sabato 27 maggio 2023

Isaac B. Singer, “Max e Flora” ed. 2023

                                    Voci da mondi diversi. Diaspora ebraica

      premio Nobel

Isaac B. Singer, “Max e Flora”

Ed. Adelphi, trad. E. Zevi, pagg. 207, Euro 19,00

 

     Torniamo in via Krochmalna, a Varsavia, teatro delle vicende di “Keyla la Rossa”. Torniamo nella strada del ghetto popolata da trafficoni, ladri, prostitute- l’altra faccia della società ebraica, quella senza le palandrane nere e i peyot ai lati del viso, in quella yiddishland ormai scomparsa. E ritroviamo Max Shpindler in “Max e Flora”.

    Max si è dato una ripulita, andando a Buenos Aires. Ha messo su una facciata di perbenismo- in Argentina ha fatto fortuna con una fabbrica di borsette, è sposato con Flora, si amano. E adesso sono tornati a Varsavia in cerca di ‘merce fresca’. Sì, perché, dietro le borsette che giustificano i guadagni, c’è il bordello gestito da una tal Berta e Max si è impegnato a portare un buon numero di ragazze vergini. A lui il diritto di sedurle e istradarle, Flora lo sa e non è gelosa.

   Poi l’amico Meir  Panna Acida (niente come questi soprannomi, e a Meir aggiungiamo la moglie Leah Lingualunga, Itche il Guercio e Srulke il Tonto, ci dà l’idea dell’ambiente di via Krochmalna) gli presenta Rashka, una biondina quindicenne che fa la serva presso una vecchia signora. E Max perde la testa, è certo di essere innamorato. Non ha nessuna intenzione di portarla nel bordello di Berta, Rashka è per lui.


    Le vicende di Max tornato a Varsavia sfiorano il tragicomico. Dovrebbe essere meno ingenuo, alla sua età, invece si lascia irretire da una gruppo di anarchici a cui fornisce dei soldi, per poi tirarsi indietro con la paura che lo ricerchino per ucciderlo, rapisce Rashka sorvolando sul fatto che lei non ha documenti e lui è perseguibile, visto che Rashka è minorenne, la porta in una cittadina termale facendola passare per sua figlia. E Flora? Max non vuole più saperne di Flora da quando ha scoperto che, quando l’ha conosciuta, non era affatto una ragazza innocente ma una prostituta. Lo sapevano tutti, lavorava con Leah Lingualunga, come poteva Max non aver mai avuto il minimo sospetto?

    Pensa di uccidere Flora, pensa di uccidere l’uomo che era stato il suo amante e che Flora ha di nuovo incontrato a Varsavia, no, non la ucciderà, non ucciderà neppure l’amante, la ama ancora, no, non la ama, è stanco di Rashka che è proprio una bambina con cui non può parlare di tutto come faceva con Flora. È pieno di dubbi e di incertezze, Max, sugli altri, su se stesso, sulla vita che ha condotto finora. Si ritrova perfino a pensare a valori spirituali che mai lo avevano turbato prima. Che cosa gli succede? È sapere che l’amico Meir sta morendo che lo spinge ad altri pensieri?

Via Krochmalna oggi

    Questo tassello che ricompone un mondo che non c’è più (“Max e Flora” completa la trilogia iniziata con “Il ciarlatano”) è scritto con la precisione, il colore, la ricchezza di dettagli che contraddistinguono lo stile di Isaac Bashevis Singer, premio Nobel 1978. Uno stile che riesce a combinare vivacità, ironia, leggerezza e profondità, cinismo e una certa qual tristezza di sottofondo. Perché la conclusione, che tira le fila delle varie vicende e raduna sulla scena tutti i personaggi, sia quelli maggiori sia quelli minori, è naturalmente tragico.

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