martedì 12 novembre 2024

Claire Jéhanno, “La giurata” ed. 2024

                                                           Voci da mondi diversi. Francia

   cento sfumature di giallo

Claire Jéhanno, “La giurata”

Ed. Astoria, trad. Cinzia Bigliosi, pagg. 352, Euro 20,00

 

    Francia. Chartres. Anna Zeller è stata chiamata a far parte della giuria popolare per il processo a Fréderic e Lucile, accusati di aver avvelenato e poi strangolato la zia di Fréderic. Il motivo dell’omicidio: avevano bisogno di soldi.

Anna, insegnante sulla trentina, è orgogliosa di essere stata chiamata. Sente il peso della responsabilità, ma non ne è spaventata.

    Giorno dopo giorno seguiamo Anna in tribunale dove lei ascolta le varie testimonianze e la deposizione dei due fidanzati. Ogni giorno apprendiamo dei dettagli, ogni giorno Anna si pone delle domande. Che persona era la zia di Fréderic? Quando lui era bambino, lei era la favolosa zia di Parigi da cui andava ospite. L’appartamento in cui la coppia abitava era di proprietà della zia ed era proprio accanto al suo. Perché ucciderla, allora, se Fréderic era il suo nipote preferito? Tutti sapevano che l’assassino non può essere l’erede della persona che ha ucciso. E Lucile? Se desiderava tanto un figlio, perché aveva abortito? E che fine aveva fatto il gatto della zia?

   Ad ogni buon conto i fidanzati si dichiarano innocenti, un amico di Fréderic testimonia che avevano passato la sera insieme. E intanto Anna ascolta anche i genitori degli imputati, il fratello di Fréderic, una vicina pettegola che ha Lucile in antipatia. Si rende conto ogni giorno che passa di quanto sia difficile arrivare alla verità- c’è una sola verità? Quella che sembrava ad Anna la verità un giorno, viene messa in dubbio il giorno seguente. Adesso sente il peso della responsabilità, del giudicare colpevole o innocente una persona.


    C’è qualcos’altro ancora, e qui è l’originalità del romanzo opera prima di Claire Jéhanno. La verità- qual è la verità di Anna? Una delle altre giurate la chiama Anna Boulanger- erano anni che non sentiva quel cognome, come ha fatto a scoprirlo? E giorno dopo giorno, a fianco della storia dei fidanzati imputati, affiora quella di Anna Zeller che una volta si chiamava Anna Boulanger, una volta viveva in un piccolo paese, una volta aveva un padre, una volta aveva una cugina bionda che si chiamava Aurore. Poi Aurore era scomparsa, andava sulle altalene con la sorellina di Anna e dopo non c’era più. I genitori, gli zii e la polizia avevano interrogato invano la bambina- non aveva visto nulla, non sapeva. La tragedia si era abbattuta sulla famiglia, il dolore, i sospetti, le chiacchiere del paese. Aurore non era mai stata ritrovata. La madre di Anna aveva ripreso il cognome da nubile, si era trasferita a Chartres con le bambine che non avevano più rivisto il padre.

    Che cosa sta succedendo ad Anna, adesso? Perché questa necessità di trovare la verità di quanto è successo a lei e alla sua famiglia? Che cosa, nel caso dell’anziana signora uccisa, ha riportato il passato nella sua mente?


Il finale è del tutto una sorpresa per entrambe le vicende, è una sorta di catarsi.

    Nessuna delle due storie è banale e l’interesse del lettore è rivolto, su un piano più semplice, allo svolgimento dei fatti nell’una e nell’altra vicenda, e su un piano più complesso alle motivazioni psicologiche dei fidanzati, al loro rapporto con la zia e all’intricato gioco della memoria di Anna. La cornice- il tribunale- è un memento continuo della necessità di abbandonare i sentimenti fuori dall’aula e di essere lucidamente obiettivi. Perché la verità è elusiva, si nasconde, gioca ad avere molte facce.



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