venerdì 11 dicembre 2020

Nicole C. Vosseler, “La baronessa del ghiaccio” ed. 2020

                                                       Voci da mondi diversi. Area germanica

             love story

        romanzo d'avventura

Nicole C. Vosseler, “La baronessa del ghiaccio”

Ed. Neri Pozza, trad. R. Scarabelli, pagg. 316, Euro 19,00

    Un re Tudor, 1806. No, non è come si può pensare un discendente di Re Enrico VIII della dinastia Tudor dell’Inghilterra. Questo Tudor era soprannominato ‘il Re del ghiaccio’, perché agli inizi del secolo XIX ebbe l’idea brillante di trasportare il ghiaccio dal Massachusetts alle isole caraibiche. Quando ne sentì parlare da un marinaio, Griša Voronin fu dapprima incredulo, poi scettico, poi…perché no? Si poteva fare. Sua sorella Katja ‘capiva’ il ghiaccio, avrebbe potuto aiutare. Perché no? Nei paesi in cui il caldo faceva andare a male le provviste, oppure, più semplicemente, faceva agognare una bibita fresca, il ghiaccio sarebbe andato a ruba. E il Re del ghiaccio avrebbe avuto una rivale degna di lui, la Baronessa del ghiaccio.

Frederic Tudor

    Torniamo indietro, perché il romanzo di Nicole Vosseler deve essere assaporato con la lentezza con cui assaporereste un ghiacciolo.

È il 1882 quando Griša, tredici anni, e la sorellina Katja di nove anni scappano di casa. Sono figli di un servo della gleba, se vengono presi saranno arrestati, devono lasciare la Russia. Lui, Griša, ha sete di avventura, guarda lontano. Quando arriveranno a Tromso, si imbarcherà su una baleniera, alternerà mesi in mare con periodi di tempo a terra- di certo non lascerà mai sua sorella di cui si sente responsabile. Lei, Katja, è un topolino che sboccerà in una splendida  ragazza con gli occhi chiari come il ghiaccio e i capelli corvini, una volontà di ferro e nessuna smanceria femminile. E con il ghiaccio Katja ha un rapporto speciale, in un’altra epoca sarebbe potuta diventare glaciologa, come Smilla, la protagonista del romanzo di Peter Hoeg. Katja sente il ghiaccio cantare, con il tocco delle dita ne percepisce lo spessore e la solidità.

Riproduzione del palazzo di ghiaccio voluto dall'Imperatrice Anna nel 1740

   Sono tante le avventure in serbo per i due fratelli Voronin. Non si fermano in Norvegia e neppure in Danimarca. Arriveranno ad Amburgo, un vivace porto commerciale. Dapprima sarà una conoscenza casuale, quella con i fratelli Thilo e Christian, proprietari di una bottega di merci varie, e poi diventerà molto di più- una stretta amicizia, amore, un sodalizio commerciale, tra alti e bassi, illusioni e delusioni, fino al successo della grande impresa. Successo insperato con una premessa azzardata, tanto da sembrare folle, ma li consacrerà come Baroni del Ghiaccio, perché riusciranno a battere il Re in velocità.

    Il romanzo di Nicole Vosseler ha parecchi piani di lettura- è questo il suo fascino, come per il precedente libro “Il botanista inglese”.

   È un romanzo di formazione in cui seguiamo da vicino la ‘crescita’ dei diversi personaggi- le difficili decisioni di vita da prendere, le scelte d’amore, tanto più tormentate quando si è incerti sulle proprie preferenze sessuali o quando l’immaturità rende incapaci di distinguere tra ‘lussuria, amicizia e amore’. Si sbaglia, si soffre, si fa soffrire, si conoscono momenti di felicità sublime e il trionfo della soddisfazione per aver ottenuto quello per cui si è lottato.

    È anche il romanzo di un viaggio a tappe, che coincidono con la ‘crescita’ personale. Viaggio vero che ci porta nei mari del Nord a caccia di balene e poi nella terra dei ghiacci a venti gradi sotto zero, in paesaggi di una glaciale bellezza, e viaggio di conoscenza- dell’altro e di se stesso. “Succedeva sempre così, che all’estero si cambiava opinione su qualcuno che si pensava di conoscere?”. Perché il viaggio è come una lente, crea una distanza che permette lucidità di visione.

Calabrosa

   E infine è un intrigante dizionario del ghiaccio- ognuna delle cinque parti del libro è preceduta da una breve spiegazione di un diverso tipo di ghiaccio: ghiaccio fisso, calabrosa, ghiaccio nero, ghiaccio a candela, polvere di diamante. Se dapprima pensiamo che sia uno sfoggio di erudizione, oppure una sorta di gioco che spieghi la passione di Katja per il ghiaccio, ci rendiamo poi conto che, in una maniera sottile, c’è una corrispondenza con il capitolo che segue, che avanziamo con cautela o con maggiore sicurezza sulla lastra delle vicende e dei sentimenti, fino al lucente Diamond Ice, uno sfavillante bagliore di successo.

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a breve seguirà intervista con la scrittrice





    

 

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