martedì 25 agosto 2015

Wang Gang, “English”

                                                    Voci da mondi diversi. Asia
           il libro ritrovato


Wang Gang, “English”
Ed. Neri Pozza, trad. Maria Gottardo e Monica Morzenti, pagg. 384, Euro 18,00

    C’è un tempo fisiologico per elaborare ogni esperienza e ci volevano quasi trent’anni perché la Cina riuscisse a riguardare e rielaborare sotto forma di romanzi l’epoca della dittatura del Grande Timoniere, quel grande sconvolgimento che andò sotto il nome di Rivoluzione Culturale. “Balzac e la piccola sarta cinese” di Dai Sije ci aveva svelato per primo la sete di conoscenza dei giovani mandati a lavorare nei campi; di recente Wei Wei, nel suo “La ragazza che leggeva il francese”, ci ha narrato dell’esaltante scoperta di un nuovo mondo rivelato dallo studio di una lingua straniera. Ci giunge ora “English” di Wang Gang, un drammatico romanzo di formazione velato di ironia che, ancora una volta, tratta del paradosso di una Rivoluzione Culturale che ha distrutto la cultura e di una generazione di studenti che, nell’impossibilità di studiare, ambivano studiare, privati dei libri di testo, li desideravano più di ogni altra cosa.
    La vicenda di “English” è ambientata ad Urumqi, una cittadina ai confini della Mongolia- e potrebbe essere ai confini del mondo, tanto è lontana dalle città mitiche di Pechino o Shanghai, vagheggiata quest’ultima come il centro della modernità. E il professore Wang Yajun viene da Shanghai. E insegnerà inglese! Sono sufficienti queste due cose per giustificare l’aura quasi magica intorno a lui? Wang Yajun è sempre vestito in maniera inappuntabile, sempre perfettamente rasato e- dettaglio veramente inaudito- usa il profumo! Perché poi ci sia un professore di inglese, piuttosto che di russo, in sostituzione dell’insegnante di urumqi, la bella Ajitai, resta un mistero.
L’io narrante è il ragazzino Liu Ai, figlio di due architetti che devono espiare la colpa di essere intellettuali- in una delle scene iniziali il padre di Liu Ai dipinge un gigantesco ritratto di Mao. E viene schiaffeggiato per punizione, perché ha messo un solo orecchio sul faccione del Presidente: ma di che prospettiva parla? Questa è un’offesa!

Nel mondo degli adulti ci sono i genitori, dunque, i due professori, Wang Yajun e Ajitai, e altri personaggi (il preside, il responsabile Fan) che rappresentano le forze dell’ordine; in quello dei ragazzi gli attori sono Liu Ai, una compagna di classe, e Li Mondezza, il cui soprannome rivela tutto sull’ambiente della sua famiglia. L’arrivo del professore mette in moto una serie di eventi che nascono da rivalità e invidie, perché Liu Ai contende alla ragazzina il ruolo di “preferita” del professore. E il grosso volume del dizionario di inglese diventa il simbolo di questa rivalità, oggetto ambito come una coppa premio.
Oltre ad essere uno scrigno dei tesori, interprete di un’altra realtà a loro sconosciuta, cancello che si spalanca su un altro universo. Che è quello di un gentleman con le scarpe lucide come quelle del professore. Si è pronti a tutto, anche a mentire, anche a lasciare che si diffondano calunnie sulla moralità del professore, pur di avere il privilegio di portare il suo giradischi in aula. O- meta suprema- poter sfogliare il dizionario.

    Se per un verso “English” è la storia di una soggezione culturale, del fascino esercitato da un insegnante attraverso quella straordinaria forma di potere che è la cultura, dall’altro, come in tutti i romanzi di formazione, è anche la storia della scoperta dell’amore e del sesso. E la rivalità non è solo quella di primeggiare nella pronuncia inglese, ma anche quella di contendersi l’oggetto del desiderio: la bambina è infatuata del professore che, a sua volta, spasima dietro la professoressa Ajitai, le cui belle forme sono concupite pure dal giovane Liu Ai, il cui nome, Ai, significa Amore, e che è il più confuso tra i personaggi. Roso dal dubbio su chi sia il vero padre (è perché non ammira più il suo, troppo obbediente al regime?), diviso tra le lusinghe del professore, l’attrazione per la compagna di scuola e il desiderio per Ajitai. Certo è che anche qui, come negli altri romanzi di formazione, si diventa grandi dopo l’esperienza della morte. E c’è una serie di morti in “English”, con valenze diverse, di significato politico o personale, sempre tragiche. Che cambiano la vita per sempre.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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