno dei nostri discendenti troverà pacchetti di lettere scritte a mano e legate insieme da un nastro. E’ una delle più gravi perdite del nostro tempo. Ce ne rendiamo conto, una volta di più, leggendo “Il sogno di Jacov”, il nuovo romanzo di Ludmila Ulitskaja, che inizia proprio così, con Nora che, alla morte della nonna Marusja, trova un bauletto di vimini con la corrispondenza di nonno Jacov e nonna Marusja ad iniziare dal 1911. Non sono solo le cimici a scivolare fuori dal cumulo di carte, quelle sanno di sporcizia e vecchiume, mentre il passato, la storia d’amore, il quadro dei tempi che furono, rivivono nelle parole delle lettere, delle cartoline, dei telegrammi, fanno sembrare attuale quello che non è più, ci fanno riflettere su come sia cambiato anche il modo di vivere i sentimenti, suscitano nostalgia e rimpianto per un tempo più lento che lasciava spazio alla lettura, allo studio, alla meditazione. La faccia politica del passato sembra essere volutamente lasciata nell’ombra, pur avendo molto peso nella vita dei protagonisti- sono tanti gli anni che Jacov e Marusja non passano insieme, quando Jacov viene mandato ai lavori da una parte all’altra dell’Unione Sovietica, fino all’ultima dura esperienza della Siberia, quando poi, a sua insaputa, Marusja chiede il divorzio da lui. Per motivi di censura le lettere di Jacov contengono solo allusioni, e inoltre il suo carattere lo porta a guardare avanti, a sfruttare al massimo le possibilità che ha senza compiangersi. Mentre il tempo della narrazione slitta verso il presente, altre guerre rumoreggiano sullo sfondo- il nostro sguardo resta fisso sulla famiglia di Nora Osetskaya, sulle quattro generazioni che ci portano fino al 2011- Jacov, il figlio Henrich (che rinnegherà, per paura, il padre), l’anticonformista Nora e suo figlio Jurik.

     “Il sogno di Jacov” è un romanzo corposo, come da tradizione russa. La trama è fin troppo ricca, troppo dettagliata e, in certi punti, troppo lenta. Ma il fascino dei personaggi è grande, perché Jacov, Marusja e Nora hanno tutti qualcosa di straordinario. La forza morale di Jacov e la sua sete di cultura, le aspirazioni di Marusja all’indipendenza- una femminista ante-litteram che calca il palcoscenico e non vuole rinunciarci, né per amore del marito né per l’arrivo di un figlio-, la ribellione di Nora, innamorata di un geniale regista georgiano, sceneggiatrice, che decide di avere un figlio con un ex compagno di scuola autistico e con un’intelligenza matematica fuori dal comune (senza però chiedere se lui sia d’accordo).
Tra Kiev e Mosca, e poi l’America dove Jurik corre il rischio di perdersi, la narrativa tiene il passo e acquista vivacità perché si sposta di continuo nel tempo mentre segue le vicende dei quattro membri della famiglia cambiando il tono di voce- difficile dire quale di loro ci appassioni di più. Forse Jacov, perché giganteggia, per quello che ha dovuto sopportare, per la sua coerenza, per la sua sete di sapere. E’ un romanzo che trabocca di citazioni letterarie, di nomi di grandi scrittori e non solo romanzieri, di musica e di compositori- da Rachmaninov ai Beatles su cui si fissa l’interesse di Jurik, bambino intelligente e strambo quanto il padre. E se c’è una parola che può sintetizzare questo romanzo della Ulitskaja è ‘passione’- è un recupero appassionato del passato (la scrittrice si è ispirata alle vere lettere di suo nonno), un inno appassionato alla vita nel suo scorrere tra asperità e calma tranquilla.

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