lunedì 3 dicembre 2018

Mikael Niemi, “Cucinare un orso” ed. 2018


                                                            vento del Nord
           romanzo storico
           cento sfumature di giallo

Mikael Niemi, “Cucinare un orso”
Ed. Iperborea, trad. A. Albertari e A. Scali, pagg. 507, Euro 19,50

    Nell’estremo Nord della Svezia, tra il 1800 e il 1860, visse il carismatico pastore Laestadius, fondatore di un movimento spirituale chiamato dei ‘Risvegliati’ e appassionato studioso di botanica.
    Un secolo e mezzo più tardi nasceva a Pajala (nella stessa area in cui predicava Laestadius) Mikael Niemi, lo scrittore che ha conquistato la fama con il romanzo “Musica rock da Vittula”.
    Da queste due realtà, storica e autobiografica, nasce il nuovo libro di Mikael Niemi, “Cucinare un orso”. Un titolo un poco spiazzante, che si aggancia ad una terza narrativa che dà un certo brivido giallo ad una storia che poteva risultare noiosa e che, nello stesso tempo, ironizza sul significato della vicenda. E’ il 1853, la piccola comunità  campa di poco, si beve molto per combattere il freddo, il buio dei mesi invernali, la noia. Il pastore tuona contro l’ubriachezza che riduce uomini e donne a delle bestie- e naturalmente i tavernieri lo odiano. Una servetta scompare e viene trovata morta nella foresta. Il giudice distrettuale Brahe, un grassone ignorante e supponente, sentenzia che è stata aggredita da un orso. E quando un orso viene effettivamente cacciato e ucciso, per lui la faccenda è finita. Il pastore non è d’accordo, i suoi metodi deduttivi sono ben diversi.
A fianco del pastore, a formare la classica coppia di ‘investigatori’, un personaggio insolito che è anche l’io narrante per gran parte del libro- un ragazzo lappone che il pastore ha letteralmente raccolto dalla strada. Jussi è diventato come un figlio per lui, ha preso il posto del bambino che gli era così caro e che è morto. Nel momento in cui il pastore ha registrato Jussi nel registro parrocchiale, gli ha dato anche il diritto di esistere. E di lasciarsi alle spalle la madre ubriacona e sciagurata che Jussi non vuole neppure sentir nominare. Gli ha insegnato a leggere e a scrivere. In una società in cui i lapponi sono scherniti e i loro crani vengono misurati per provare la loro inferiorità, la presa di coscienza di Jussi e l’aprirsi del mondo della conoscenza davanti a lui offrono pagine molto belle- possedere dei libri significava non sentirsi mai soli. “Voglio leggere”, implorai. “voglio leggere ancora”.

      Il pastore osserva le tracce nella foresta, i segni rimasti sul corpo della ragazza, raccoglie prove e chiede a Jussi di prendere appunti, mentre gli spiega quello che sta facendo. Di certo non è stato un orso a commettere il delitto, a meno che non si voglia chiamare ‘orso’ il Male che incombe e che di certo colpirà ancora. E infatti ci saranno altre morti. A questo punto il giudice ha bisogno di un capro espiatorio, e chi se non il più debole, l’estraneo, il lappone che viene chiamato con disprezzo ‘il piccolo noaidi’, il piccolo (i lapponi sono più bassi di statura) sciamano?
     Sono i due personaggi principali del romanzo, il pastore e il ragazzo lappone, l’uno l’antitesi dell’altro. L’uomo colto e anziano e il ragazzo ignorante assetato di conoscenza, il maestro e il discepolo, il padre e il figlio, il padre che non riesce a salvare il figlio dalla furia del Male, che resta senza parole sentendosi, in un certo senso, superato dal suo protetto quando questi apprende dell’esistenza di quello che pensava potesse essere solo un sogno- una casa piena di libri, una biblioteca. Davanti allo sconforto del ragazzo, consapevole che nessuno, tranne Dio, riuscirà mai a leggere tutti quei libri, il pastore risponde: “Sì, certo, Dio. Forse è proprio per questo che esistono le biblioteche, perché possiamo toccare con mano la grandezza di Dio.”. Il ragazzo sembra allungare la mano verso l’Albero della Conoscenza e ribatte: “Ma se esistono le biblioteche…abbiamo davvero bisogno di chiese?”. E uno sguardo di paura appare negli occhi del pastore. Il Verbo è sceso tra i lapponi, se questi troveranno una voce sarà grazie agli insegnamenti di lui, Laestadius.

     Finale di doppia sorpresa. Una farà di certo piacere a tutti i lettori, l’altra lascerà dubbiosi. Ma il libro, con le sue atmosfere nordiche e i diversi strati della narrazione- religioso, scientifico, folkloristico, di indagine poliziesca, piacerà a tutti.

Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook



Nessun commento:

Posta un commento