Casa Nostra. Qui Italia
Camilla Ghiotto, “Tempesta”
Ed.
Salani, pagg. 352, Euro 18,00
Era il nome di battaglia di suo padre,
Tempesta. Suo padre era stato partigiano e non ci sarebbe niente di strano se
l’età di lei, la figlia, fosse quella che ci si potrebbe aspettare da qualcuno
nato nel dopoguerra. E invece no, perché Camilla, figlia di Tempesta alias
Renzo Ghiotto, ha diciassette anni quando suo padre, novantaduenne, muore.
“Tempesta” è un libro autobiografico, dunque,
anzi doppiamente autobiografico con una narratrice in prima persona- Camilla- e
un narratore in terza persona, Renzo Ghiotto stesso nelle pagine del suo
diario. Ed è anche un romanzo di una doppia formazione- quella di Camilla, che
diventa grande scoprendo il padre, e del padre, il ragazzo che sale sui monti a
diciotto anni per combattere i fascisti e, quando scende da quei monti perché
la guerra è finita, è un uomo.
Ci è capitato spesso di incontrare coppie
in cui l’uomo è di parecchio più grande della sua compagna (meno spesso
l’opposto, anche se ne abbiamo un esempio tra i nostri vicini francesi) e di
riflettere su come funzioni un rapporto tra due persone con un’età così
diversa. Molto raramente, quasi mai, abbiamo pensato a che cosa provi un
bambino a cui gli amichetti chiedono se è suo nonno l’uomo che lo ha
abbracciato davanti alla porta della scuola o dell’asilo. E Camilla si
vergogna, Camilla risponde che sì, è suo nonno, Camilla chiede alla mamma
(aveva vent’anni quando aveva conosciuto lui che ne aveva cinquanta) se il
padre può andare a dormire dalla nonna la sera che la sua amica sarà sua
ospite. Renzo Ghiotto
È vecchio, Tempesta, c’è poco da fare. Cammina con un bastone, gli
trema la mano quando mangia. Poi, però, parla davanti alla folla riunita nella
piazza di Vicenza per il 25 aprile ed è capace di commuovere, di infuocare gli
animi. Camilla spera che i compagni di scuola pensino che il loro cognome
uguale sia una coincidenza, sì, è orgogliosa di lui ma è dibattuta nel suo
intimo. E poi suo padre muore e Camilla sente il bisogno di capirlo, di sapere
di lui, di rivivere il suo passato.
C’è uno stacco netto tra le pagine in cui la ragazza “si confessa” e quelle del diario di Renzo Ghiotto. Ci sarebbe piaciuto che ci fosse un legame maggiore, come un commento a lato da parte della figlia, tra le due storie e invece le pagine del diario ci riportano a ottanta anni fa, con un salto temporale così brusco da farci sentire spaesati. È proprio l’impressione che deve avere provato la figlia- era veramente un altro mondo quello in cui un ragazzo di diciotto anni (l’età di lei, Camilla!) era stato torturato, era fuggito dall’arruolamento in Marina, aveva imbracciato le armi perché una cosa gli era ben chiara: doveva difendere la libertà. A Malga delle Fossette Renzo Ghiotto tornava ogni anno con la moglie e la figlia, quasi in pellegrinaggio, per ricordare- l’agguato dei tedeschi, gli spari, i compagni morti e feriti.
Quando Camilla riprende la voce, è come se,
solo ora che lui non c’è più per fare da interlocutore e per rispondere alle
sue domande, lei mettesse a fuoco il passato di suo padre, solo ora si chiede
se lei ne sarebbe capace, di patire il freddo, la fame, la paura, per essere coerente
con le sue idee.
Ci sono due gioventù a confronto, in
“Tempesta”. Non c’è nostalgia per un tempo che non c’è più ma la volontà di
trarre una lezione da quel passato, di perpetuare un insegnamento, di mantenere
in vita, nell’unica maniera possibile, chi la vita l’ha lasciata. Un libro
sofferto e coraggioso.
Molto bella la copertina, con il copricapo che
Renzo amava indossare e che sembra la prua di una nave con le due figurette di
padre e figlia. Niente a che fare con il Titanic.
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