Voci da mondi diversi. Svizzera
cento sfumature di giallo
Martin Suter, “Melody”
Ed.
Sellerio, trad. Marina Pugliano, pagg. 304, Euro 17,00
Peter Stotz ha ottantaquattro anni e gli
resta al massimo un anno da vivere. Ha avuto una vita piena, è stato un uomo
influente, un consulente del governo, consigliere di amministrazione di varie
aziende. Vive in una grande villa sulle colline di Zurigo e per lui è arrivato
il momento di tirare le somme. Assume Tom Elmer, 34 anni, un doppio master in
giurisprudenza e un urgente bisogno di lavorare. Stotz gli offre una cifra da
capogiro per mettere ordine nelle sue carte in modo da presentare ai posteri
una buona immagine di sé. In più Tom alloggerebbe in un suo appartamento
all’interno della villa.
Inizia così questo rapporto intenso tra il vecchio e il giovane- Stotz ha una maniera di raccontare che tiene avvinti, Tom è incuriosito e irretito, complici anche l’arte culinaria della governante italiana e i tanti bicchieri o bicchierini di vino e liquori pregiati (Tom non se n’è accorto, ma Peter Stotz è un alcolista). Fin da subito i ricordi di Stotz girano intorno a Melody, il grande amore della sua vita il cui ritratto è ovunque nella villa- Tom lo ha notato perché la ragazza ritratta è molto bella, con occhi di velluto. C’è anche una stanza che è rimasta intatta, era la stanza da ricamo di Melody. Melody, Melody, Melody, artista del ricamo, libraia e grande lettrice. Stotz se ne era innamorato subito, appena l’aveva vista nella libreria in cui lavorava e in cui era tornato per cercare romanzi d’amore. Melody con un nome perfetto per lei, la traduzione del suo vero nome in arabo. Perché la famiglia di Melody è marocchina, lei è musulmana e oltretutto è fidanzata anche se il suo è un matrimonio combinato a cui lei sarebbe ben lieta di sfuggire.
La storia d’amore di Stotz (vent’anni più
di Melody) viene fuori come a puntate, il corteggiamento, la conquista, la
presentazione alla famiglia di lei, il rifiuto dei suoi genitori di
acconsentire a queste nozze, l’ira del fratello, la fuoriuscita di Melody dalla
casa paterna, gli accordi per il matrimonio, l’abito da sposa con un velo che
era un hijab. E poi…e poi Melody era scomparsa. Era stata rapita? Era stata
uccisa? Era semplicemente scappata perché aveva cambiato idea? Tutta la
rimanente vita di Stotz era stata dedicata a cercarla, a seguire ogni possibile
traccia fino nei paesi più remoti.
Quando c’è un solo narratore, la domanda più ovvia è- fino a che punto dobbiamo credergli? Anche Tom è tra impietosito e perplesso e si rende sempre più conto che Stotz in realtà vuole incaricarlo di ‘trovare’ Melody.
La storia d’amore di Tom con la nipote del suo datore di lavoro (diventerà una ricchissima ereditiera, ma anche Tom non sarà messo male con il lascito del suo datore di lavoro) serve da controparte a quella del magnate- romantica, vagheggiata, idealizzata, nel passato rivissuto momento per momento, parola per parola, quella del vecchio Stotz, vissuta totalmente nel presente e ancorata nella realtà quella di Tom che ripercorrerà, insieme alla bella nipote, ogni tappa della ricerca che Peter Stotz ha raccontato con dovizia di particolari. Quello che scopriranno sarà sorprendente- per loro e per noi.
Abbiamo sempre apprezzato lo stile dello
scrittore svizzero, il suo umorismo, la secchezza dei dialoghi, la misura delle
sue descrizioni. In questo romanzo Suter gioca ad accumulare enigmi, a far
dubitare il lettore su tutto quello che legge, ad allentare l’atmosfera con
descrizioni di piatti squisiti e non convenzionali pur nella loro semplicità e
bicchieri di cognac d’annata scelti ad hoc secondo il ricordo del momento.
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