lunedì 7 dicembre 2020

Alison Weir, “Jane Seymour. La regina più amata” ed. 2020

                                 Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda

     romanzo storico

Alison Weir, “Jane Seymour. La regina più amata

Ed. Superbeat, trad. M. Togliani, pagg.528, Euro 19,00

     Anna Bolena aveva scelto per sé il motto ‘La più felice’- che motto drammatico alla luce di quello che doveva succedere, della fine che avrebbe incontrato. Jane Seymour, terza moglie di re Enrico VIII dopo Caterina d’Aragona ed Anna Bolena, scelse le parole ‘Destinata ad obbedire e servire’. Certo che Enrico approvò. Che cosa poteva desiderare di più di una moglie che lo obbedisse e non contrastasse le sue decisioni? Quanto a Jane, c’era forse anche un filo di paura nello scegliere per sé questo motto? Aveva forse capito fin troppo bene che l’amore del re avrebbe potuto non essere una difesa sufficiente a salvarle la vita in caso che le sue esigenze fossero cambiate?

    “Jane Seymour. La regina più amata” è il quinto romanzo di Alison Weir per raccontarci la storia delle regine d’Inghilterra nell’epoca Tudor, e il terzo ad affrontare le vicende delle mogli di Enrico VIII- dopo Jane, re Enrico sposerà altre tre gentildonne di cui attendiamo di leggere la storia.

   La regina più amata. Sì, sembra proprio che Enrico abbia amato molto Jane. Cinicamente possiamo pensare che non fece neppure in tempo a disamorarsi, a lasciarsi affascinare da un volto nuovo. Altrettanto cinicamente pensiamo che, finché c’era speranza che Jane gli desse il tanto desiderato figlio maschio, Jane sarebbe rimasta la più amata. Anche Anna lo era stata. Dopo, dopo che Anna aveva dato alla luce Elisabetta e aveva abortito più di una volta, Enrico aveva rivolto le sue attenzioni altrove ed era stato capace di vedere al di là delle moine di Anna, i suoi tradimenti, la sua crudeltà, la sua ambizione.

    La dolce Jane, Jane dalla bellezza scialba che passava inosservata, con il suo comportamento modesto da ‘suorina’ (da bambina desiderava farsi suora, era entrata poi in convento ma per ritornare a casa dopo aver deciso che quella vita non faceva per lei), era la donna giusta per re Enrico dopo la furia del suo innamoramento per Anna. Anna era stata furba, aveva giocato bene le sue carte, era comprensibile che Enrico fosse una facile preda.


Enrico non doveva mai essere stato innamorato della prima moglie, Caterina d’Aragona, che aveva sei anni più di lui, non era bella e gli aveva saputo dare solo una figlia, la Principessa Maria. La furbizia però non era bastata ad Anna per farle evitare comportamenti sgraditi e rischiosi. Non si capirebbe l’amore di Enrico per Jane se non si tenesse conto del turbine degli anni con Anna- la scissione con la Chiesa e la Riforma, la persecuzione di tutti coloro che avevano rifiutato di riconoscere Enrico come capo della Chiesa al posto del Papa, perfino l’angoscia interiore di Enrico spinto da Anna a trattare duramente la figlia Maria. Jane doveva essergli sembrata un angelo di bontà, la donna che faceva di lui un uomo e un re migliore.

    E Jane era veramente buona. Fece il possibile per impedire lo scioglimento dei monasteri, perorò la causa della Principessa Maria perché si riavvicinasse al padre e venisse riconosciuta come sua erede, favorì l’amicizia delle due sorellastre, Maria ed Elisabetta. Fu Jane ad intercedere presso re Enrico perché la pena a cui era stata condannata Anna (la morte sul rogo) fosse cambiata nella decapitazione, più veloce e meno dolorosa.

     Non siamo nuovi ai romanzi di Alison Weir e sappiamo che cosa non sono e che cosa sono. Sappiamo che non hanno la pretesa di essere libri di storia, ma che sono romanzi storici, che la realtà offre lo spunto per vicende e personaggi e l’immaginazione arricchisce, fornisce le parole, attribuisce sentimenti ed emozioni. Nella postfazione la scrittrice spiega, ad esempio, le ricerche da lei fatte per appurare la causa della morte tragica e improvvisa di Jane Seymour dopo aver dato alla luce il sospirato erede. Povera Jane, la regina più amata. E, lungo tutto il libro, con uno stile sontuoso, Alison Weir ci fa vivere alla corte di re Enrico, descrivendoci abiti e acconciature, pranzi e partite di caccia e navigazioni lente sul Tamigi.

    Per chi ama il genere, per chi vuole imparare la storia con un tocco di colore, un libro che consiglio.




   

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