Voci da mondi diversi. Francia
cento sfumature di giallo
Claire Jéhanno, “La giurata”
Ed.
Astoria, trad. Cinzia Bigliosi, pagg. 352, Euro 20,00
Francia. Chartres. Anna Zeller è stata
chiamata a far parte della giuria popolare per il processo a Fréderic e Lucile,
accusati di aver avvelenato e poi strangolato la zia di Fréderic. Il motivo
dell’omicidio: avevano bisogno di soldi.
Anna,
insegnante sulla trentina, è orgogliosa di essere stata chiamata. Sente il peso
della responsabilità, ma non ne è spaventata.
Giorno dopo giorno seguiamo Anna in
tribunale dove lei ascolta le varie testimonianze e la deposizione dei due
fidanzati. Ogni giorno apprendiamo dei dettagli, ogni giorno Anna si pone delle
domande. Che persona era la zia di Fréderic? Quando lui era bambino, lei era la
favolosa zia di Parigi da cui andava ospite. L’appartamento in cui la coppia
abitava era di proprietà della zia ed era proprio accanto al suo. Perché
ucciderla, allora, se Fréderic era il suo nipote preferito? Tutti sapevano che
l’assassino non può essere l’erede della persona che ha ucciso. E Lucile? Se
desiderava tanto un figlio, perché aveva abortito? E che fine aveva fatto il
gatto della zia?
Ad ogni buon conto i fidanzati si dichiarano innocenti, un amico di Fréderic testimonia che avevano passato la sera insieme. E intanto Anna ascolta anche i genitori degli imputati, il fratello di Fréderic, una vicina pettegola che ha Lucile in antipatia. Si rende conto ogni giorno che passa di quanto sia difficile arrivare alla verità- c’è una sola verità? Quella che sembrava ad Anna la verità un giorno, viene messa in dubbio il giorno seguente. Adesso sente il peso della responsabilità, del giudicare colpevole o innocente una persona.
C’è qualcos’altro ancora, e qui è
l’originalità del romanzo opera prima di Claire Jéhanno. La verità- qual è la
verità di Anna? Una delle altre giurate la chiama Anna Boulanger- erano anni
che non sentiva quel cognome, come ha fatto a scoprirlo? E giorno dopo giorno,
a fianco della storia dei fidanzati imputati, affiora quella di Anna Zeller che
una volta si chiamava Anna Boulanger, una volta viveva in un piccolo paese, una
volta aveva un padre, una volta aveva una cugina bionda che si chiamava Aurore.
Poi Aurore era scomparsa, andava sulle altalene con la sorellina di Anna e dopo
non c’era più. I genitori, gli zii e la polizia avevano interrogato invano la
bambina- non aveva visto nulla, non sapeva. La tragedia si era abbattuta sulla
famiglia, il dolore, i sospetti, le chiacchiere del paese. Aurore non era mai stata
ritrovata. La madre di Anna aveva ripreso il cognome da nubile, si era
trasferita a Chartres con le bambine che non avevano più rivisto il padre.
Che cosa sta succedendo ad Anna, adesso? Perché questa necessità di trovare la verità di quanto è successo a lei e alla sua famiglia? Che cosa, nel caso dell’anziana signora uccisa, ha riportato il passato nella sua mente?
Il
finale è del tutto una sorpresa per entrambe le vicende, è una sorta di
catarsi.
Nessuna delle due storie è banale e
l’interesse del lettore è rivolto, su un piano più semplice, allo svolgimento
dei fatti nell’una e nell’altra vicenda, e su un piano più complesso alle
motivazioni psicologiche dei fidanzati, al loro rapporto con la zia e
all’intricato gioco della memoria di Anna. La cornice- il tribunale- è un
memento continuo della necessità di abbandonare i sentimenti fuori dall’aula e
di essere lucidamente obiettivi. Perché la verità è elusiva, si nasconde, gioca
ad avere molte facce.
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