Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Diego Zandel, “Eredità colpevole”
Ed.
Voland, pagg. 256, Euro 19,00
Un capitolo di storia italiana di cui,
colpevolmente, si parla poco. Di cui pochi sanno. Di cui si sa poco. Per lo più
si ricorda l’impresa di D’Annunzio su Fiume, perché fu scenografica, perché
ottenne (come il Vate desiderava) attenzione proprio perché così clamorosa e,
in definitiva, autoesaltante.
L’Istria e tutta la regione che si affaccia sull’Adriatico, subito al di là di quello che adesso è il confine. Alla fine della seconda guerra mondiale l’Istria fu data a quella che allora era la Jugoslavia e iniziò l’esodo degli italiani per sfuggire a quella che fu una vera e propria pulizia etnica da parte dei titini. Partirono, gli italiani, abbandonando tutto tranne che la vita, iniziandone una nuova da profughi, ospitati in campi di raccolta in condizioni facilmente immaginabili prima di riuscire a trovare una loro strada.
Lo stesso scrittore, Diego Zandel, profugo insieme ai suoi genitori, nacque nel 1948 nell’ospedale di Fermo, nelle Marche, perché la sua famiglia era ospite nel campo di Servigliano. E intanto proseguivano gli eccidi in quella che un tempo era la loro terra, venivano uccisi gli italiani, sia che fossero dichiaratamente fascisti sia che non lo fossero, e le foibe diventarono tristemente famose come il metodo insieme di uccisione e di sepoltura più pratico. Uno sparo alla nuca sull’orlo di una foiba e le vittime che vi precipitavano dentro erano due, legate una all’altra, una di loro ancora viva: erano state ‘infoibate’- che orrore, che tristezza, un verbo coniato ‘ad hoc’, fa pensare al linguaggio dei nazisti.
“Eredità colpevole” è ambientato negli anni 2000: un giudice viene ucciso sulla soglia di casa. L’atto è rivendicato da un gruppo di estrema destra che ha ritenuto il giudice responsabile per il non procedere- in pratica l’assoluzione- nel processo intentato contro il criminale di guerra Josip Strčić (personaggio liberamente ispirato a Oskar Piškulić), uno dei più efferati infoibatori. Prima di lui il pubblico ministero era stato sollevato dall’incarico- chi c’era dietro la volontà di insabbiare tutto, di non consegnare un criminale alla giustizia?
Il narratore è il giornalista e scrittore Guido Lebnaz, fiumano di origine, figlio di profughi e con una triste storia famigliare alle spalle, conseguenza dell’asprezza dell’esperienza vissuta dai suoi genitori. Salta fuori il nome di un possibile esecutore dell’assassinio del giudice. Lebnaz fruga nella memoria, è un nome che ha già sentito, riesce a rintracciare l’uomo che però ha cambiato vita, non è stato di certo lui ad avere sparato. Prova ne è che qualcuno attenta alla vita di Lebnaz stesso, quando questo si allontana dal luogo dell’incontro. Questo è solo l’inizio, questa non sarà l’unica volta che qualcuno cerca di togliere di mezzo il giornalista. Perché le sue ricerche lo portano in Venezia Giulia, passo dopo passo, incontro dopo incontro, morto dopo morto (purtroppo), dopo aver spulciato vecchie carte negli archivi dove sono stati registrati i nomi dei profughi, Guido Lebnaz si avvicina alla verità, a scoprire l’identità del mandante. La sorpresa sarà diversa da come era sembrata, perché tutte le carte vengono rovesciate alla fine.
“Eredità colpevole” è uno di quei romanzi a
cui la definizione di genere va stretta. Si indaga su un delitto, si cercherà
il colpevole di altri delitti, ma in realtà si vuole parlare di altro, si vuole
portare alla luce un passato sepolto, rendere giustizia ai morti e ai vivi,
alla fine degli uni e alle sofferenze degli altri, si vuole riflettere
sull’eterno interrogativo- fino a che punto le colpe dei padri ricadono sui
figli? Fino a che punto l’eredità genetica influisce sul formarsi di una
persona? È possibile affrancarsi da questa?
La fine del romanzo, poi, è una
celebrazione della giustizia che, a costo della sofferenza personale, deve prevalere
ad ogni costo.
Incalzante
e rivelatore, la vicenda sarebbe stata ugualmente appassionante senza lo
scontato risvolto sentimentale che ci sembra una concessione ad un certo gusto
dei lettori.
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