mercoledì 5 settembre 2018

Elizabeth Jane Howard, “Cambio di rotta” ed. 2018


                                     Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
       love story
     romanzo di formazione

Elizabeth Jane Howard, “Cambio di rotta”
Ed. Fazi, trad. M. Francescon, pagg. 450, Euro 18,50

      Un dramma all’inizio del nuovo-vecchio romanzo di Elizabeth Jane Howard, la scrittrice inglese riscoperta dalla casa editrice Fazi che finalmente ha i riconoscimenti che merita. “Cambio di rotta” si apre con il tentativo di suicidio di Gloria, segretaria dello scrittore Emmanuel Joyce dopo che le è stato detto che non lo accompagnerà a New York. E’ facile per noi sospettare che ci sia altro dietro questo atto estremo- Elizabeth Jane Howard è bravissima (lo sappiamo) nel costruire atmosfere, nel dire senza dire, nel farci capire con un’occhiata scambiata dai personaggi, con una mezza parola. Tanto per cambiare Emmanuel deve averla corteggiata, illusa, fatta innamorare, forse sedotta. Lillian, la moglie, deve essere abituata a chiudere gli occhi trincerandosi dietro la sua condizione di perenne ammalata di cuore perennemente in lutto per la morte della piccola Sarah avvenuta quattordici anni prima. E il segretario Jimmy, fedele come un cucciolo a Emmanuel che l’ha tirato fuori da un orfanotrofio, deve aver gestito situazioni analoghe di ragazze con cuori infranti chissà quante altre volte.

      Uscita di scena Gloria, entra sul palcoscenico una nuova segretaria in questo romanzo che procede alternando le voci narranti e spostando l’ambientazione dall’Inghilterra all’America e poi alla Grecia. Si chiama Alberta, è giovanissima. Anzi, non si chiama affatto Alberta, sono Jimmy ed Emmanuel a cambiarle il nome. Il suo vero nome lo vedremo in calce alle lettere che scrive a casa e ci sarà un momento in cui le viene restituito- Emmanuel la chiamerà Sarah quando la vedrà nella luce di una figlia e potrebbe esserlo, sua figlia, con i quarant’anni di differenza tra di loro.
Alberta, che sembra uscita da un romanzo di Jane Austen, o dal “Middlemarch” che sta leggendo (e se Alberta assomiglia a Dorothea di George Eliot, c’è molto in comune tra Mr. Casaubon e Mr. Joyce), con la sua faccetta pulita, i vestitini cuciti dalla zia, la sua innocenza e il pensiero costante rivolto alla sua numerosa famiglia, si inserisce perfettamente nel piccolo gruppo abituato al lusso e agli ambienti sfavillanti della gente di teatro. In maniera inspiegabile ne diventa il centro, il punto di riferimento.
Alberta è di una saggezza commovente e, pur essendo così giovane (impossibile non sottolineare che si chiama Young di cognome), ha ben chiaro quello che è giusto e quello che è sbagliato. Nell’incertezza pensa a suo padre, ministro della Chiesa anglicana, il personaggio assente ma sempre presente in “Cambio di rotta”. Il padre di Alberta finirà per influenzare i comportamenti di tutti attraverso i ricordi della figlia. Continuando ad usare il linguaggio teatrale, più che mai adeguato per questo romanzo che si svolge nel tempo in cui si fanno provini per l’attrice che deve interpretare una commedia di Emmanuel, quando il reverendo Young esce per sempre di scena, sarà Emmanuel- finalmente- ad accollarsi il ruolo di padre che più si addice alla sua età, abbandonando le sue velleità di conquistatore. E, nelle ore convulse tra un traghetto e l’altro per arrivare a prendere l’aereo che li riporterà da Atene in Inghilterra, ci sarà un ‘cambiamento di rotta’ per tutti, una trasformazione che implica un guardarsi dentro e decidere che è giunto il momento di cambiare la propria vita. Radicalmente- per Emmanuel, per Lillian, per Jimmy. Con Alberta (che è tornata ad essere Sarah) inconsapevole, incerta tra la paura e la fiducia nel futuro.

    C’è sempre qualcosa di molto personale che rende unici i romanzi di Elizabeth Jane Howard- la sua passione per il teatro che era condivisa da Louisa nella saga dei Cazalet diventa qui quella di Emmanuel, la sua incresciosa esperienza come oggetto di desiderio da parte del padre (anche Louisa ne era stata vittima) è qui ombreggiata negli sguardi di Emmanuel verso Alberta (restiamo con il fiato sospeso per tutto il libro, temendo che il lupo sbrani l’agnello), la deliziosa voce di Alberta assomiglia a quella della dolce Clary. La descrizione dei paesaggi, poi, è superlativa, perfetta come un accompagnamento musicale- un avvio tranquillo nella pace della verde Inghilterra, frenesia di vita superficiale a New York, l’incanto dell’isola in Grecia dove la luce del sole mette a nudo la verità di ogni comportamento.

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