domenica 24 novembre 2024

Eve J. Chung, “Le figlie di Shandong” ed. 2024

                                                          Voci da mondi diversi. Cina

 Storia di famiglia

Eve J. Chung, “Le figlie di Shandong”

Ed. Corbaccio, trad. M. Elisabetta De Medio, pagg. 396, Euro 18,62

    1948. Cina. Dopo anni di lunga guerra civile tra nazionalisti e comunisti, nel 1946 la Cina continentale è passata sotto il controllo del partito comunista e Chiang-Kai-shek, con tutti i membri del Kuomintang, si è rifugiato nell’isola di Taiwan.

     Nello Shandong, una zona rurale nella Cina orientale, la ricca famiglia Ang non sembra essere consapevole del pericolo che incombe. L’unico problema sembra essere quello dell’assenza di un erede maschio perché la moglie del figlio primogenito continua a mettere al mondo figlie femmine, suscitando l’ira della tremenda Nai-Nai, la suocera che continua a ripetere che le bambine sono un peso, sono bocche da sfamare, non servono a niente perché solo un figlio maschio può rendere onore agli antenati.

Quando la protesta dei contadini minaccia la famiglia, la mamma e le tre bambine vengono abbandonate mentre il loro stesso marito e padre fugge con i genitori a Qingdao, la città costiera dove il Kuomingtang ha permesso l’ancoraggio della flotta americana. Il pretesto per l’abbandono è patetico nella sua aperta menzogna: custodiranno la casa, intanto di certo i comunisti non infieriranno su una donna e delle bambine.


   Non è vero. L’esperienza di Hai, la bambina più grande, considerata responsabile per il comportamento da ‘padrone’ del padre e del nonno e torturata, la segnerà per tutta la vita. Se mamma e figlie si salvano, se vengono nascoste da un contadino e poi aiutate a fuggire, è grazie al benvolere di cui ha saputo circondarsi la madre, sempre generosa nei confronti dei lavoranti.

    La voce narrante è quella di Hai, dapprima ragazzina giudiziosa che è un sostegno per la mamma, poi fanciulla che ha l’ambizione di studiare per uscire dal condizionamento femminile e non avere una vita come quella della madre, poi giovane sposa con un marito ben diverso dal padre-padrone e infine madre a sua volta. Di una bambina. Lei, però, non è sua madre che ha finalmente dato alla luce un maschietto, dopo il ricongiungimento con il marito a Taipei e dopo aver messo al mondo un’altra figlia femmina. Per questo tanto atteso erede la madre sottrae il latte che dovrebbe essere per la bambina nata solo un anno prima, dandole da bere acqua di riso e facendo infuriare Hai. No, Hai non è come sua madre. Sua figlia studierà, sarà indipendente, spezzerà la catena della supremazia maschile in famiglia, non si dovrà mai inginocchiare davanti ad una suocera.

    Il racconto di Hai segue la strada della fuga verso Qingdao, a piedi, affrontando i pericoli degli incontri con i comunisti a cui presentano dei lasciapassare falsificati, la fame, le intemperie. Per poi scoprire che, ancora una volta, la famiglia Ang ha lasciato Qingdao senza curarsi di loro- ormai sono a Taipei e madre e figlie finiranno in un campo per rifugiati dove le condizione di vita sono proibitive.

Qingdao

    Quella de “Le figlie di Shandong” è una storia privata sullo sfondo di un’epoca di transizione in Cina. I grandi avvenimenti, il sorgere della stella di Mao e le rivendicazioni comuniste sono visti attraverso le sofferenze patite dal piccolo nucleo famigliare. Sono sofferenze imputabili, però, più ancora che a quello che sta accadendo in Cina, al comportamento dei famigliari e alla concezione tradizionale della donna come importante solo in quanto procreatrice di figli maschi. Solo lo zio delle ragazze, un ufficiale dell’esercito nazionalista, si salva tra le figure maschili. È lui che rintraccia la cognata e le nipoti nel campo profughi, è lui che gli procura i biglietti e il lasciapassare per raggiungerli nell’isola di Taiwan, è lui che si mostra compassionevole verso di loro, vedendo le condizioni fisiche in cui si trovano.

    Se la narrazione scorre un poco piatta e monotona, piace, però, il quadro al femminile di quei tempi- il ruolo ben delineato della primogenita e della secondogenita, lo stretto legame tra madre e figlie e lo sminuimento della figura paterna.  




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