martedì 29 agosto 2017

Edna Mazya, “Esplosione cosmica” ed. 2008

                                     Voci da mondi diversi. Medio Oriente
        cento sfumature di giallo
        il libro dimenticato

Edna Mazya, “Esplosione cosmica”
Ed. e/o, trad. Alessandra Shomroni, pagg. 216, Euro 13,42


   Haifa, Israele. Lui, Ilan, ha 48 anni ed è professore di astrofisica. Lei, Naomi, ha venticinque anni. Con una differenza di età così…difficoltà in vista. Se poi aggiungiamo che Ilan è un tipo insicuro, ha uno stretto legame con la madre, più tardi nel libro scopriremo che a quindici anni aveva ancora problemi di enuresi notturna e che lei, oltre ad essere giovane, è anche molto bella…le difficoltà ipotetiche diventano quasi certezze.
    Infatti Naomi ha un amante. La solita storia. Ilan si insospettisce perché non la trova in casa quando avrebbe dovuto esserci, perché lei, con aria innocente, gli chiede a che ora rientri, perché gli capita di sentirla bisbigliare al telefono, di vedere il suo inconfondibile Maggiolino giallo passare per una strada dove non dovrebbe trovarsi. La segue. Li vede insieme. E’ sconvolto. Dopo un crescendo di incertezze, di schermaglie dettate dalla gelosia e di attacchi di depressione da parte di Ilan (il tutto tra il tragico e il ridicolo), Ilan decide di affrontare l’amante (un fotografo spesso in giro per il mondo) e, davanti allo scherno di questi, in un attacco di rabbia lo uccide. Ilan è un omicida dilettante, lo uccide spingendogli in gola la pipa (che peraltro è sua, di Ilan, era stata un regalo di Naomi che lui non aveva apprezzato). E però è un uomo intelligente, cancella le tracce, fa battere al morto sulla macchina da scrivere un messaggio secondo cui deve andare in Nuova Zelanda per lavoro, in qualche maniera carica il cadavere nel bagagliaio dell’auto.

   Tutta la vicenda è raccontata da Ilan stesso e il lettore ha una straniante impressione di assistere a ciò che sta accadendo nello stesso tempo dal di dentro e dal di fuori. Alcune delle scene sono decisamente un miscuglio di buffo e di grottesco- Ilan che gira in auto per Haifa senza riuscire a trovare un posto dove seppellire il cadavere, che sobbalza ad ogni incontro perché sembra che le persone più stravaganti si siano messe sul suo cammino (ladri di immondizie, una bambina pazza, un ubriacone): potrebbero mai denunciarlo in quanto testimoni? E Ilan è perfino capace di fare dell’autoironia (forse è quello che lo salva) in queste ore drammatiche. Non gli si addice proprio il ruolo di assassino. Finché chiede aiuto alla madre che ha la brillante idea di seppellire il morto nella tomba della maestra d’asilo di Ilan. E’ stata scavata da poco, la terra è fresca, non ci saranno problemi. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere, se il cielo non rovesciasse secchiate di pioggia, se Ilan non finisse con un febbrone e un inizio di polmonite, se nel delirio non straparlasse dicendo di aver ucciso suo padre…

     Riesce a farla franca, questo professore un po’ imbranato che si chiede se ucciderà uno dopo l’altro tutti gli uomini di cui la moglie sembra innamorarsi? Ha modo di spiegare ripetutamente che cosa sia un’esplosione cosmica- quando due stelle ruotano una intorno all’altra perché sono in coppia, ma hanno una massa diversa e perciò non c’è armonia tra di loro, finiranno una per autodistruggersi, distruggendo anche l’altra durante l’intero processo. Il che, pensiamoci bene, avviene spesso anche nelle relazioni umane.
Le sue disavventure non sono finite, lui passa dal desiderio di uccidersi inghiottendo una manciata di tranquillanti in un colpo solo a quello di costituirsi e raccontare tutto all’ispettore arabo che è suo amico di infanzia, spia Naomi e non riesce a capire se lei sappia o sospetti qualcosa, gioca al gatto e il topo con lei e l’ispettore Anton quando sa che una lettera anonima è arrivata alla polizia. Il noir si fa più che mai sarcastico. E il finale è del tutto inaspettato- non sarà giusto ma la bilancia della sofferenza è pari, non avrebbe senso imperversare oltre.



 


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