martedì 17 novembre 2015

Helen Dunmore, “L’ Assedio” ed. 2006

                                       Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
      la Storia nel romanzo
      il libro ritrovato

Helen Dunmore, “L’ Assedio”
Ed. Tropea, pagg. 315, Euro 14,90


21 giugno 1941, Leningrado. E’il solstizio d’estate, la notte più corta dell’anno, c’è aria di festa. Nessuno si aspetta l’attacco dei tedeschi. E invece quella notte ha inizio l’Operazione Barbarossa. Helen Dunmore, scrittrice inglese che ha vinto l’Orange Prize nel 1996 con “A Spell of Winter”, ambienta due storie d’amore in quel tremendo inverno russo del 1941. Due storie d’amore per due coppie appartenenti a due generazioni diverse. Anna Levin ha 23 anni quando, all’inizio della guerra, conosce il giovane medico Andrei: sono cresciuti entrambi sotto lo stalinismo e non hanno nessun punto di paragone per l’epoca in cui stanno vivendo. L’ attrice Marina Petrovna, che arriva per chiedere alloggio nella casa dei Levin, è stata l’amante del padre di Anna, in passato. Sia Michail Levin sia Marina Petrovna fanno parte di quella intelligencija che è ormai invisa al regime, sono guardati con sospetto, come nemici del popolo.
Anna è una figura solare, il centro della vita non solo dei Levin, del padre, ferito nelle prime operazioni di guerra, che si lascerebbe morire se non fosse per lei, del fratellino Kolja per cui lei ha sempre fatto da madre, ma anche di Andrei e di Marina. Generosa, intelligente, dotata di una forza d’animo che le dà la volontà di vivere e di far vivere quelli che ama, ad ogni costo, o quasi. Perché Anna mantiene sempre la sua dirittura morale e la sua dignità di essere umano, anche nelle situazioni più spaventose. Helen Dunmore non ci risparmia niente degli orrori dell’assedio in cui il Generale Fame e il Generale Inverno hanno fatto più di un milione di vittime. Gente che è capace di rubare per una crosta di pane, che arriva a mangiare colla e cuoio, episodi di cannibalismo, i cadaveri ammucchiati come dei muri fuori del cimitero oppure tenuti in casa, come in una cella frigorifera, corpi stremati dalla fame che si lasciano addormentare per non svegliarsi mai più.
E la storia di Anna, questa ragazza fin troppo perfetta se non si lasciasse tentare dal mangiare – pensando di farlo in sogno – il pezzettino del suo pane che aveva messo da parte per il fratellino, sarebbe soltanto un’ ennesima storia sentimentale se non ci fosse il contrappunto della storia drammatica della città che si chiamava San Pietroburgo prima di chiamarsi Leningrado, la porta della Russia sull’ Europa. Un “Via col Vento” russo, con un’eroina meno capricciosa (forse anche meno affascinante) di Scarlett O’Hara, ma con la stessa forza vitale, lo stesso coraggio e la stessa intraprendenza.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net





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